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Bandecchi: "L'Italia deve scegliere tra immobilismo e crescita"
Oggi 20-11-25, 08:59
L'Italia si trova oggi davanti a un bivio storico che potrebbe definire il suo futuro economico e sociale per i decenni a venire. Il Paese deve decidere se continuare a navigare nell'immobilismo, incapace di generare cambiamenti significativi, o se adottare una politica di crescita decisa e coraggiosa. Questo è il fulcro del dibattito lanciato da Stefano Bandecchi, sindaco di Terni e candidato presidente della Regione Campania con la lista autonoma Dimensione Bandecchi, che eleva la sua voce come un monito e un appello energico. L'Italia è oggi di fronte a una svolta cruciale, e secondo Bandecchi occorre superare l'illusione delle soluzioni transitorie e degli equilibrismi tecnocratici che, pur tentando di arginare le difficoltà, mancano di una strategia politica chiara e lungimirante. Limitarsi a discutere di deficit e procedure d'infrazione, sostiene, equivale a condannare l'Italia a un lungo periodo di stagnazione, fatto di rinvii continui e promesse mai realizzate. Un approccio che frenale potenzialità del paese e lascia spazio solo a politiche di facciata. Il primo punto su cui Bandecchi insiste è il necessario rispetto del limite del deficit pubblico fissato al 3%. Tale soglia è imprescindibile per mantenere la fiducia nei mercati e preservare la stabilità finanziaria. Tuttavia, questo non può essere l'unico obiettivo della politica economica. Serve molto di più: la politica deve tornare al centro del dibattito, recuperando la sua capacità di prendere decisioni coraggiose, definire obiettivi concreti e assumersi responsabilità nell'interesse collettivo. Solo così sarà possibile innovare il tessuto produttivo, migliorare la vita sociale ed economica degli italiani e rilanciare l'intero sistema Paese. Un elemento cruciale evidenziato da Bandecchi è la necessità di un vero piano industriale che ponga le aziende italiane al centro. Le imprese non sono semplici numeri nei bilanci nazionali, ma la spina dorsale dell'economia italiana. Purtroppo, troppo spesso questi attori fondamentali sono trascurati o relegati a un ruolo marginale. Senza investimenti mirati, politiche che incentivino l'assunzione di manodopera qualificata e una forte spinta all'innovazione tecnologica, ogni manovra finanziaria rischia di restare inefficace. Il gap con le economie europee più dinamiche continuerà ad ampliarsi, mettendo a rischio la competitività del Paese sul mercato internazionale. Bandecchi lancia un appello chiaro al Governo affinché sostenga concretamente chi produce ricchezza. Questo vuol dire adottare misure tangibili quali il credito agevolato destinato all'industria, un sistema fiscale che premi il lavoro stabile e l'imprenditorialità, e una burocrazia moderna e snella che supporti lo sviluppo invece di ostacolarlo. Fondamentale anche un piano energetico nazionale che garantisca autonomia, affidabilità e prezzi accessibili, così da abbattere i costi dell'energia, uno dei principali fattori di spesa per le aziende italiane. In assenza dil questi pilastri, parlare di crescita del Pil resta solo un esercizio retorico. Un altro aspetto su cui Bandecchi pone una luce particolare riguarda il debito pubblico. Molti pensano che contenere il debito si ottenga solo con politiche di austerità e timore diffuso, ma lui sostiene il contrario: la soluzione è riporre fiducia nella crescita economica. Solo con investimenti e decisioni politiche coraggiose sarà possibile ridurre progressivamente il peso del debito, creando allo stesso tempo occupazione e benessere diffuso. Il rischio di compromessi al ribasso comporta invece il blocco delle iniziative e la perdita di opportunità storiche. L'Italia possiede tutte le carte in regola per tornare protagonista in Europa, ma deve abbandonare la prudenza contabile come unico modello di governo. Il messaggio finale di Bandecchi è netto e diretto: oggi la scelta è tra coraggio e immobilismo. La politica non può più permettersi di scegliere la seconda strada. Questo invito suona come un campanello d'allarme per tutti i livelli istituzionali e per la società civile, affinché si abbandoni il comodo rifugio delle politiche conservative e si abbracci una visione innovativa e orientata al futuro. Solo così sarà possibile imprimere un vero cambiamento, capace di restituire all'Italia il ruolo e la dignità che merita nell'agone internazionale.
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