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Dai primi calci al pallone alle telecronache delle "Notti Magiche": chi era Pizzul
05-03-2025, 09:30
Voce baritonale ed eloquio pacato di chi pensa quel che dice e dice quel che pensa. Sempre misurato e concreto, Bruno Pizzul (che si è spento oggi, all'età di 86 anni) non amava i toni concitati sia nelle cronache - anche a due voci, di cui é stato pioniere - sia nelle analisi. È stato la voce della Nazionale italiana dal 1986 al 2002, ma ha avuto la sfortuna di non vederla mai trionfare. Friulano doc ha avuto un destino parallelo, ma altrettanto di successo, rispetto ai suoi sogni. Dopo i primi calci al pallone nella squadra della parrocchia, la Cormonese, diventa calciatore professionista e nel 1958 viene ingaggiato dal Catania. Poi gioca nell'Ischia e nell'Udinese, ma un infortunio al ginocchio lo costringe a interrompere la sua carriera calcistica e a ricominciare da capo. «Speravo e sognavo. Poi capii che la mia passione era inversamente proporzionale al talento. Ero riuscito a laurearmi, insegnavo alla medie di Gorizia. La Rai di Trieste organizzò un concorso per programmista. Non si presentò nessuno e mi invitarono a partecipare in quanto giovane laureato», raccontava Pizzul in una delle sue ultime interviste. E a questo punto si palesa il destino parallelo: il grande giornalista sportivo Paolo Valenti, che faceva parte della commissione esaminatrice, consiglia a Pizzul di partecipare al concorso per radio-telecronisti, sicuramente più indicato per lui. «Con me c'erano Bruno Vespa, Paolo Frajese. Beh, venni assunto, con mia somma sorpresa. Cominciò così una carriera inaspettata», confessava ancora Pizzul. Assunto in Rai nel 1969, l'anno seguente commentò la sua prima partita, Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia. Dalla Coppa del Mondo del 1986 é diventato la voce delle partite della Nazionale ed é stato il telecronista delle gare degli Azzurri in occasione di cinque Campionati del Mondo e quattro Europei, congedandosi nell'agosto 2002. Alle telecronache ha affiancato anche la conduzione di Domenica Sprint e poi della Domenica Sportiva. Curiosamente non aveva mai preso la patente e spesso si spostava in bicicletta. È una delle tante prove che non ha mai perso le staffe, come spesso capita agli automobilisti. La sobrietà era il suo marchio di fabbrica, una fabbrica di talenti di una Rai in cui si affermavano i meritevoli e i fuoriclasse. Un'azienda della quale Bruno Pizzul é stato uno dei protagonisti.
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