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Consumi non alimentari cauti tra esigenze di risparmio e cura di sè
Oggi 18-09-25, 08:26
Milano, 18 set. (askanews) - Nonostante l'inflazione abbia allentato la sua morsa, i consumi restano cauti, soprattutto quando parliamo di beni non alimentari. Quelli considerati programmabili, non strettamente necessari sono i primi a essere sforbiciati, privilegiando il risparmio. La conferma arriva dall'ultima edizione dell'Osservatorio Non food di GS1 Italy che ha calcolato come lo scorso anno gli italiani abbiano speso 111,6 miliardi di euro per acquisti non alimentari, con dinamiche nuove dal punto di vista dei consumi ma anche dei canali di vendita: "Se andiamo ad analizzare l'andamento del giro d'affari rilevato dall'Osservatorio non food, vediamo un trend in leggera crescita dello 0,6% in linea con quello che è successo l'anno scorso - ci ha detto Samanta Correale, business intelligence senior manager GS1 Italy - Complessivamente vediamo che c'è una contrazione dei punti vendita al dettaglio dedicati ai vari mondi del non-food. Parliamo di una flessione del 2,8% di punti vendita che su un totale di circa oltre 430 mila punti vendita vuol dire che stiamo vivendo una situazione di quasi meno 13 mila punti vendita disponibili sul territorio". Questo, in realtà, è un trend che dura ormai da anni: se si osserva l'andamento dall'anno del Covid al 2024 il calo sfiora il 13%. Ma come evidenzia l'Osservatorio non food, che analizza 13 comparti, da abbigliamento e calzature a cancelleria e giocattoli, l'andamento non è omogeneo: "I comparti più grandi, quelli che sviluppano complessivamente un buon 50% del totale giro d'affari, parliamo dell'abbigliamento e calzature, di mobili, arredamento e dell'elettronica di consumo che è il principale comparto in termini di giro d'affari - spiega Correale - per questi comparti la situazione è stata abbastanza stabile. In altri comparti, invece, l'andamento è stato positivo: sono comparti molto legati a quello che è la ricerca del benessere, della cura della persona. Negativa, invece, la situazione per altri comparti come quello dei giocattoli e della cancelleria in modo specifico, il bricolage che è in leggera pressione così come l'ottica". Sono, infatti, la profumeria, con il tasso di crescita più alto, i prodotti per l'automedicazione e l'edutainment a mostrare il segno più davanti al giro d'affari confermando la crescente attenzione per la cura di sè e dei propri cari. Di contro, queste tendenze modificano anche i luoghi dove si fa la spesa. Se le grandi superfici specializzate restano il canale più importante e presente in Italia, segnali di novità arrivano da altri canali: "Abbiamo avuto ad esempio un incremento di punti vendita per le grandi superfici non specializzate che avevano mantenuto una posizione di stabilità negli ultimi 5-6 anni - sottolinea - Se, invece, ci spostiamo su quelli che noi chiamiamo i contenitori commerciali, pensiamo ad esempio ai factory outlet o ai centri commerciali, vediamo che la situazione nel complesso sta vivendo anche qui una rivisitazione del peso che i punti vendita del non-food hanno all'interno di questi agglomerati commerciali". In questo processo, tuttavia, se confrontiamo i centri commerciali con il commercio urbano osserviamo come nel 2024 i primi siano tornati a crescere a discapito del secondo che continua a perdere negozi, pur restando l'agglomerato commerciale più significativo, dove molte insegne hanno deciso di investire, con punti vendita spesso di dimensioni più limitate, ma più prossimi al consumatore. "Un'esigenza che accomuna tutti i comparti, tutte le insegne legate al mondo del non-food è il fatto di trovarsi di fronte a un consumatore che si muove in modo cauto e che quindi deve ricominciare ad affacciarsi alle scelte di consumo legate a molte di queste categorie, andando a cercare quelle che sono le nicchie di efficacia, a volte anche logistica, a seconda della categoria di riferimento", conclude Correale.
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