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Caso Ray, "il carabiniere rischia il processo per aver fatto il suo lavoro"
Ieri 03-07-25, 22:34
La Procura di Milano ha chiuso le indagini per omicidio stradale a carico di Fares Bouzidi, l'amico che alla guida di uno scooter, provocò nel Quartiere Corvetto di Milano, la morte del 19enne Ramy Elgaml, dopo un lungo inseguimento da parte dei Carabinieri. Non è finita qui. La stessa contestazione di omicidio stradale è stata rivolta anche per il carabiniere alla guida dell'auto inseguitrice. Una circostanza che ha provocato un apro dibattito nel corso di Ore 14 Sera, il programam condotto da Milo Infante su Rai2. Ebbene, la Procura di Milano motiva la sua decisione con il fatto che, nonostante l'auto dei militari non avesse toccato il Tmax, l'inseguimento è stato molto lungo e la distanza tra i due mezzi per lunghi tratti inferiore al metro e mezzo. In studio il clima è di scarsa condivisione per la decisione dei pm meneghini. A eccezione, tra gli altri, di Alessia Lautone, direttrice dell'agenzia LaPresse: "Io non metto in dubbio il curriculum criminale di questa persona. Non stiamo discutendo di questo. È ovvio che scappa non perché avesse un appuntamento ma perché aveva qualcosa da nascondere", afferma dopo che il conduttore aveva letto l'infinita lista di precedenti di Bouzidi. Io non metto in dubbio questo ma il fatto che si può essere attenti e magari non è così", dice la giornalista secondo cui l'inchiesta toglierà ogni dubbio su come sono andate le cose, e rilancia metodi "sostitutivi" degli inseguimenti come il controllo delle targhe. Tuttavia c'è un militare che rischia il processo per aver svolto il suo lavoro. A rispondere a Lautone è Roberta Bruzzone, criminologa: "Peccato che la maggior parte di questi mezzi, auto e moto, sono rubati e quindi la targa di solito è falsa". Per Bruzzone non è il momento di fare troppi distinguo: "Dobbiamo dare delle indicazioni precise", osserva, le forze dell'ordine "possono fare un inseguimento in caso di soggetti che violano l'alt, oppure no? Diciamolo, perché gli operatori non possono rischiare di finire davanti a un giudice quando fanno il loro lavoro". Tral'altro, ricorda, "questo soggetto è stato già condannato in primo grado proprio per resistenza. Quindi è contestuale rispetto alla situazione. Io non comprendo la lettura che è stata data dalla Procura di Milano. Non la comprendo, non la condivido e la trovo estremamente molto pericolosa", conclude Bruzzone.
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