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Mistero su Lovati: indagato o no? “Non si avvarrà del segreto professionale”
Oggi 08-11-25, 12:39
“Martedì sarò in Procura a Brescia per capire se l'avvocato Lovati è indagato o meno”. È questo quanto dichiara all'AGI l'avvocato Fabrizio Gallo che assiste Massimo Lovati, l'ex legale di Andrea Sempio poi sostituito da Liborio Cataliotti. “Vorrei chiarire le cose come stanno - prosegue Gallo -. In Procura a Brescia ci andrò da solo, Lovati non verrà. Allo stato delle cose, posso dire che non si avvarrà del segreto professionale ma bisogna capire in quale veste verrà ascoltato. Forse gli inquirenti vogliono ascoltare prima l'avvocato Federico Soldani e poi lui”. Lo scenario è quello dell'indagine della Procura di Brescia nella quale si ipotizza che Mario Venditti, l'ex procuratore aggiunto, all'epoca di Pavia, sia stato corrotto con una somma tra i 20 e i 30 mila euro da Giuseppe Sempio, il padre di Andrea, indagato a Pavia per l'omicidio di Chiara Poggi. Una somma finalizzata a ‘convincerlo' a chiedere l'archiviazione per Sempio nel 2017. Sentito come testimone il 26 settembre scorso e interrogato sull'appunto "Venditti gip archivia X 20.30 euro", Giuseppe Sempio aveva spiegato che il denaro aveva a che fare con i pagamenti ai legali Massimo Lovati, Simone Grassi e Federico Soldani. “Dovrebbe essere una previsione di spesa che avevamo fatto noi in casa, su quanto avremmo dovuto pagare agli avvocati alla fine della faccenda”, aveva messo a verbale. Ed era arrivata anche la sua spiegazione su chi fossero “quei signori lì” ai quali erano destinati dei soldi di cui parlava con la moglie Daniela in una conversazione in auto. “Sicuramente intendevo gli avvocati. Sono sicuro che mi riferivo agli avvocati”. In quei mesi di angoscia per le sorti del figlio, nel 2017, disse, spesero “tra i cinquantacinquemila e i sessantamila euro” per gli avvocati. “Visto che l'archiviazione è arrivata circa tre mesi dopo l'iscrizione, non è strano aver speso sessantamila euro per tre avvocati per tre o quattro mesi?” gli era stato chiesto dagli inquirenti. “Lo so che sembra strano, ma è così. Noi eravamo nelle loro mani, e non sapevamo una virgola di cosa facessero”, aveva ribadito Giuseppe che per tutto il confronto aveva raffigurato lui e la moglie come “in balia” delle esigenze degli avvocati.
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