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Big Tech e informazione Gasparri: "Ora sostegno all'editoria tradizionale"
Oggi 05-12-25, 11:08
L'allarme sullo strapotere delle Big Tech suona in Senato. È il tema del convegno dal titolo «Lo strapotere delle big tech. Editori responsabili e giganti sregolati», organizzato in Sala Koch al Senato dalla Fondazione Italia Protagonista, presieduta da Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, e che segue la lettera di denuncia inviata da Marina Berlusconi al Corriere della Sera. Il problema è reale: l'editoria è schiacciata da un mercato digitale in cui la concorrenza non è più alla pari. E nell'era dell'intelligenza artificiale (de)generativa la domanda è se siamo ancora noi a guidare le macchine o ci stiamo adattando all'algoritmo. Tanto che, mentre i canali d'informazione tradizionali arrancano, le prime cinque Big Tech assieme- Nvidia, Microsoft, Apple, Alphabet e Amazon - sono arrivate a superare il Pil dell'area Euro. Perché accade? «Il mondo dell'editoria, dell'informazione, della culturaha spiegato Gasparri- viene tartassato, la sua pubblicità viene saccheggiata: i contenuti vengono rubati dai giganti della rete, che poi pagano l'1% e il 2% di tasse». Insomma, secondo il forzista, «il tema di un equilibrio liberale tra imprese che assumono persone, che hanno reddito, che hanno informazione, cultura, sapere, e l'assoluta esenzione sostanziale fiscale dei giganti della rete è un problema del nostro tempo». Mancherebbe, dunque, quell'assunzione di responsabilità che è il principio cardine del mondo dell'informazione. Gli algoritmi delle Big Tech decidono la visibilità dei contenuti e condizionano l'accesso all'informazione, e intanto gli editori rimangono subordinati a logiche che non possono controllare. Vi è quindi un'asimmetria competitiva di fatto: la ricchezza si sta spostando nel digitale, ma le tasse continuano a pagarle solo quelli del mondo «analogico». Eppure, come sottolineato dal presidente della FIEG Andrea Riffeser Monti, «l'editoria è ancora la cerniera fondamentale che trasforma la notizia in informazione locale, regionale, nazionale e internazionale». «In rete- ha continuato- regna il far west. Ogni giorno perdiamo tempo a chiederci se una notizia è vera o falsa». Il meccanismo? Sempre lo stesso. Le piattaforme digitali monetizzano i contenuti prodotti dagli editori riconoscendo solo briciole dei diritti d'autore e trattengono la quota maggiore dei ricavi tramite i dati degli utenti. La partita però non è solo una questione nazionale. «L'unica risposta possibile - ha sottolineato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alberto Barachini - è quella comunitaria, europea». Certamente, ha aggiunto, «è necessario un riequilibrio tra le big tech e gli editori: difendere il sistema nazionale e la narrazione di un Paese è fondamentale». «Ci poniamo -ha sottolineato ancora Barachini - un tema di equilibrio e di riequilibrio di un sistema informativo. Perché riteniamo che sia doveroso sostenere il sistema dell'editoria tradizionale, l'editoria professionale, l'editoria nazionale italiana, a fronte di un sistema internazionale che ha grande potere in questo momento, non soltanto un potere distributivo ha concluso - ma un potere anche di incidere nella selezione delle notizie che arrivano ai cittadini».
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