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"Come l'operazione Noriega a Panama". Grandi manovre sul Venezuela, il piano Usa
Ieri 31-10-25, 22:06
"No". È la risposta di Donald Trump ai giornalisti, che gli chiedono se stia considerando la possibilità di un attacco contro il Venezuela. La smentita del presidente Usa non fuga però i dubbi sul reale scopo della forza militare Usa che da giorni si sta ammassando nelle acque dei Caraibi. Un dispiegamento sovradimensionato, rispetto all'obiettivo dichiarato della lotta alle imbarcazioni dei narcotrafficanti. È il Wall Street Journal, citando funzionari dell'Amministrazione, a riferire che gli Stati Uniti hanno già identificato una serie di obiettivi in Venezuela, tra cui strutture militari utilizzate per il contrabbando di droga. Se il presidente Trump decidesse di procedere con gli attacchi aerei, hanno affermato le fonti, gli obiettivi invierebbero un chiaro messaggio al leader venezuelano Nicolas Maduro: è ora di dimettersi. Sebbene la decisione definitiva sugli attacchi in territorio venezuelano non sia ancora stata presa, il Wsj anticipa che una potenziale campagna aerea si concentrerebbe su obiettivi che si trovano al centro dei rapporti tra le bande di narcotrafficanti e il regime di Maduro, allo scopo di destabilizzare la leadership venezuelana. Tra i potenziali bersagli presi in considerazione figurano porti e aeroporti controllati dall'esercito, presumibilmente utilizzati per il traffico di droga, tra cui strutture navali e piste di atterraggio. Il Miami Herald è più esplicito: il più grande dispiegamento militare statunitense in America Latina dalla Guerra fredda ha un obiettivo più ampio, la fine del regime di Maduro in Venezuela. La portata e la composizione delle forze statunitensi, scrive il quotidiano, ricordano l'Operazione Just Cause, l'invasione di Panama del 1989 che rovesciò il dittatore Manuel Noriega. Il 'build up' militare Usa, che ora conta la portaerei Gerald R. Ford con il relativo gruppo d'attacco, più un'altra decina di navi da guerra, il sottomarino nuclare d'attacco Newport News e il sostegno delle basi militari limitrofe, sta chiaramente preoccupando il regime venezuelano. Il Washington Post ha riferito che Maduro si è rivolto direttamente alla Russia di Vladimir Putin, alla Cina di Xi Jinping e all'Iran degli ayatollah chiedendo il loro sostegno contro "l'escalation" militare Usa. Uno scenario che contrasta con le parole della direttrice della National Intelligence americana, Tulsi Gabbard, che in visita nel Bahrein ha assicurato che con la presidenza Trump è finita la politica di "regime change" e "nation building", che per decenni è stata condotta dagli Stati Uniti.
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