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Conte sprofonda nei sondaggi. E Appendino detta la linea: «Marchiamo le distanze»
Oggi 25-10-25, 16:02
Il campo largo fa male ai 5 Stelle. La Supermedia dei sondaggi (Demopolis, Emg, Eumetra, Only Number, SWG e Tecnè) dice che il Movimento è in forte calo. Mentre il partito della premier, pur essendo al governo, si conferma al 30% e gli alleati del Pd e di Avs crescono, il post regionali è ancora peggio delle urne per i pentastellati. Dopo le batoste nelle Marche, in Calabria e in Toscana arriva anche la percentuale che non ti aspetti a livello nazionale: 12,5%. Era da tempo che non si andava così in basso. Più di qualcuno, a dirlo i numeri, non si ritrova con le battaglie Pro Pal e con posizioni, ritenute fin troppo di parte, sulla questione mediorientale. Medesimo ragionamento vale per i toni esasperati. Ecco perché quella Campania, che doveva essere una scampagnata, rischia di trasformarsi in una scalata infernale. Il partito di Conte se vorrà continuare a sognare Chigi dovrà obbligatoriamente vincere con Fico. E, in tal senso, i segnali non sono confortanti. A parte l'inatteso recupero di Cirielli, completare la lista dei gialli per Palazzo Santa Lucia non è stata impresa semplice. Medesimo ragionamento vale per quella del presidente, riempita solo grazie a qualche deluso renziano. Abbondano i mal di pancia per l'aver sposato, a pieno titolo, un progetto di nuovo Ulivo che non s'addice proprio agli eredi del grillismo. Lo stesso fondatore, d'altronde, negli ultimi giorni, ha riaperto una pagina con lo storico logo, ribadendo di essere un qualcosa di diverso da quanto voluto dall'ex premier. Il vero cancro di questa forza, tutti sanno, è uno solo: il verdetto di Nova. Nessuno sembra aver compreso cosa voglia dire essere “progressisti indipendenti”. Una difficoltà che ha portato un pezzo da novanta come Chiara Appendino a fare un passo indietro dalla vicepresidenza. La torinese, dopo essersi sentita con l'Elevato Beppe, si candida a essere l'alternativa e pur, rinnovando la fiducia all'attuale capo, probabilmente per non far saltare il gioco, mediante una nota, evidenzia come nella recente strategia più di qualcosa non abbia funzionato al meglio. «Non possiamo – tuona - essere scontati in nessuna alleanza. Il nostro faro deve essere sempre dare voce a chi non ne ha. Finalmente torniamo a marcare le distanze, come più volte ho auspicato, da un campo largo, in cui non possiamo essere costretti a stare a tutti i costi». Lo stesso Conte, nel pomeriggio di giovedì, accerchiato dai malumori, deve ammettere l'errore. Il furbo legale del popolo sa bene che, pur non essendo uscita allo scoperto, c'è più di una semplice fetta di universo pentastellato legato ancora al Vaffa e a quel “sistema da aprire come una scatoletta di tonno”. Ignorarlo sarebbe fatale. Il giolittiano Giuseppi, dunque, per l'ennesima volta, cambia abito, ma non è detto che gli basterà. I problemi potrebbero arrivare già da lunedì, quando sarà riconfermato a capo della galassia stellare. Dovrà scegliere il suo esecutivo e più di qualcuno aspira a diventare suo vice. Non tutti sono d'accordo sulla riconferma della temeraria Taverna, del fidato Gubitosa e del solito Turco, così come più di qualcuno vorrebbe prendere il posto lasciato dalla ribelle Appendino. Un elenco che comprende il capogruppo in Senato Patuanelli, quello alla Camera Ricciardi, il suo predecessore Silvestri, fino al sempre presente Licheri.
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