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Difesa Ue e Ucraina, Gentiloni bacchetta Elly l'incendiaria: “Serve un Pd unito”
20-10-2025, 07:53
Come un naufrago che punta tutto sull'ultima spiaggia, la sopravvivenza. Così nasce, al Nazareno, il piano temerario: o funziona, o è il tracollo. Tutto comincia d'estate, nelle Marche. Elly Schlein fiuta l'occasione: strappare una regione a Fratelli d'Italia e imprimere una svolta alle regionali d'autunno. Le condizioni sembrano esserci, si entusiasma Igor Taruffi, il responsabile dell'organizzazione ancora a caccia di una vittoria. La segretaria ha già pronta una delle sue frasi ad effetto: «Giorgia stiamo arrivando». Il PD punta su un nome pesante: Matteo Ricci, già sindaco di Pesaro, eurodeputato, figura radicata e riconoscibile. È lui il prescelto per tentare il sorpasso. Se riesce, l'onda può arrivare fino a Roma e creare il clima giusto per la sfida del 2027, e allora sarà un'altra partita. Il finale è noto: Francesco Acquaroli si prende il bis senza affanni. Ricci incassa la sconfitta e rientra in silenzio a Bruxelles. Il partito accusa il colpo: fine dei sogni di gloria, l'ennesima tranvata per la segretaria che si porta dietro la sua "maledizione": è "unfit". Ed è in quel momento, nelle ore immediatamente successive al voto, che prende corpo l'idea più estrema: l'ultima spiaggia è colpire Giorgia Meloni, frontalmente, da ogni direzione possibile. L'antipasto è la guerra in Medio Oriente, «bisogna andare a tutta velocità»: il governo è complice di Israele, in Parlamento il Pd si astiene sul piano Trump, le piazze continuano a mobilitarsi per la Palestina. La teoria che fa proseliti al Nazareno è quella di abbandonare ogni cautela, Palazzo Chigi va attaccato ad alzo zero. Unico scoglio da superare: la minoranza che minaccia l'ammutinamento. Anche ieri l'ex commissario Ue Paolo Gentiloni, ospite a In mezz'ora, ha mandato il suo messaggio cifrato: «Voglio che il Pd sia molto netto sia sulla difesa europea sia sul sostegno all'Ucraina». Il sottinteso è che attualmente non lo è. Sarà la linea di demarcazione scelta dalla nuova corrente, sulla politica internazionale, non possiamo appiattirci su Giuseppe Conte: l'appuntamento sarà a Milano il 24 ottobre. Non c'è tempo (né voglia) di occuparsi dei riformisti anche perché the show must go on: si vedrà in un secondo momento. Si arriva così a Amsterdam, dove si svolge il congresso del Pse. Elly Schlein, giacca amaranto e camicia bianca, sale sul palchetto con la faccia tesa delle grandi occasioni: «La libertà e la democrazia sono a rischio quando l'estrema destra è al governo». Un editto impegnativo, che finisce per attribuire — senza dirlo esplicitamente — anche l'attentato al giornalista Sigfrido Ranucci al clima creato dal centrodestra. La strategia è segnata: vanno moltiplicate le occasioni di gazzarra contro l'esecutivo, in pratica fare di ogni erba un fascio. La legge di bilancio sarà il prossimo podio. Al volante Elly Schlein sarà affiancata da Maurizio Landini, il segretario della Cgil che nei giorni scorsi ha dato il suo contributo, definendo la premier una «cortigiana». Un'ottima mossa secondo gli strateghi del Nazareno, che infatti si sono ben guardati dal prendere le distanze dal sindacalista, forti di una logica ai loro occhi inoppugnabile: tutto fa brodo. La miccia è partita, dov'è il punto di innesto, in pratica l'ultima spiaggia? Nel referendum costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati, presumibilmente nella primavera del prossimo anno. La Camera in settembre ha votato in terza lettura il disegno di legge del ministro Nordio, ora manca solo il varo definitivo che spetta a Palazzo Madama, entro novembre, senza i due terzi necessari ad evitare il referendum. Ecco il campo di battaglia che Elly Schlein sta preparando: andare oltre ai tecnicismi di una riforma che in passato è stata sostenuta anche dal centrosinistra, iniziare una campagna contro l'esecutivo liberticida. Un tema che consentirà di legare tutte le accuse che il Pd ha rivolto all'esecutivo. Con un finale in crescendo, per pompare il pathos dei militanti, «Allons enfants de la patrie». Tutta la stagione in una partita.
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