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Da eroi a colpevoli: In Italia chi salva i clandestini rischia pure la galera
Oggi 06-07-25, 07:15
Da eroi a colpevoli. É la storia di due Finanzieri finiti alla sbarra per aver salvato vite. Da Cutro al caso Ramy, passando per la tragedia in mare di Crotone del 30 agosto 2020, c'è un filo che lega queste storie: servitori dello Stato finiti sotto processo per aver fatto il proprio dovere. Il 30 agosto 2020 un veliero, l'Heaven, con a bordo migranti in arrivo sulle coste calabresi, prese fuoco al largo di Crotone. Morirono quattro persone. Cinque rimasero gravemente ustionate. Due Finanzieri si tuffarono in mare e salvarono chi potevano. Ma due di loro (il capitano Vincenzo Barbangelo e il maresciallo Andrea Novelli) sono stati condannati in primo grado a due anni per naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. Pena sospesa, ma condanna pesante. E soprattutto un conto da 850 mila euro. «La Calabria è diventata tomba non solo per i migranti, ma anche per i Finanzieri di mare - commenta l'Unione Sindacale Italiana Finanzieri (USIF) - Non vogliamo influenzare in alcun modo il lavoro della magistratura. Ma c'è qualcosa che non funziona. E lo diciamo con rispetto, con amarezza e con la responsabilità di chi ogni giorno vive, con addosso una divisa, il confine sottile tra la vita e la morte. Oggi, in Calabria, quello stesso confine rischia di diventare una tomba non solo per i migranti in cerca di speranza, ma anche per gli uomini dello Stato che quella speranza cercano di proteggerla con azioni concrete e coraggio spesso taciuto». Nella notte tra il 29 e il 30 agosto 2020, circa 80 migranti sbarcano in Calabria. Ventitré erano a bordo dell'Heaven, un'imbarcazione in legno intercettata all'alba dalla Guardia Costiera. Alle 7:50 arriva sul posto la motovedetta della Guardia di Finanza. Alle 8:50, i militari Giunta e Frisella salgono sul veliero per trainarlo verso Crotone. Poco dopo esplode un incendio nel vano motore. Alcuni migranti si gettano in acqua. Quattro annegano. Altri vengono salvati. Due Finanzieri, durante le operazioni di salvataggio, restano feriti. Il 17 ottobre 2023 parte il processo. A giudizio finiscono quattro militari: Barbangelo, Novelli, Giunta e Frisella. I primi due vengono condannati. Gli altri prosciolti. I reati contestati: aver condotto un'operazione di salvataggio senza adottare le cautele necessarie, salendo a bordo nonostante l'inidoneità e senza trasferire i migranti su mezzi più sicuri. A pesare anche la presenza a bordo di taniche di carburante (secondo l'accusa ignorate dai Finanzieri) e l'assenza di giubbotti salvagente. Tutti elementi che, secondo la Procura, rendevano «prevedibile» il disastro. Ma nessuna perizia pare abbia chiarito come si sia innescata l'esplosione. È qui che il processo deraglia. I due imputati, accusati di aver agito con leggerezza, in realtà si erano tuffati in mare per salvare vite. Stavano obbedendo a ordini operativi. Agivano in emergenza. La rotta verso Catanzaro era stata esclusa per motivi logistici. Crotone era l'unico approdo sicuro. Nonostante questo, sono stati ritenuti responsabili non di omissione, ma di azione. La sentenza di primo grado ha ignorato del tutto la complessità operativa dell'intervento e ha lasciato ai due Finanzieri l'onere delle spese processuali. Oltre alla condanna penale, quindi, anche quasi un milione di euro da pagare. «Sono stati considerati colpevoli per non aver previsto l'imprevedibile. Per aver agito, secondo l'accusa, nonostante la previsione dell'evento - rimarca Usif - Ma quale evento? L'esplosione misteriosa di una barca chiamata Heaven, un nome che suona oggi come beffa, caricata di significati che nulla hanno a che vedere con i fatti. Nel frattempo, lo Stato non li ha protetti. Non li ha accompagnati. Li ha lasciati da soli ad affrontare un calvario giudiziario che li ha rovinati economicamente e umanamente. Carriere congelate. Famiglie costrette a rinunce dolorose per affrontare spese legali e peritali. Un prezzo enorme da pagare per aver cercato di salvare vite umane». L'udienza d'appello si terrà il prossimo 1 ottobre 2025 a Catanzaro. I legali dei Finanzieri faranno leva su tre punti: l'assenza di prove certe sull'esplosione, la necessità di agire in emergenza e la condotta complessiva, improntata al salvataggio e non alla negligenza. E Usif sulla vicenda non fa sconti: «Non è la prima volta che in Calabria accade tutto questo. Lo stiamo rivivendo con il caso Cutro, altra tragedia, altra strage di migranti, altro peso insostenibile scaricato su chi serve lo Stato. Sì, la Calabria si sta trasformando in una tomba di migranti e, insieme, in una tomba di servitori dello Stato. Uomini in divisa che vengono processati non per ciò che non hanno fatto, ma per ciò che hanno provato a fare nel rispetto della legalità, della dignità e del giuramento». E proprio in merito all'altra vicenda legata ad un naufragio di un imbarcazione con migranti a Cutro, Usif si è fatta promotrice di una raccolta fondi solidale a sostegno dei colleghi coinvolti in qualità di indagati: «Nessuno ha chiesto nulla, ma il peso di questa battaglia legale è insostenibile per una sola famiglia».
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