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Dall'Ucraina alla giustizia: quel flirt Meloni-Calenda che spiazza Renzi
30-03-2025, 07:38
Un destino cinico e baro per l'acrobata più spericolato. Quello che si fregia di aver fatto cadere governi di ogni tipo, grazie al suo ingegno sopraffino. È che ora Matteo Renzi nel campo largo rischia la solitudine, sopportato a fatica dagli alleati (che alle ultime regionali in Liguria lo lasciarono fuori di casa), e senza più amici centristi. Uno smacco per il leader di Italia Viva, che proprio ieri ha dovuto subire il ritorno sulla grande scena dell'amico nemico di sempre: Carlo Calenda. Il fondatore di Azione è riuscito a fare in una sola giornata quello che l'ex sindaco di Firenze ha tentato per anni: ospitare Giorgia Meloni e confrontarsi civilmente con lei, dare una tribuna alla minoranza riformista del Pd, con Pina Picierno, Paolo Gentiloni e Lorenzo Guerini. La presidente del Consiglio in più gli ha fatto una vera "perfidia", rispondendo ad una sua lettera pubblica ha tolto il segreto sul famoso incontro dell'Autogrill. Il tutto proprio nel giorno in cui la sua ultima fatica, l'Influencer, arriva in testa alla classifica dei saggi più venduti, aiutata da un'intensa campagna promozionale. Insomma gioie e dolori per l'ex premier, l'uomo degli improvvisi testa-coda. Gli ultimi due si aggiungono ad un palmares già abbastanza significativo: Elly Schlein che nel giro di una settimana, si trasforma, da segretaria di un partito estremista a formidabile testimone di un nuovo centrosinistra. E l'avvocato di Volturara Appula: da nemico innominabile a quasi amico, come ha candidamente ammesso la neo capogruppo a Montecitorio, Maria Elena Boschi, «meglio un Conte ter che un Meloni 1». E dire che per evitare per la resurrezione dell'innominabile, Renzi riuscì ad inventarsi una delle sue magie più celebrate: l'arrivo a Palazzo Chigi di Super Mario Draghi. Per il senatore di Rignano d'altra parte la vita politica è fatta di corsi e ricorsi. Fece la guerra al M5S, ma qualche anno dopo fu lui a dare il via libera alla "famigerata" maggioranza giallo rossa. Con una prodezza delle sue: Conte tornò a Chigi, il rottamatore incassò due ministeri ed il giorno dopo salutò tutti e fondò Italia Viva. Immaginando un futuro a doppia cifra per la nuova creatura. Già i sondaggi sono l'eterna altra fonte di preoccupazione: Italia Viva da anni lotta con percentuali da prefisso telefonico, tra il 3 ed il 2%. Il matrimonio con il campo largo poteva essere l'occasione per una svolta nei consensi, che per ora restano limitati alle librerie. Insomma la "maledizione" di uno che voleva fare l'influencer.
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