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Buttiamo via più cibo che soldi: gli italiani campioni di spreco. La polemica del prof. Segrè
Oggi 23-09-25, 13:24
Noi italiani continuiamo ad avere una cattiva abitudine a tavola: quella dello spreco alimentare. In questo ultimo anno, però, le cose sembrano andare un pochino meglio. Ad affermarlo in una intervista al Corriere della Sera è il professor Andrea Segrè. “I dati rilevati ad agosto dal mio Osservatorio Waste Watcher dicono che, negli ultimi dodici mesi, abbiamo buttato 28,9 chili di cibo a testa, pari a 1,7 milioni di tonnellate e 7,46 miliardi di euro. Rispetto all'anno precedente, è un dieci per cento in meno”. Un calo dovuto non tanto alla consapevolezza degli italiani ma frutto di minori acquisti effettuati per risparmiare. “Siamo lontani dal dimezzamento auspicato dall'Agenda Onu 2030”, ha spiegato il professore aggiungendo che nel frattempo l'Europa “ha abbassato i target: meno 30 per cento per consumi domestici, distribuzione e ristorazione; meno dieci per l'industria; l'agricoltura neanche è considerata”. Qualche segnale positivo, però, Segrè ammette che esiste: “Nel 2010, con firmatari come Don Ciotti e Margherita Hack, avevo chiesto al Parlamento Europeo di dimezzare lo spreco entro il 2025. Oggi, anche se per una percentuale minore e con tempi più lunghi, abbiamo una direttiva europea obbligatoria, mentre l'Agenda Onu è solo d'indirizzo”. Il professore è particolarmente attento quando fa la spesa. Va al negozio con una lista scritta e non fa alcuna concessione “ad acquisti extra e offerte. Guardo sempre le scadenze: le confezioni in fondo allo scaffale scadono più tardi…” Le scadenze sono importanti ma forse non tutto. Segrè ammette che tempo fa con l'amico Massimo Cirri, conduttore di Caterpillar, faceva il gioco alla radio a chi mangiava cibi scaduti da più tempo. “Lui confessò uno yogurt di 90 giorni. Scherzava ma mi chiamò il capo dell'Asl di Bologna, dove sono consigliere del sindaco per le Politiche alimentari. Mi disse: smettila. Il principio resta che guardi lo yogurt, lo annusi, assaggi, senti se è acido". Sulle date di scadenza ha una opinione ben precisa: “Sul secco, la scritta ‘da consumarsi preferibilmente entro' serve più a far ruotare la merce sugli scaffali che a garantire la salute… Un tonno in scatola l'ho aperto apposta cinque anni dopo la scadenza ed era buonissimo”. Il suo impegno antispreco nasce grazie all'educazione ricevuta fin da bambino e si sviluppa quando studiava Agraria, indirizzo suggeritogli dal padre. La folgorazione, però, arriva “nei magazzini di un super per una ricerca universitaria su come si organizzano gli scaffali: vidi cumuli di confezioni di cibo finiti nei rifiuti per un solo frutto ammaccato”. E così decise di creare il Last Minute Market. “Era il 1998. Con colleghi e studenti creammo una cooperativa per portare gli invenduti e alle mense della Caritas, nelle case famiglia...”. Il concetto su cui si basa il suo impegno è che non si possono mandare gli avanzi “in Biafra, ma puoi risparmiare risorse per produrre cibo per il Biafra”. Forse non tutti ne sono a conoscenza ma Segrè ha ispirato la Legge Gadda 2016. Norma che, come ha sottolineato il professore, “ha dato incentivi a chi recupera eccedenze e rifiuti, ha fatto capire che il recupero è possibile, ma servono la prevenzione, l'educazione alimentare nelle scuole”. Come se non bastasse Segrè è stato fonte di ispirazione anche per un neologismo, per la precisione agroeconomista, della Treccani. E ora proprio la Treccani ha chiesto al professore di scrivere la voce sullo spreco alimentare. “Uscirà per la relativa giornata nazionale, il 5 febbraio 2026. Spiegherò- ha concluso il professore- che sprechiamo perché non diamo valore al cibo”.
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