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Altro caso Ramy: carabinieri inseguono un'auto con i ladri e uno si ritrova indagato
Oggi 26-07-25, 09:03
Ci risiamo, ecco un altro caso di fuga dalle forze dell'ordine in cui quest'ultime finiscono nel mirino dei pm e della giustizia. Come già accaduto per l'inseguimento in cui perse la vita Ramy Elgaml, 19enne morto il 24 novembre 2024 in un incidente mentre era a bordo di uno scooter guidato da un amico, Fares Bouzidi. L'ultima storia non è però andata in scena a Milano, ma ad Ascoli Piceno lo scorso 19 luglio. A raccontare nella denuncia quanto accaduto sono tre carabinieri, Dino Baiocchi, Giuseppe Meco e Simone Valentini, in quel momento in borghese e impegnati ad allestire un posto di blocco con un'autocivetta, una Renault Megane, per l'avvicinarsi di un mezzo sospetto. A bordo della Fiat Idea c'erano due italiani, pregiudicati, di 31 e 54 anni, Loris Giovanni Cena Belletti ed Emiliano Diglaudi, che avrebbero origini sinti e sono sospettati di far parte di un'organizzazione dedita ai furti in appartamento e alle truffe agli anziani. Secondo quanto ricostruito dai militari, Baiocchi è sceso dall'auto e si è qualificato, mostrando la paletta per poi procedere con l'identificazione dei due soggetti all'interno del veicolo fermato. A quel punto Cena Belletti, che era alla guida, ha tentato l'investimento del carabiniere, che ha riportato lesioni guaribili in dieci giorni buttandosi a terra per evitare di essere colpito. E' quindi partito l'inseguimento da parte degli altri due militari, con Valentini al volante della Renault. Coadiuvati da un'altra gazzella della Polizia, i carabinieri hanno tenuto il passo dei fuggitivi e, dopo un breve tallonamento ed affiancamento l'autista della Fiat ha speronato la Renault, perdendo il controllo dell'auto e andando a sbattere contro il guardrail. La vicenda si è conclusa con lesioni guaribili in 7 giorni per Valentini e in 10 per Meco, mentre Diglaudi, il 54enne passeggero, è stato sbalzato fuori dall'abitacolo, trasportato in elicottero all'ospedale Torrette di Ancona, dove è stato ricoverato con lesioni (ad un polmone) personali guaribili in 50 giorni. Nel corso della perquisizione della Fiat è inoltre emersa la presenza di monili in oro. Alla fine i due sono stati denunciati con le accuse di violenza e resistenza a un pubblico ufficiale, lesioni personali e ricettazione, con il sospetto che gli oggetti ritrovati siano la refurtiva di un furto andato in scena a Teramo. E' proprio qui che arriva il colpo di scena, contenuto nel decreto di convalida di sequestro del veicolo coinvolto nell'incidente firmato dalla pm Mara Flaiani del tribunale di Ascoli. Sia Valentini, l'appuntato dei carabinieri, che Cena Belletti, il 31enne autore dello speronamento, sono stati indagati per le lesioni colpose causate a Diglaudi. Soltanto che Valentini è indagato anche per altro. «Valentini – si legge nel decreto - eccedendo colposamente nell'uso legittimo della forza, tentava di affiancare la Fiat Idea fuggitiva ed, in tale frangente, per cause in corso di accertamento, i due veicoli entravano in collisione». Valentini è inoltre indagato per le gravi lesioni personali causate allo stesso Cena Belletti, finito ricoverato presso gli Ospedali Riuniti di Ancona (entrambi i pregiudicati non sono in pericolo di vita). La vera sorpresa dell'indagine è proprio il passaggio sul carabiniere e l'eccesso colposo nell'uso legittimo della forza. Il tutto soltanto per aver affiancato un'auto in fuga da un posto di blocco. Da restare sbalorditi per la dinamica del fatto: una macchina con cui affiancarsi, visto quanto recita l'articolo 53 del codice penale, è da considerarsi un'arma? Dopo quanto accaduto sui fatti di Ascoli assumono ancora più forza le parole di Carmine Caforio, Segretario Generale USMIA Carabinieri, arrivate ieri all'indomani di un inseguimento in zona Aventino a Roma, finito con quattro carabinieri feriti e trasportati in ospedale: «Mentre chi fugge sembra poterlo fare impunemente, chi insegue, rischiando la vita nell'adempimento del dovere, deve fare i conti con norme e interpretazioni che spesso si ritorcono contro chi serve lo Stato. La domanda è: 'conviene davvero inseguire chi si sottrae a un controllo, o sarebbe meglio lasciarlo scappare?'». Un sistema tutto da rivedere.
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