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"Col Pd non è un'alleanza". Conte vuole fare il leader
Oggi 15-09-25, 11:47
Calore ed applausi per lui, gelo e fischi per lei. I destini diversi di Giuseppe Conte osannato alla Festa nazionale dell'Unità a Reggio Emilia, e di Elly Schlein impallinata al Circo Massimo, a casa di Marco Travaglio. Un semplice test: il leader del M5S conquista la simpatia del popolo dem con strette di mano e incoraggiamenti mentre la segretaria del Pd fa fatica ad entrare in sintonia con il pubblico pentastellato. Un indizio di come può finire il braccio di ferro sulla leadership tra i due contendenti, che aspirano entrambi alla fascia da capitano del campo largo. La sfida a distanza è proseguita ieri: l'ex Presidente del consiglio alla festa del Fatto Quotidiano, l'inquilina del Nazareno a chiudere la tradizionale rassegna dem. Il canovaccio restalo stesso: lui puntuto, precisa e mette in chiaro, lei sente il fiato sul collo e divaga. «Non siamo un cespuglio del Pd», tuona l'avvocato di Volturara Appula di fronte al pubblico amico riunito al Circo Massimo. «Col Pd non siamo alleati, stiamo creando un progetto politico per mandare a casa Meloni», precisa con piglio leguleio. Ne consegue che: «Saremo alleati quando ci sarà un progetto nero su bianco». L'importante è non mettere in piedi un'armata Brancaleone: «Non è sufficiente solo vincere e costruire un accordo finto per poi andare a Chigi, altrimenti facciamo la fine dell'Unione di Prodi. Il programma deve essere realmente condiviso». La punta di fiele è nel finale: «L'affidabilità dei compagni di viaggio è fondamentale, faremo di tutto per evitare accozzaglie». Messaggio esplicito a Carlo Calenda, variamente citato sabato sera durante l'incontro con Dario Franceschini, che riguarda anche Matteo Renzi, nemico per una lunghissima stagione e ora chissà. Conte passa poi alla materia preferita: gli avvertimenti all'inquilina del Nazareno. Ad esempio sulla legge elettorale: «Non credo che Schlein sia così miope da poter pensare di accordarsi e trattare con il centrodestra». La diagnosi sarebbe implacabile: «Prestarsi a questo sarebbe una follia, perché a quello che ci anticipano è una legge pensata per metterci in difficoltà. Al governo dico di venire a fare la legge elettorale in Parlamento». Qualche ora dopo per la giornata conclusiva della Festa dell'Unità sale sul palco la segretaria del Pd. Elly Schlein, incoraggiata dai militanti, prova ad usare il timbro dell'orgoglio: «Teniamoci stretta questa forza plurale. Abbiamo lavorato insieme in un partito più empatico e capace di umiltà nell'ascolto». Tutto bene anche per la coalizione: «Abbiamo perseguito l'obiettivo dell'unità, siamo stati testardamente unitari e siamo riusciti a chiudere la stessa alleanza progressista in tutte le regioni che andranno al voto, non succedeva da anni. Dico a Meloni: abituatevi, non vi faremo più il favore di dividerci». Spazio per «la spacconata»: «Sono convinta che noi ce la faremo. Sono convinta che costruiremo passo passo l'alleanza progresssista per battere le destre e cambiare questo Paese». Poi il tentativo di allinearsi a via di Campo Marzio sull'Europa: «Non permetteremo ai Popolari europei di spostare le politiche europee sempre più a destra per rincorrere i nazionalisti che tengono a freno le politiche che vogliamo». Un vero e proprio avvertimento ad Ursula von der Leyen. Il momento della commozione giunge con il collegamento con i due parlamentari dem che partecipano alla Flotilla, Arturo Scotto e Annalisa Corrado: «È un dovere morale ed un impegno politico andare a Gaza». Insomma toni rassicuranti ed obiettivi non molto definiti, il «Carpe diem» del Nazareno. Nella stessa giornata, la vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, vero e proprio osso duro della segretaria, chiude a Ventotene una tre giorni sull'Europa, che ha incassato la partecipazione di molti esponenti della minoranza (Gori, Malpezzi, Sensi). L'eurodeputata ha accolto anche un ospite di tutto riguardo: Paolo Gentiloni. Luoghi diversi, dal capoluogo emiliano all'isola del Pontino: lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
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