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Corruzione, politica e affari: la Procura chiede arresto per Cuffaro e Romano
Oggi 04-11-25, 20:12
Dieci anni fa Totò Cuffaro usciva dal carcere di Rebibbia dopo aver scontato una condanna a 7 anni per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Oggi i magistrati palermitani chiedono di nuovo il suo arresto con l'accusa di essere a capo di un'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d'asta. Ironia della sorte, uno dei sostituti procuratori che lo accusarono nell'indagine sulle talpe in tribunale era Maurizio de Lucia, oggi a capo della procura di Palermo. Oltre a Cuffaro i pm hanno chiesto gli arresti domiciliari per il deputato di Noi Moderati Saverio Romano e per altri 16 fra manager, burocrati e imprenditori. L'indagine, coordinata dai carabinieri del Ros, riguarda la corruzione nell'ambito di una serie di appalti nella sanità siciliana e al consorzio di bonifica della Sicilia occidentale. Ieri per tutta la giornata i militari sono rimasti nelle abitazioni dei due politici per le perquisizioni di rito. Come prevede la nuova riforma Cuffaro, Romano e gli altri 16 indagati verranno interrogati davanti al Gip il 14 novembre prima di un'eventuale ordinanza di custodia cautelare. "Oggi mi è stato notificato un avviso di garanzia e hanno effettuato perquisizioni nella mia abitazione e in ufficio - ha commentato Saverio Romano - Ho fornito ai carabinieri la massima collaborazione e sono sereno, rispetto ai fatti che mi sono stati contestati, per alcuni dei quali non conosco né le vicende né le persone. Sono fiducioso nel lavoro degli organi inquirenti e pronto a chiarire la mia posizione". Più scarno il commento di Cuffaro che si limita a dire: "Apprendo dalla stampa di una richiesta della procura di Palermo che mi riguarderebbe: non ne so nulla e non ho ricevuto alcuna comunicazione. In ogni caso sono assolutamente tranquillo ea disposizione, pronto a chiarire eventuali dubbi dei magistrati, dei quali ho la massima stima e considerazione". Da quanto filtra l'ex governatore siciliano era a capo "di un comitato d'affari occulto" come lo definisce la procura capace di "condizionare l'indirizzo politico amministrativo della Regione Siciliana". L'obiettivo di Cuffaro sarebbe stato "rafforzare il proprio consenso politico anche talvolta impartendo disposizioni ai suoi sodali e ai pubblici ufficiali mediando con i rappresentanti di gruppi di enti e imprese con cui era in corso di perfezionamento o in esecuzione le intese corruttive". Nell'indagine della procura di Palermo sugli intrecci fra politica e affari nella sanità siciliana e al consorzio di bonifica ci sono altri sedici indagati. Per tutti, a vario titolo, le accuse contestate dal procuratore Maurizio de Lucia, sono corruzione, associazione a delinquere e turbativa d'asta. Si tratta di Vito Raso (lo storico segretario di Cuffaro), Carmelo Pace (deputato regionale della Dc), Roberto Colletti (ex manager dell'ospedale palermitano di Villa Sofia), Antonio Iacono (primario del trauma center dello stesso ospedale), Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello. Paolo Bordonaro, Alessandro Mario Caltagirone, Marco Dammone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Mauro Marchese, Sergio Mazzola, Paolo Emilio Russo, Giovani Tomasino e Alessandro Vetro.
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