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Dai fondi neri alle false moschee. Così Hamas fa base in Italia per gli attentati in Europa
Oggi 08-11-25, 09:06
L'arsenale nascosto a Vienna ha riportato alla luce una rete che da anni si muove sotto traccia in tutta Europa. Il ritrovamento, infatti, aggiunge un ulteriore tassello alle indagini sul braccio operativo di Hamas che si estende fuori dal Medio Oriente. Secondo la Direzione per la sicurezza dello Stato austriaca, le armi sarebbero transitate dalla Germania attraverso la rotta balcanica, quella che da anni garantisce ai militanti islamisti un corridoio di passaggio dal Libano e dalla Turchia verso il cuore del continente. È la stessa direttrice che, dopo il 7 ottobre 2023, avrebbe permesso a emissari di Hamas di raggiungere Vienna, Berlino e Bruxelles. Dalla rotta balcanica ai flussi del Mediterraneo, infatti, la rete del gruppo terroristico si muove oggi con discrezione ma con continuità, sfruttando i vuoti normativi e la copertura di sigle «umanitarie». A livello logistico, gli 007 europei ricostruiscono un mosaico di appoggi e rifugi. I centri più attivi si trovano nel centro-nord Italia, nel Land di Vienna, in Assia, ad Amburgo e Berlino, a Molenbeek in Belgio, nella regione dell'Ile-de-France e sulla Costa Azzurra. In Gran Bretagna, la rete dei predicatori itineranti (tabligh) fa da copertura ai propagandisti di Hamas tra Liverpool, Londra e Birmingham. Tutti nodi di un sistema che mescola attivismo politico, assistenza religiosa e logistica operativa. L'Italia, spiegano fonti investigative, non è base di operazioni militari ma di propaganda e raccolta fondi. Qui Hamas può contare su simpatizzanti radicati nel tessuto sociale, molti dei quali giunti negli anni '80 e '90 con lo status di «rifugiati politici». È la stessa matrice che lega le reti europee, nate dal compromesso degli anni Settanta tra governi occidentali e gruppi palestinesi. In Italia il Lodo Moro e in Germania accordi analoghi, avrebbero permesso l'ingresso di militanti in cambio della rinuncia ad attentati sul territorio nazionale. Su quella trama di intese mai scritte si sono sviluppate, nel tempo, le catene di sostegno oggi riattivate sotto forma di associazioni caritatevoli e Ong. Secondo il think tank americano Fdd e il network europeo Elnet, circa trenta organizzazioni e individui distribuiti tra Regno Unito, Germania, Italia, Francia, Belgio e Paesi Bassi costituiscono la dorsale civile di Hamas. Enti caritatevoli che organizzano conferenze, raccolte fondi e missioni nei campi di Gaza, mantenendo rapporti diretti con i leader del movimento. Quando un'associazione viene chiusa o sanzionata, un'altra riappare con nome diverso, mantenendo gli stessi referenti. L'ecosistema di Hamas, infatti, si regge su due pilastri: la propaganda e il denaro. Le Ong e i centri culturali promuovono manifestazioni pro-Palestina e campagne di raccolta fondi che vengono trasferiti a Gaza attraverso intermediari. Nei Paesi Bassi, Amin Abu Rashed è stato arrestato per aver inviato oltre cinque milioni di euro a strutture legate a Hamas. Mentre in Belgio e in Italia, le fondazioni continuano ad operare nonostante le segnalazioni dei servizi di intelligence di altri paesi. Le inchieste più recenti mostrano come la rete non si limiti al sostegno finanziario. Tra il 2023 e il 2025, depositi di armi e cellule dormienti sono stati scoperti in Bulgaria, Danimarca e ora in Austria. In Germania tre uomini (un libanese, un tedesco e un siriano) sono in carcere per aver preparato attentati contro comunità ebraiche e basi Nato. A Vienna, dove le armi sequestrate sarebbero state destinate allo stesso circuito, le autorità parlano di «un piano di Hamas per riattivare la sua struttura europea replicando il modello libanese». A tutto questo, complici anche le manifestazioni proPal arrivate dopo il 7 ottobre 2023, i Paesi europei reagiscono in ordine sparso. Berlino ha messo al bando la rete Samidoun (a sostegno dei prigionieri palestinesi) e vietato qualunque attività legata ad Hamas. I Paesi Bassi hanno arrestato i principali referenti, ma in Italia e Belgio le organizzazioni sospette continuano a operare. Il Consiglio UE ha varato nel 2024 un regime di sanzioni per i finanziatori del gruppo, ma l'applicazione resta frammentaria. Probabilmente per il timore di ritorsioni.
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