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Dal Senato il primo storico sì alla riforma della giustizia. Meloni: "Passo avanti fondamentale"
Oggi 23-07-25, 07:35
La riforma della giustizia conclude, al Senato, la sua prima doppia lettura parlamentare. Ne servirà un'altra, prima di dare la parola agli italiani nel referendum. L'ok di Palazzo Madama arriva dopo giorni di aspro scontro tra il governo da una parte e il combinato Anm-sinistra dall'altra. Ma arriva anche in parallelo con un intervento per affrontare le criticità carcerarie che l'Esecutivo ha varato in Consiglio dei ministri. Questo doppio passaggio viene sottolineato in un video dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Sulla riforma che prevede la separazione delle carriere, Meloni sottolinea: «È un passo avanti fondamentale, servono altri due passaggi per portare a termine una riforma che l'Italia aspetta da troppo tempo. E che ha un triplice obiettivo: garantire ai cittadini il giusto processo, disarticolare il sistema correntizio all'interno del Csm e restituire ai magistrati l'autorevolezza e la dignità che meritano». Per quanto riguarda l'intervento sul sistema carcerario, la premier evidenzia: «un altro impegno preso con gli italiani, ovvero quello di scrivere un nuovo piano carceri che ci consentisse di ristrutturare e ampliare le strutture esistenti, realizzarne di nuove e valorizzare quegli immobili storici che non sono più adatti a ospitare un carcere». Più nel dettaglio, la Presidente del Consiglio spiega: «abbiamo varato un piano straordinario di interventi che ci farà avere, con opere in cantiere già oggi, con il termine dei lavori al 2027, circa 10.000 nuovi posti detentivi con un investimento complessivo di oltre 750 milioni di euro. Stiamo lavorando per aggiungere altri 5.000 posti in modo da colmare l'intero divario che c'è tra le presenze e i posti disponibili». Inoltre, aggiunge, «in passato si adeguavano i reati al numero dei posti disponibili nei carceri. Noi riteniamo, viceversa, che uno Stato giusto debba adeguare la capienza delle carceri al numero di persone che devono scontare una pena. Quindi, finalmente, certezza della pena». Poi c'è un altro aspetto che riguarda il sistema carcerario: «Continueremo lo sforzo che abbiamo portato avanti finora per coprire i vuoti di organico della polizia penitenziaria. Il nostro obiettivo è prevedere 1.000 extra assunzioni già nella prossima legge di bilancio». Il Consiglio dei ministri, inoltre, ha approvato un ddl «che offre a una persona tossicodipendente che ha commesso reati, chiaramente correlati alla droga, la possibilità di espiare la pena fino al tetto di 8 anni di reclusione in regime di detenzione domiciliare all'interno di una comunità terapeutica e di iniziare in quella comunità un reale, concreto, verificabile percorso di recupero». Dunque «abbiamo raccolto le richieste delle comunità terapeutiche. Fin dal momento dell'arresto, il tossicodipendente può scegliere la comunità invece del carcere. In questo modo, quella persona recupera se stessa, si eleva complessivamente il livello di sicurezza, una volta che viene eliminata anche la molla che conduce a delinquere». Si tratta, quindi, di provvedimenti importanti anche per affrontare le tante criticità intorno all'esecuzione della pena. Tornando alla riforma della giustizia, il suo varo in Senato è passato tra le proteste dell'opposizione. Il cuore del percorso di cambiamento è la separazione delle carriere tra la magistratura giudicante e requirente, così come indicato nei principi dal giusto processo dall'articolo 111 della Costituzione, che disegna l'assetto del giusto processo nella dinamica di un giudice terzo e imparziale e del contraddittorio tra le parti. Conseguenza di questa innovazione strutturale, poi, è l'istituzione di un doppio Csm, uno per i requirenti e l'altro per i giudicanti, sempre presieduti dal Capo dello Stato. Ne sono componenti, rispettivamente, il procuratore generale della Corte di Cassazione e il primo presidente della Corte di Cassazione. Gli altri componenti vengono estratti a sorte. Da quali ambienti? Da un elenco di professori ordinari di università in materie giuridiche e di avvocati con almeno quindici anni di esercizio (per un terzo); poi tra magistrati giudicanti e magistrati requirenti (per due terzi). L'introduzione del sorteggio, che ha sollevato le reazioni ostili dell'opposizione, si deve alla necessità di stroncare il potere decisivo delle correnti, quel “sistema" di vere e proprie spartizioni di potere sulla base di logiche para-politiche che tanti guasti ha portato al sistema giudiziario. Inoltre, la riforma prevede l'istituzione di un'Alta corte disciplinare, con quindici componenti, che eserciterà le sue funzioni sui magistrati requirenti e e giudicanti. Le decisioni di quest'organismo saranno impugnabili, e saranno ridiscusse nella stessa sede ma con una composizione diversa rispetto a quanto avvenuto in prima istanza.
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