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C'è chi pensa di governare con i sentimenti. Sinistra nell'angolo
Oggi 13-05-25, 09:52
Il mondo viaggia a mille, e lo fa con una forza che disorienta. Tre notizie, tre terremoti politici che mandano in pezzi le certezze delle sinistre globali, quelle che sognavano un ordine eterno di buonismo, globalismo e diplomazia flaccida. Keir Starmer, il labourista modello, il progressista che doveva spalancare le porte a ogni migrante, ha tirato fuori gli artigli. I suoi provvedimenti, annunciati il 12 maggio 2025 con il White Paper, sono uno schiaffo a chi lo credeva morbido: frontiere sigillate, espulsioni lampo, accordi con Paesi terzi per rimpatri sprint. E poi c'è la stangata sulla lingua: ogni migrante, dal lavoratore al richiedente asilo, deve dimostrare un inglese B2, quasi da madrelingua, per restare. Basta automatismi: la cittadinanza ora richiede dieci anni, salvo meriti eccezionali. Le aziende? Vietato assumere stranieri senza prima formare britannici. Starmer, stretto dal boom di Reform UK e dai 906.000 arrivi netti del 2023, punta a tagliare 100.000 ingressi l'anno entro il 2029. Altro che accoglienza a cuore aperto: anche la sinistra inglese si arrende al realismo. Secondo terremoto. Stati Uniti e Cina, dopo mesi di guerra commerciale a colpi di dazi, annunciano una tregua di 90 giorni, siglata a Ginevra dal Segretario al Tesoro Scott Bessent e dal vicepremier He Lifeng. Gli Usa riducono i dazi sulle merci cinesi dal 145% al 30%, mentre la Cina taglia i contro-dazi sui prodotti americani dal 125% al 10%. Entrambi abbassano le tariffe di 115 punti, ma non è tutto rose e fiori: gli Usa mantengono dazi al 20% legati al fentanyl, e Pechino limita l'export di acciaio e compra più energia americana. Non è la pace totale, ma un compromesso che parla chiaro: Donald Trump incassa un successo pragmatico, Xi Jinping evita il tracollo economico. La sinistra, che dipingeva Trump come un folle, ora tace, smentita da un'intesa che frantuma le sue favole sul libero mercato. Terzo colpo, il più dirompente. Trump lascia intendere che potrebbe volare in Turchia per il summit proposto da Volodymyr Zelensky, dove incontrare Vladimir Putin. Il Cremlino tentenna, ma la pressione su Putin è fortissima: Trump, che ha congelato gli aiuti a Kiev e litigato con Zelensky, lo spinge a sedersi al tavolo, mentre Erdogan e Xi, alleati di Mosca, lo incalzano per non isolarsi. Zelensky insiste su garanzie Nato per qualsiasi accordo. Se Trump atterrasse a Istanbul, sarebbe una rivoluzione: la pace in Ucraina non passerebbe più per i salotti di Bruxelles o i tweet di Biden, ma per un confronto tra titani. La sinistra europea, che ha fatto dell'anti-putinismo un dogma, è nel caos. E se Trump riuscisse dove Macron e Scholz hanno fallito? Starmer che blinda le frontiere, Trump che doma la Cina e spinge Putin all'angolo: dove sono i miti progressisti? Il mondo reale, quello delle scelte dure e dei risultati, travolge chi pensava di governare con i buoni sentimenti.
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