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Cristante giura amore alla Roma: “Pronto a rinnovare il contratto. Con Gasperini puntiamo in alto”
Oggi 05-11-25, 07:00
Leader onnipresente e interprete affidabile per chiunque sia passato per Roma negli ultimi sei anni. Ma, soprattutto, da qualche tempo anche capitano della Roma. Bryan Cristante si racconta a Il Tempo tra il desiderio di continuare un viaggio ancora lungo da vivere e le ambizioni ritrovate con il maestro Gasperini. Benedetto da De Rossi e sempre in campo con tutti, anche quando talvolta nei campetti estivi il suo nome non figura tra i titolari. Il centrocampista azzurro sa certamente come ripartire dopo il ko di San Siro. La sfida contro il Milan ha lasciato tanti rimpianti, tra il bel gioco espresso e le occasioni sprecate. Come si riparte dopo una sconfitta così dura da digerire? “Quando giochi contro squadre forti diventa difficile dominare per tutta la partita, ci sta che ci siano varie fasi. Abbiamo giocato una grande partita ma come sempre nei big match sono i dettagli a fare la differenza. Certamente dovevamo concretizzare di più”. Avete avvertito la pressione di poter andare in testa da soli vincendo a San Siro? “Assolutamente no, penso che si sia visto in campo, altrimenti non vengono fuori prestazioni del genere. Siamo entrati con la testa giusta sin dal primo minuto e abbiamo imposto il nostro gioco, poi anche gli avversari prendono le misure e non è mai facile essere al massimo per novanta minuti. Ma nel finale potevamo fare altri gol, penso che nel complesso sia stata una partita molto buona”. Come giudica questo avvio della squadra? A che punto è di questo nuovo percorso? “L'inizio è ottimo. Siamo lì davanti a un punto dalla prima, abbiamo cominciato nel migliore dei modi. Con il cambio di allenatore abbiamo modificato parecchio il nostro modo di giocare e c'è anche l'inserimento dei nuovi da considerare. Ma ci siamo adattati abbastanza velocemente alle richieste del mister e siamo in crescita. Stiamo giocando sempre meglio e vogliamo continuare su questo percorso”. Svilar dopo la sconfitta di Milano ha affermato con convinzione che la strada è quella giusta. Sente che la squadra riesce a interpretare bene le idee di Gasperini? “Stiamo bene fisicamente e le cose in campo vengono in maniera sempre più automatica, cosa fondamentale in queste fasi della stagione. Bisogna rimanere concentrati sul campo e continuare a crescere gara dopo gara". Lei conosce bene Gasperini, lo ha avuto parecchio tempo fa a Bergamo e ora se lo ritrova a Roma. Quanto è cambiato rispetto alla sua prima esperienza e in cosa secondo lei è migliorato? “È un allenatore che ha sempre avuto concetti chiari, cosa che aiuta noi calciatori nell'apprendimento. Ha avuto la possibilità di allenare tanti calciatori, maturando una grandissima esperienza. Sa gestire alla perfezione il gruppo e riesce a toccare i tasti giusti nelle richieste individuali: sa come far rendere al massimo un giocatore. Ho ritrovato il solito Gasperini, carico e con la sua idea di gioco forte. Ora sta a noi continuare a seguirlo”. È diventato un grande allenatore? “Sì, ma lo è sempre stato. Io ero all'Atalanta nel suo primo anno e arrivammo quarti. Non era certo un emergente quando l'ho conosciuto, era un allenatore già forte, ha maturato esperienza riuscendo anche a vincere un'Europa League. Sa perfettamente dove può arrivare con le sue squadre”. C'è qualcosa che lo rende speciale? “È chiaro e diretto. Ha concetti precisi e idee ben definite, sa arrivare dritto al punto. Ti fa capire esattamente cosa vuole da te e come bisogna interpretare le sue idee, arriva in maniera molto chiara e semplifica il lavoro a tutti: ognuno sa cosa deve fare in campo e tutto diventa più semplice”. In queste ultime settimane è tornato a fare il trequartista proprio come a Bergamo. Si sente a suo agio in quel ruolo? Tutti i cambiamenti avuti in carriera sono stati un limite o un'opportunità? “Non lo facevo da un bel po' di tempo ma mi sono trovato bene, per come lo chiede il mister è molto più centrocampista che attaccante, l'inserimento arriva dopo. Come ho sempre detto mi trovo bene a giocare a centrocampo, in qualunque posizione ma sicuramente è lì che riesco a esprimermi al meglio”. Con l'arrivo di Gasperini è cambiato il criterio di assegnazione della fascia e ora, di fatto, è lei il capitano della Roma. Come si sente? “Portare la fascia è sempre un onore soprattutto a Roma. In realtà per me è cambiato poco, negli ultimi anni tra assenze e infortuni ci siamo alternati in tre o quattro calciatori, che rappresentano il nucleo storico della squadra. Sono tanti anni che siamo qui, conosciamo bene la piazza e il club. Questo ovviamente ci aiuta e soprattutto aiuta i nuovi che arrivano. Più che essere io il capitano siamo un gruppo di leader che indossa insieme la fascia". Tra gli alti e bassi di questi anni ora per lei sembra un buon momento sia per rendimento che nelle considerazioni della piazza. In passato, però, ci sono stati momenti difficili, anche di critiche. Quanto l'hanno colpita? “Come ho sempre detto e dirò sempre ho la fortuna di riuscire a guardare solo il campo. Dalla partita al centro di allenamento, ascolto i giudizi dell'allenatore o del direttore sportivo. Insomma delle persone interne alla società e basta. Fuori guardo e ascolto il meno possibile e cerco di restare concentrato sul lavoro quotidiano. Per me conta solo la partita e questo nel corso degli anni mi ha aiutato molto a mantenere l'equilibrio, che penso sia un aspetto fondamentale della carriera di un calciatore. La missione è quella di riuscire a non farsi condizionare dall'esterno e restare focalizzati su ciò che accade dentro la squadra”. Si parla spesso di “senatori”, termine poco caro a Mancini, lei come vive questo racconto che si fa dei leader dello spogliatoio? “Lo vivo bene. Poi capitani, senatori, esperti o vecchia guardia importa poco, comunque la vogliate mettere. Abbiamo vissuto tante situazioni qui e penso che abbiamo le spalle larghe e conosciamo bene le dinamiche. Abbiamo creato un bel gruppo anche fuori dal campo, siamo amici e ci frequentiamo con le famiglie. In campo poi cerchiamo di dare il massimo e, soprattutto, di dare l'esempio. Come dicevo mantenere l'equilibrio non è facile ma col passare degli anni diventa tutto più naturale”. Ha parlato di momenti difficili. Forse quello più duro è stato l'inizio della scorsa stagione, poi più o meno in questo periodo è arrivato Ranieri… “Ci ha regalato tanta serenità. È riuscito a farci tirar fuori nuovamente tutto il nostro valore, ci ha restituito conoscenza di noi stessi e siamo tornati sui livelli che ci aspettavamo. Ha fatto un grande lavoro e continua a farlo ancora oggi. Viene spesso a Trigoria, si fa vedere. Sa sempre dire la parola giusta al momento giusto”. A proposito di struttura societaria, quanto conta per voi? Oggi c'è un'identità più riconoscibile tra allenatore, dirigenza e presidenza? “Oggi mi sembra ci siano i tasselli giusti. I problemi arrivano quando ci sono dei terremoti interni, soprattutto durante le stagioni. I grandi cambiamenti societari, seppur per poco tempo, lasciano sempre un vuoto. Ora abbiamo raggiunto un equilibrio con Ranieri, Massara e Gasperini: la strada è quella giusta”. Un bel terremoto è stato l'addio di De Rossi. Avete il rimpianto di non aver potuto proseguire il percorso con lui? Quanto è stato importante per lei? “È un'esperienza che abbiamo vissuto male, penso si sia anche visto dall'esterno. Avremmo voluto portare avanti quel percorso sia per noi sia per Daniele, che reputo un grande allenatore e penso possa fare una grandissima carriera. Ma anche per il rapporto e tutto quello che c'è dietro. L'ho sempre ringraziato per le belle parole che ha speso per me nella sua conferenza di addio”. Ha ritrovato la Nazionale, che effetto le fa? Sente il peso della qualificazione ai Mondiali? “Andare a Coverciano ed indossare la maglia azzurra è sempre un orgoglio enorme, fa parte degli obiettivi di un calciatore. Il Mondiale pesa tanto, ma non ci sono altre strade, bisogna vincere il playoff e andarci. Bisogna farlo e basta”. Ha conosciuto Gattuso giovanissimo nel suo ultimo anno al Milan. Com'è oggi nelle vesti di commissario tecnico? “Ho trovato un allenatore preparato e che ha dato una bella scossa all'Italia. Non è facile in una settimana tirare fuori il massimo da ragazzi che vengono da tutta Europa, si gioca ogni tre giorni e c'è poco tempo. È un ruolo diverso da quello di allenatore ma lui lo interpreta alla grande, ti fa connettere subito alla Nazionale”. Ad un certo punto sembrava che Ranieri potesse diventare ct… “Anche lui era un allenatore molto empatico, che tocca le corde giuste perciò l'avrei visto molto bene, ma il rapporto che ha con Roma e con la Roma è troppo importante e averlo qui è sempre un piacere”. Domani torna l'Europa, non avete iniziato benissimo. Come mai anche nelle stagioni migliori avete sempre faticato all'inizio delle competizioni? “Non sono mai gare facili, quando giochi partite decisive ogni tre giorni la gestione diventa complicata. Abbiamo sempre dato il massimo arrivando in fondo, ma domani è una partita fondamentale per continuare il percorso. Ci siamo già giocati i nostri jolly”. In generale qual è l'obiettivo che vi siete dati per questa stagione? “Sicuramente andare avanti in Europa. In campionato siamo tutti lì e magari più avanti capiremo per quale posizione potremmo combattere. Per ora ragioniamo di partita in partita”. A giugno del 2027 scadrà il suo contratto. Ha già un'idea per il futuro? C'è stato qualche contatto per il rinnovo? “Voglio restare ancora. Ci sono tante cose da fare, quindi la mia volontà è quella di prolungare, anche se ora sono concentrato sul campo. Qualcosina c'è stato con la società ma di queste cose se ne occupa il mio procuratore. Di certo io voglio continuare con la Roma, poi vediamo cosa succederà”. Lo scorso anno tra agosto e gennaio però poteva andare via, ne parlò anche il suo procuratore. Com'è andata davvero? “Non ho mai ricevuto chiamate né proposte per andare via o qualcuno mi ha mai detto ‘facciamo la borsa e andiamo a fare le visite'. Poi il mercato lo conoscete meglio di me, a volte ci sono cose che neanche noi sappiamo, ma io direttamente non ho mai saputo nulla. Ma in ogni caso la mia volontà è sempre stata quella di continuare il mio percorso qui e lo spero ancora”. Neanche una piccola possibilità alla fine dello scorso mercato estivo dopo gli arrivi di Le Fée e Koné? “Assolutamente no, quelle sono trattative che fate voi (ride, ndr)”. A proposito di Koné, quanto ha temuto un suo addio in estate considerando il valore del francese? “Manu sta facendo benissimo sia qui che in nazionale. È un giocatore forte, se fosse andato via avremmo perso tanto”. Chi l'ha più impressionata dei nuovi acquisti? “Wesley sta facendo benissimo. Lo conoscevo poco ma è un ottimo giocatore. El Aynaoui è un ottimo giocatore e lo sta dimostrando. È ancora in una fase di ambientamento e cerca di interpretare al meglio le richieste dell'allenatore, ma quando gioca dimostra sempre il suo valore. Ferguson ha avuto questo infortunio, ma io penso sia un ottimo attaccante. Anche Ghilardi pian piano dimostrerà il suo valore. Il mister chiede tanto ai più giovani ma allo stesso tempo dà tanto. Se lo segui le chance arrivano, anche se magari ci vuole un po' più di tempo”. Che consigli dà ai più giovani che arrivano alla Roma? “Sempre lo stesso: lavorare! Non guardare cosa succede fuori, anche se so quanto sia difficile, ma io devo dare consigli giusti e che funzionano, non quelli facili. Chi fa bene in allenamento sicuro rende meglio in partita e tutto diventa più semplice. Quella resta la parte fondamentale del nostro lavoro, convincere in campo allenatori e compagni”. Come si risolve il problema del gol? Dovbyk a volte sembra quasi sentire il peso di guidare l'attacco della Roma… “Gli attaccanti sentono tutti il peso e la responsabilità di fare gol. Nei periodi in cui segnano meno li vedi più sofferenti, mi è successo praticamente con tutti i centravanti con cui ho giocato. Il gol ci sta mancando, ma stiamo crescendo, creiamo sempre più occasioni. Dobbiamo essere più cinici ma stiamo migliorando. Ora serve l'ultimo tassello”. Ha detto che vorrebbe rinnovare perché c'è ancora tanto da fare. Dove può arrivare la Roma con Gasperini? “L'obiettivo è lottare stabilmente per vincere. Siamo in crescita e abbiamo un allenatore forte che negli ultimi anni ha sempre portato la sua squadra nelle prime quattro. È chiaro che poi vince solo una squadra e sono i dettagli a fare la differenza. Ma noi dobbiamo combattere sempre per i primi posti e penso che ci sarà la possibilità anche grazie agli investimenti della famiglia Friedkin, che non sono mai mancati, e alle ambizioni di allenatore e di noi calciatori”.
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