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Altri guai per il killer di Giulia Cecchettin: l'episodio choc in carcere, cosa è successo
Oggi 18-09-25, 10:10
Filippo Turetta, condannata all'ergastolo per l'omicidio brutale dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin nel novembre del 2023, è stato aggredito nel carcere di Montorio. Il responsabile del gesto di violenza sarebbe un detenuto condannato per omicidio. Quest'ultimo, scrive il quotidiano l'Arena, avrebbe colpito il giovane con un pugno. I fatti risalirebbero alla fine di agosto. Non si conoscono dettagli sulla dinamica dell'accaduto e se Turetta sia stato colpito effettivamente con un pugno o in maniera più pesante in altro modo. Pare, però, che il responsabile dell'aggressione sia stato trasferito in cella di isolamento per 15 giorni. La tensione, in realtà, era nata fin dall'arrivo di Turetta nella IV sezione del carcere nella quale sono reclusi detenuti comuni e non quelli “protetti”. Va infatti evidenziato che in carcere esiste una sorta di “codice d'onore interno” che non vede di buon occhio, tra le altre cose, chi uccide le donne. Fin dall'arrivo nella già citata sezione del penitenziario del giovane di Torreglia, un uomo di 55 anni, che sta scontando una condanna definitiva per omicidio e una per tentato omicidio, abbia espresso il suo profondo disappunto per la sua presenza. Un sentimento che avrebbe riproposto in diverse occasioni. Ma inutilmente. Perché Turetta non è stato spostato. Probabilmente i due non si sono mai incrociati. Almeno fino a quel giorno di agosto. Il responsabile dell'aggressione a Turetta, dopo una settimana in isolamento, è stato trasferito in una cella singola che era stata data alle fiamme dal detenuto che la occupava precedentemente e che, per questo, è in condizioni precarie. L'uomo avrebbe chiesto di essere trasferito: per protesta, non vistosi accontentato, ha smesso di bere, di mangiare e si rifiuta di prendere i farmaci che gli sono stati prescritti. “Le manifestazioni di ostilità andranno ad amplificarsi”, scrissero alla direzione del carcere i legali di Turetta, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera alla notizia del trasferimento dalla III alla IV sezione del carcere in provincia di Verona. Gli avvocati chiesero, inoltre, “particolare attenzione nei suoi confronti” e la “riassegnazione alla terza sezione”. Ma quest'ultima è sovraffollata.
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