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Delirio Pd su Ilaria Salis: "Vince l'antifascismo". Ma è il solito inciucio
Oggi 08-10-25, 07:32
Lo Stato di Diritto a giorni alterni. L'immunità, un orribile sopruso il lunedì e trasformarsi, come per magia, nella naturale e doverosa garanzia per chi svolge attività politica il giovedì. La sinistra italiana si conferma la quintessenza dell'ipocrisia e del doppiopesismo. Dopo aver gridato allo scandalo per anni contro quei parlamentari stanchi di essere messi sul banco degli imputati dalle toghe rosse nostrane, ieri hanno votato in massa ed esultato (manco si fosse stati in una curva) al voto su Ilaria Salis. La donna che occupava le case (altrui) si è salvata per un solo, misero consenso. Non verrà processata in Ungheria e nella rive gauche della politica italiana c'è chi considera questo un passaggio importante, significativo, ma, soprattutto positivo. Il motivo? È presto detto: Ilaria Salis è accusata di aver aggredito un militante di destra e quindi, nella grottesca visione dei progressisti, avrebbe compiuto un reato minore per alcuni, ha assoluto ad un atto di «giustizia» per altri. Senza dimenticare che Budapest e dintorni è governata da quel cattivone di Victor Orban, uomo di destra e amico di Giorgia Meloni. «Il voto di oggi è una vittoria del diritto, ma siamo appesi a un filo. È vergognoso che in quest'Aula solo una così sottile maggioranza sia decisa ad affermare un principio che dovrebbe essere intoccabile: la tutela dello Stato di diritto». Musica e parole di Annalisa Corrado, europarlamentare del Partito Democratico. Ma è nella seconda parte della sua dichiarazione che emerge il modo kafkiano di modulare la realtà (a proprio piacimento) del Nazareno. «Questa non è mai stata una vicenda personale: si tratta di affermare un principio. Il diritto a un processo giusto, non condizionato da pressioni politiche. L'Europa che vogliamo, quella che difende la dignità, la giustizia, il rispetto delle garanzie fondamentali di ogni persona, è oggi più in pericolo che mai». Perché i sinistri sono così, c'è una regola e poi c'è una regola che vale solo per loro. C'è un divieto e poi ci sono le varie declinazioni, a secondo di quale sia il soggetto coinvolto. «La conferma dell'immunità parlamentare a Ilaria Salis è una vittoria della democrazia e dello Stato di diritto–ha sentenziato Alessandro Zan, europarlamentare dem - Il Parlamento europeo ha detto no ai ricatti di un governo che voleva usare la giustizia come arma politica. Oggi ha vinto l'Europa che non si lascia intimidire dai nuovi autoritarismi». Al coro di giubilo non poteva certo mancare la magica coppia del gol di Avs, gli autentici artefici di questa misera giornata. Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni hanno infatti candidato Ilaria Salis all'Europarlamento, lanciandola nell'Olimpo della politica continentale ed evitandole, de facto, il processo in Ungheria. «Una bella giornata per chi crede nello Stato di Diritto. Ilaria non ha mai voluto fuggire dal processo, lo ha detto chiaramente, maun processo deve garantire i diritti della difesa ein Ungheria questo sarebbe stato impossibile. Ora Salvini e i suoi amici fascisti di tutta Europa che, schiumando rabbia e livore, in queste ore stanno montando un'altra delle loro intollerabili campagne di odio si diano una calmata: l'Europa è lo spazio dei diritti, delle libertà, della democrazia». Decisamente più ponderatele posizioni degli esponenti di Azione. «Il voto del Parlamento europeo non è un'assoluzione per Ilaria Salis. È un voto contro il regime illiberale (così si autodefinisce) di Viktor Orbán. In Ungheria sono fragili o inesistenti le garanzie processuali. In Italia, però, i dirittidell'imputatosonoampiamente garantiti. Bene ha fatto Calenda a chiedere al ministro Nordio di attivarsi con l'Ungheria per una rogatoria e processare Salis in Italia–ha ricordato l'europarlamentare Daniela Ruffino - Vorrei rassicurarla: sono anch'io antifascista, ma questo non mi autorizza ad andarmene in giro a rompere la testa degli altri».
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