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Cresce il fronte dei contestatori dem. Schlein pensa al Congresso anticipato, rispunta Ruffini
Ieri 12-06-25, 07:37
Nell'entourage si dicono certi, e fanno girare anche la data: la macchina si mette in moto subito dopo le regionali. Insomma il “bastone” di Elly: se la minoranza, con il flop dei referendum, rialza la testa, ci penso io a rimetterli a posto con un congresso. Anche se restasse una voce messa in giro ad arte, come è successo già altre volte nel recente passato, vale comunque l'effetto annuncio. Per intimorire i riformisti divisi in due tronconi: i battaglieri capitanati da Pina Picierno (con l'ex ministra Marianna Madia ed il senatore Filippo Sensi) ed i democristiani, guidati dal senatore Alessandro Alfieri (con il padre nobile Lorenzo Guerini), unico esponente di minoranza in segreteria, la classica foglia di fico. I battaglieri sono prevalentemente deputati europei (oltre alla vicepresidente del Parlamento Europeo, Giorgio Gori ed Elisabetta Gualmini), il loro mandato supera quello di Elly Schlein. I democristiani, per lo più deputati nazionali, sanno che la loro sopravvivenza è nelle mani della segretaria. C'è un terzo girone, sospeso tra minoranza e maggioranza, quello degli attendisti: ne fanno parte insieme al principe della strategia, Dario Franceschini, il proconsole Alberto Losacco, e la capogruppo Chiara Braga. Il destino per molti sembra già segnato: la lista dei candidati per le politiche che uscirà con il bollino del Nazareno rischia di essere comunque una “mattanza”. Un po' come successe con Matteo Renzi segretario nel 2018, la direzione che approvò l'organigramma terminò in piena notte, tra pianti ed insulti di ogni genere. Ed è proprio questo che la segretaria in sneaker vuole evitare: avere a che fare con un "parlamentino" in cui gli esponenti riconducibili a Stefano Bonaccini sono Filippo Sensi Il fedelissimo di Renzi non se ne sta a chi vuole mettere i moderati in una tenda e le manda a dire a Bettini ben il 40%. A questo servirebbe il congresso anticipato: dare una bella sforbiciata ai dissidenti, e conquistare una maggioranza bulgara dentro il partito. Sanando anche il vizio di origine: nel 2023, la neo tesserata vinse le primarie, ma perse la conta interna, i militanti gli preferirono l'allora governatore dell'Emilia Romagna. Ironia della sorte, una donna sola al comando, in grado di ottenere una conferma plebiscitaria. Che le garantirebbe una direzione con pochissimi oppositori interni. Dal 40% di oggi a percentuali da prefisso telefonico: niente scene madri per le liste, agibilità totale. Così imparano la prossima volta, sussurrano i "pretoriani" di Elly in buvette, tra risolini ed occhi strizzati. Se il piano scatta davvero a novembre, il congresso può essere operativo in sei mesi, ovvero prima della prossima estate. Certo Elly Schlein sarebbe tenuta a dimettersi, ma l'organo chiamato ad operare nell'interregno è l'assemblea nazionale del partito, assise in cui la segretaria ha una larga maggioranza. Quindi nessun problema per il posto vacante. Il “delitto” perfetto a danno della minoranza, che adora non avrebbe neanche un candidato da mettere in piazza. L'unica è Pina Picierno, l'esponente più riconoscibile, ma perché bruciarsi in un confronto già perso in partenza? Per dire che oggettivamente le possibilità che scenda in campo sono pochine. E se non Picierno, un candidato "finto", uno sparring partner. Una tradizione molto rispettata nel Pd, fin dalla sua fondazione: le primarie Veltroni Bindi del 2007. Oltre al possibile bastone, nel Pd, dopo il flop referendario, imperversa il dibattito sull'assenza del famigerato cespuglio moderato, la Margherita bonsai. Ora il progetto si chiama “tenda” moderata o almeno così lo definisce il neo "architetto" Goffredo Bettini, che in realtà da anni insiste su questo tema. Sarà un caso, ma proprio ieri è ricomparso il redivivo Ernesto Maria Rufini, fondando i comitati Più Uno. La sola idea dell'accampamento invece irrita il senatore Filippo Sensi che risponde a Bettini con una bella dose di ironia acuminata. «Leggo dotte dissertazioni sulla necessità di una "tenda" dove raccogliere liberali, moderati», scrive l'ex portavoce di Matteo Renzi. E continua: «Ovviamente, fuori dal Pd. Magari lontano dalla vista, fosse mai che disturbino. Ricordo che il nostro partito è nato proprio come luogo di questa contaminazione. E continuerà ad esserlo». Insomma lontani dagli occhi, lontani dal cuore: il sogno estivo di Elly.
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