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Berlusconi, Dell'Utri e la mafia? Tutta una bufala! La Cassazione smonta tutte le accuse all'ex premier
Oggi 22-10-25, 12:05
La Corte di Cassazione ha definitivamente escluso qualsiasi collegamento tra il fondatore di Forza Italia, Silvio Berlusconi e Cosa nostra, ponendo la parola fine a un lungo contenzioso giudiziario che durava da anni. La Suprema Corte ha respinto il ricorso presentato dalla procura generale di Palermo contro la decisione della Corte d'appello, che a sua volta aveva bocciato la richiesta di sorveglianza speciale e la confisca dei beni nei confronti di Marcello Dell'Utri — difeso dagli avvocati Francesco Centonze e Tullio Padovani — e dei suoi familiari, assistiti dai legali Filippo Dinacci, Lodovica Beduschi e Francesco Bertorotta. Analogo verdetto era stato espresso in primo grado dal tribunale di Palermo. Secondo la procura, il patrimonio di Dell'Utri, arricchito anche da consistenti donazioni ricevute da Berlusconi, avrebbe avuto un'origine illecita o di matrice mafiosa. Ma i giudici, in tutti e tre i gradi di giudizio, hanno smentito questa impostazione. Nelle motivazioni della Corte d'appello, ora divenute definitive, si legge, secondo quanto riportato da Il Foglio, che “non è mai emersa alcuna prova di attività di riciclaggio di Cosa nostra all'interno delle imprese berlusconiane”, né nella fase iniziale né nei decenni successivi. I giudici hanno inoltre definito “illogica e indimostrata” la tesi secondo cui Berlusconi avrebbe elargito denaro a Dell'Utri per comprarne il silenzio su presunti accordi con la mafia. Il tribunale palermitano era stato persino più esplicito, sottolineando come i rapporti tra i due uomini siano stati caratterizzati da un legame di amicizia e riconoscenza, confermato anche dalle disposizioni testamentarie del Cavaliere. Gli ingenti trasferimenti di denaro, ha ribadito la Cassazione, hanno dunque “natura lecita” e non nascondono alcun patto inconfessabile. Paradossalmente, mentre la giustizia sancisce la chiusura definitiva di una delle accuse più pesanti, a fare notizia è l'ennesima indagine aperta nei confronti di Dell'Utri. L'inchiesta di Caltanissetta, che ipotizza un suo coinvolgimento nella strage di via D'Amelio sulla base di un presunto movente legato a un'intervista televisiva rilasciata da Paolo Borsellino, appare destinata all'archiviazione. I termini d'indagine, infatti, sono scaduti già nell'agosto 2024, e il fascicolo giace ancora senza un esito formale sulle scrivanie del procuratore Salvatore De Luca e dell'aggiunto Pasquale Pacifico. Sorte analoga per l'inchiesta della procura di Firenze, dove da anni si tenta di ricostruire un presunto ruolo di Dell'Utri e Berlusconi come “mandanti esterni” delle stragi del 1993-94. Un filone aperto alla fine degli anni Novanta, archiviato più volte e riaperto nel 2017 dai pm Luca Turco e Luca Tescaroli, poi ancora nel 2022. Anche in questo caso, però, i termini sono scaduti nel dicembre 2024 e tutto è rimasto sospeso. Così, mentre le sentenze definitive prosciolgono l'ex presidente del Consiglio da ogni ipotesi di collusione con la mafia, nuove ombre si affacciano ciclicamente sul suo nome. Un paradosso tutto italiano, dove la giustizia va sempre a caccia di un nemico inesistente.
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