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Choc e paura per la bomba, la testimonianza della vicina: “La casa ha tremato, botto fortissimo”
17-10-2025, 14:53
“La casa ha tremato, alcuni quadri sono caduti. È stata veramente forte, ha fatto paura”. A parlare è Rebecca, una giovane vicina di casa di Sigfrido Ranucci, giornalista noto per la trasmissione d'inchiesta “Report” su Rai3. Giovedì sera, verso le 22.15-22.20, la tranquillità di Campo Ascolano, frazione di Pomezia, è stata spezzata da un boato che ha fatto tremare finestre e muri di tutto il quartiere. “Noi abitiamo giù in fondo, alla fine della via. L'esplosione è stata così forte che anche di fronte a casa mia eravamo tutti affacciati”, racconta Rebecca, ancora sotto choc. Secondo le prime ricostruzioni, un ordigno contenente circa un chilo di esplosivo è stato piazzato tra le auto di Ranucci e l'ingresso della sua abitazione. L'esplosione ha distrutto le vetture del giornalista e di sua figlia, senza provocare feriti, ma seminando paura tra i residenti. “Sappiamo che vive qui, però nessuno di noi aveva pensato a una bomba”, aggiunge la vicina, evidenziando l'incredulità di chi ha assistito alla scena. Le autorità hanno immediatamente avviato le indagini. La Procura di Roma ha aperto un'inchiesta per danneggiamento aggravato dal metodo mafioso, affidata alla Direzione distrettuale antimafia (Dda). Gli artificieri dei carabinieri stanno analizzando i residui dell'ordigno per determinarne la natura e la provenienza, mentre la polizia scientifica ha già acquisito immagini e testimonianze dei vicini. L'attentato ha suscitato reazioni immediate e unanimi da parte delle istituzioni. Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha disposto il massimo potenziamento delle misure di protezione per il giornalista, già conosciuto per il suo lavoro di inchiesta su temi delicati. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso solidarietà a Ranucci, sottolineando come “la libertà e l'indipendenza dell'informazione siano valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere”. Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio di crescente preoccupazione per la sicurezza dei giornalisti in Italia. Negli ultimi anni, le minacce e le intimidazioni verso chi si occupa di inchieste su corruzione, criminalità e malaffare sono diventate più frequenti, mettendo in luce i rischi concreti che chi fa informazione affronta quotidianamente. Oltre al danno materiale, l'attentato ha avuto un forte impatto psicologico sul quartiere. I residenti, molti dei quali hanno testimoniato di aver sentito l'esplosione a decine di metri di distanza, parlano di una paura diffusa. “È stato un boato talmente forte che sembrava che tutto il palazzo stesse crollando”, racconta un vicino. I vigili del fuoco e le forze dell'ordine hanno subito messo in sicurezza l'area, mentre continuano le indagini per individuare i responsabili. Ranucci, da sempre impegnato nel giornalismo investigativo, ha già denunciato l'accaduto. L'attentato mette nuovamente in evidenza la delicatezza del lavoro dei cronisti d'inchiesta e la necessità di garantire loro protezione. La comunità giornalistica nazionale ha espresso vicinanza al conduttore di Report, ribadendo l'importanza di difendere la libertà di stampa come fondamento della democrazia. L'esplosione davanti alla casa di Sigfrido Ranucci è più di un episodio di cronaca locale: è un monito sulla vulnerabilità di chi fa informazione e sulla necessità di tutelare chi ogni giorno denuncia ingiustizie e illegalità. La vicinanza del quartiere, le reazioni delle istituzioni e la mobilitazione della comunità giornalistica sono un segnale forte che l'intimidazione non può e non deve fermare il lavoro dei cronisti.
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