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Elly fischiata alla festa del Fatto: "Vergogna per le armi". E Conte gongola
Oggi 14-09-25, 09:44
Più che un'intervista, un plotone di esecuzione. E dire che l'esaminanda fa di tutto per compiacere subito la commissione, mostrando la catenella giallorossa che ha al polso, con inciso il suo lasciapassare: «testardamente unitari». La sessione va in scena ieri pomeriggio alla festa del Fatto Quotidiano al Circo Massimo: sul palco il fondatore del quotidiano Antonio Padellaro e la cronista Wanda Marra, in mezzo la sfortunata allieva, Elly Schlein, impallinata dai militanti che partecipano all'incontro. La segretaria prova subito ad usare il jolly: «Siamo uniti su Gaza, buon vento alla Flotilla». Un espediente generoso per strappare la sufficienza nella tana del lupo. La materia scivolosa è un'altra: il sostegno militare all'Ucraina che il Pd, pur con molte divisioni ha garantito. «Noi abbiamo sempre scelto di sostenere con tutte le forme necessarie il popolo ucraino che ha subito un'invasione criminale», prova ad argomentare l'inquilina del Nazareno che risponde intimidita, perdendo per una volta la sua abituale parlantina. L'incubo della stroncatura si avvicina, i mormorii si diffondono, la segretaria perde lo smalto. E infatti è il patatrac, la platea si solleva riservandole una selva di fischi, una sonora contestazione su tutta la linea. Deve intervenire il «preside», Marco Travaglio, per sedare gli animi: «L'ho invitata per dire quello che pensa lei, non quello che pensiamo noi». Lei cerca di riprendersi, ma da quel momento perde la concentrazione, si innervosisce, cerca di controbattere flebilmente. La commissione insiste, la domanda è spinosa, e viene ripetuta due volte per inchiodare l'esaminanda. «Come deciderete il candidato Presidente del campo largo alle prossime elezioni politiche»? Ancora più diretta: «Se cambia la legge elettorale, lei proporrà di fare primarie di coalizione»? La segretaria dem entra nel pallone, farfuglia: «Non c'è ancora un criterio, ci metteremo d'accordo. Se siamo una coalizione decideremo insieme, discuteremo con la coalizione i criteri». Una frase fatta, il tentativo goffo di schivare l'altra insidia che il «plotone» del Fatto Quotidiano, quotidiano vicinissimo al M5S, sadicamente le riserva. Poi il tentativo, quasi disperato, di riguadagnare il terreno perduto, di strappare qualche applauso ad un pubblico che in verità sembra molto avaro di smancerie. «Credo che quella di Fico sia la candidatura più forte- mette le mani avanti Elly Schlein - È una persona perbene che ha già dimostrato la sua vicinanza alle persone sin da quando faceva il presidente della Camera». Il commissario Antonio Padellaro non molla l'osso: «Avete dato il Pd al candidato unico Piero De Luca, siete perle successioni dinastiche?». L'allieva è sul punto di crollare, addebita tutto all'assicurazione sulla «vita» stipulata all'esponente M5S scelto per la Campania. «Noi abbiamo bisogno di tenere uniti partito e coalizione per consentire a Fico non solo di vincere, ma di governare senza che nessuno lo metta in discussione il giorno dopo», replica ma anche in questo caso l'applauso non scatta, il clima resta abbastanza gelido. L'esame non è andato benissimo, le divisioni pesano. Con una conseguenza obbligata: il braccio di ferro continua. Il leader del M5S, che qualche ora dopo si presenta sorridente sul palco della Festa nazionale dell'Unità, conta su altri passi falsi della partner. A partire da quello che potrebbe verificarsi nelle Marche, prima regione che andrà al voto il 27 e il 28 settembre. Se l'eurodeputato dem Matteo Ricci non dovesse farcela, l'ex Presidente del Consiglio ricorderà i suoi dubbi sul candidato scelto dal Nazareno. Via di Campo Marzio tenterà di sfruttare al massimo qualsiasi appuntamento parlamentare, a Roma come a Bruxelles, per schiacciare il Pd nell'angolo. L'ora del duello, ci sfidiamo alle primarie di coalizione.
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