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Ama, mensa "fantasma" per i lavoratori ma costa 700 mila euro
Ieri 09-07-25, 11:31
Dopo i camion senza aria condizionata, mentre a Roma la temperatura sfiora i 40 gradi, ora in Ama spunta il caso della mensa fantasma. È passato più di un mese da quando il «Servizio bar e gastronomia presso le strutture interne di Ama Spa» è stato affidato per poco meno di 700 mila euro, ma a quanto pare negli stabilimenti di Rocca Cencia e Tor Pagnotta (quelli in cui può essere attivato, per questioni di spazio) non ce n'è ancora traccia. Non va meglio nella sede centrale, in via Calderon de la Barca (da cui peraltro Ama vorrebbe traslocare visti i costi dell'affitto) dove lavorano circa 450 persone. I locali adibiti a mensa sono stati chiusi nel 2021, a causa della pandemia. In compenso sono comparse macchinette automatiche che erogano snack e bevande. Magra consolazione. Ma soprattutto, secondo il consigliere capitolino di Fratelli d'Italia Stefano Erbaggi, che ha raccolto il malcontento del personale di Ama, ci sarebbe un problema normativo. Ovvero il fatto che, nelle aziende con più di 30 lavoratori in sede che hanno diritto alla pausa pranzo, è obbligatorio mettere a disposizione degli spazi in cui consumare i pasti. «A quanto pare - commenta Erbaggi - in Ama i dipendenti, oltre a subire turni di lavoro su mezzi dove è assente il dispositivo dell'aria condizionata, non possono usufruire di un servizio adeguato e obbligatorio». Dovrebbe scadere a fine anno anche la «mensa diffusa», ovvero le convenzioni dirette che Ama ha stipulato nel 2023, per 381 mila euro, con alcuni esercizi commerciali nei pressi delle sedi di via Benedetto Montel, via Salaria, Tor Pagnotta, Rocca Cencia, via Calderon de la Barca, piazzale del Verano, via Capo D'Africa, via Romagnoli e via Pontina. Il servizio, secondo Erbaggi, è «in scadenza e non ancora oggetto di rinnovo». Non a tutti i dipendenti, peraltro, sarebbe chiarissimo a quali gastronomie rivolgersi e finora si sarebbero affidati al passaparola. Una gestione che, denuncia il consigliere di Fratelli d'Italia, può esporre Ama al rischio di azioni giudiziarie da parte del personale. «Vale la pena mettere in evidenza - dichiara Erbaggi - come diversi gruppi di autisti di mezzi pesanti abbiano avviato e vinto cause contro Ama per la mancata erogazione dei buoni pasto. L'azienda dovrà infatti loro risarcire il costo degli ultimi cinque anni per il valore unitario di cinque euro a ticket». Curioso, visto che anche nel 2024, grazie ad accordi sindacali, la società ha convinto decine di dipendenti a lavorare sotto Natale «ricompensandoli» con buoni spesa. «Ci si chiede come sia possibile - attacca Erbaggi - che la Funzione Risorse umane, che dovrebbe garantire l'applicazione di procedure economicamente vantaggiose per l'azienda, sia più impegnata a erogare livelli e superminimi a una cerchia ristretta di risorse e a stipulare vantaggiosi contratti di consulenza (che poco giustificano le innumerevoli selezioni erogate dalla stessa Funzione per individuare risorse con standard «elevati» e comprovata esperienza nel ruolo) piuttosto che finalizzare una procedura per l'acquisto di buoni pasto, che sono deducibili al 100% e sarebbero molto apprezzati dai dipendenti». I quali, intanto, sperano nell'apertura della promessa mensa da 700 mila euro.
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