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Allarme rosso in Italia. Dai centri sociali ai ProPal: chi fomenta l'odio antisemita
Oggi 23-05-25, 07:16
Dopo l'assassinio dei diplomatici israeliani a Washington, anche in Italia aumenta l'allerta antisemitismo. Il rischio di un escalation di estremismo, anche di tipo terroristico, impegna l'Antiterrorismo che lavora per prevenire atti emulatori. Secondo quanto emerso, è stato aperto un "focus di sicurezza” a riguardo. A Roma sono state rafforzate le misure di sicurezza nelle zone della Sinagoga e del quartiere ebraico, così come nel resto d'Italia nei luoghi considerati sensibili. «Senz'altro abbiamo innalzato il livello di attenzione, peraltro già molto alto», ha affermato il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. «Da mesi abbiamo dispiegato un complesso dispositivo di vigilanza su siti molto diffusi sul territorio nazionale e alcuni vigilanti anche in maniera fissa. Ma soprattutto abbiamo allertato tutte quelle che sono le capacità di scambio di informazioni tra le agenzie di intelligence. Quindi, senza lanciare allarmismi, massima attenzione, come é da nostra tradizione». Occhi puntati sui gruppi pro Pal e non solo. Nel nostro Paese, infatti, il rischio escalation non è rappresentato solo da realtà come Hamas o Hezbollah, che sono solo la punta di un iceberg composto da una moltitudine di frammentazioni e sottogruppi. Tra questi, un ruolo fondamentale sarebbe rappresentato dal fronte popolare per la liberazione della Palestina, vero mentore di realtà estremiste radicate nella nostra penisola e ispiratori delle manifestazioni antisemite, sebbene mascherate da antisionismo. Alle manifestazioni pro Pal si uniscono, quindi, movimenti antagonisti, centri sociali e realtà di orientamento marxista-leninista. La crisi mediorientale ha fornito nuova linfa a questi gruppi che scendono in piazza a favore dei palestinesi senza però prendere le distanze da Hamas. E sabato a Roma é prevista un'assemblea nazionale verso la manifestazione del 21 giugno che sarebbe «contro riarmo e guerra, per il disarmo, fuori l'Italia dalla Nato», ma alla fine si fa riferimento a «Israele stato terrorista». La morte dei diplomatici israeliani a Washington ha sconvolto e preoccupato la comunità internazionale per il dilagare dell'antisemitismo. «Troppi morti, troppe ritorsioni e troppo odio - ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Oggi piangiamo i diplomatici israeliani assassinati a Washington. Mi preoccupa non solo per le tensioni in Medio Oriente ma non vorrei che questo si trasformasse in un crescente odio antisemita. Un conto è criticare il governo israeliano, altro è dare vita ad una nuova campagna antisemita nel mondo. Perché sono due cose ben diverse: si può dissentire da scelte politiche, ma non odiare un popolo e colpirlo per questioni di razza. Rigurgiti antisemiti non possono essere accettati». La preoccupazione per un clima di tensione crescente è arrivata anche dal Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Victor Fadlun, che ha espresso sgomento per quanto accaduto e puntato il dito contro una certa «indifferenza» maturata negli ultimi tempi in Italia nei confronti dell'antisemitismo. Nel frattempo, sui social sono apparsi messaggi inquietanti. L'account di Rubio (Che Rubio) alcune ore prima dell'attacco negli Stati Uniti ha pubblicato un post con il seguente testo: «Morte ai diplomatici complici del genocidio in atto da 77 anni, morte agli invasori e chi li finanzia, morte a colonialismo, suprematismo, razzismo e odio anti musulmano. Morte quindi al sionismo e alla colonia ebraica. Lunga vita alla Palestina e ai nativi semiti palestinesi». Mentre da altri account sono partite ricostruzione complottiste che accusano Israele e il Mossad di aver colpito a Washington per accusare i palestinesi a attuare ritorsioni.
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