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Da Letta a Di Maio ecco i "profeti di sventura" smentiti dai dati economici
Oggi 21-09-25, 07:45
Era una calda domenica di fine agosto quando il quotidiano cattolico Avvenire pubblicava una lunga intervista all'allora segretario del Partito Democratico, Enrico Letta. Eravamo in piena campagna elettorale, ad un passo dal trionfo del centrodestra e di Giorgia Meloni. L'esponente progressista aveva impostato tutta la sua (disastrosa) tattica su due punti programmatici: i conservatori sono i nipoti dei fascisti, seppur mascherati e, se dovessero vincere, sfasceranno i conti pubblici. Ci sarà il default, la povertà, lo Stato non riuscirà a pagare le pensioni, ad accendere i lampioni delle città e altre amenità simili. Insomma, l'apocalisse. Leggere prima la dichiarazione di ieri del ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti («possibile deficit dell'Italia sotto al 3% già quest'anno, l'opportunità di uscire dalla procedura per deficit eccessivo è reale») e subito dopo l'intervista di Letta è esilarante, ma profondamente utile. Per comprendere davvero la posizione della rive gauche della politica italiana e per osservare quanto, quelle dichiarazioni, siano invecchiate male. «La verità è che all'estero aleggia un incubo. Tutti ricordano il baratro del 2011, con il governo Berlusconi, e Tremonti e Meloni ne erano ministri, costretto a dimettersi perché il Paese era sull'orlo della bancarotta. Dieci anni dopo l'Italia si è rialzata ed è risanata. Ma ecco che loro si ripresentano nella stessa formazione pronti per una nuova bancarotta. La preoccupazione evidentemente c'è tutta ed è legittima. I protagonisti sono gli stessi tre di allora, con dieci anni di più e nessuna lezione imparata dagli errori fatti». Il riferimento è, chiaramente, a quello che molti analisti hanno definito «il colpo di Stato light», quello che coinvolse Silvio Berlusconi e portò Mario Monti al potere. Letta, che dopo la cocente sconfitta del settembre 2022 si è dimesso persino dal Parlamento italiano, cercava di mettere in allarme i mercati, gli investitori e, nella sua logica, recuperare consensi. Lo stesso Letta, durante il confronto organizzato dal Corriere della Sera con la Meloni disse che «l'Italia era di fronte ad un bivio, come la Gran Bretagna con la Brexit». Enrico Letta «Ci sarà il default, la povertà, lo Stato non riuscirà a pagare le pensioni e ad accendere i lampioni pubblici» Luigi Di Maio «IL trio sfascia conti del centrodestraha fatto promesse per 100 miliardi c'è il rischio default» Giuseppe Conte «Meloni dice che il governo è sulla strada giusta. Lo chieda ai giovani che lavorano per meno di 9 euro l'ora» Luigi Di Maio, che a quei tempi era ancora convinto di essere un politico, ebbe a ripetere più volte una frase mai così lontana dalla verità: «Il trio sfascia conti del centrodestra ha fatto promesse per 100 miliardi, c'è rischio default». Nella stessa settimana di fine agosto Mario Pomini, docente di economia all'università di Padova, scrisse un lungo articolo su Il Fatto Quotidiano, nel quale ipotizzava uno scenario assai negativo per il Paese. «Senza toccare altri aspetti economici veramente iperbolici contenuti negli Appunti è chiaro adesso perché, quando Meloni parla di responsabilità verso i conti pubblici, non sia minimamente creduta, e anzi susciti qualche risolino di ironia». Repubblica, il 19 settembre, titolava così: «I big della finanza aspettano Meloni. Ubs a Goldman Sachs, le banche d'affari prevedono una vittoria delle destre. E nei loro report avvertono sui pericoli del rallentamento delle riforme e di un debito fuori controllo. Il differenziale può tornare sopra 300». I gufi, quelli che tifavano per la caduta dell'Italia (e della nostra economia) sono rimasti delusi fin da subito. Il lunedì 26 settembre 2022, alla riapertura dei mercati, la Borsa Italia chiuse la giornata col segno più. Gli investitori avevano scommesso sulla coesione all'interno della coalizione di centrodestra e sulla sua stabilità. Due aspetti che stanno contraddistinguendo l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni. E nel frattempo lo spread è crollato, gli investimenti sono in crescita e i posti di lavoro sono aumentati in modo esponenziale, con numeri da record. Il tutto senza aver sfasciato i conti, senza aver tagliato le pensioni e dopo aver, al contrario, ridato credibilità internazionale all'Italia. Un risultato che la sinistra ieri non ha voluto commentare. Nemmeno una sillaba per ammettere le proprie, miopi sviste e per lodare un Paese, il nostro, che è tornato a volare.
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Il Tempo
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