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Dna, impronte, l'alibi: così Sempio torna sotto la lente. Il legale dei Poggi: il colpevole è Stasi
Ieri 12-03-25, 21:45
Per ora su Andrea Sempio, indagato per la seconda volta per l'omicidio di Chiara Poggi a Garlasco del 13 agosto 2007, c'è una consulenza genetica della difesa di Alberto Stasi e un incarico della Procura di Pavia ai propri consulenti di «analizzare le conclusioni» del documento con cui ritengono «uno dei cinque aplotipi», quello dell'allora 19enne amico del fratello Marco Poggi, «compatibile» con le tracce presenti sui 9 margini delle unghie della 26enne uccisa con un oggetto contundente, mai identificato e trovato. Dopo una battaglia legale a colpi di istanze e ricorsi con l'ufficio Gip del tribunale pavese, che per due volte nel 2024 ha negato la riapertura dell'inchiesta sull'impiegato 37enne già archiviato nel 2017 perché gli inquirenti dell'epoca definirono quelli a suo carico a «fatica» degli «indizi», la pm Valentina De Stefano e l'aggiunto Stefano Civardi hanno ottenuto prima dalla Cassazione la riapertura e ora dal giudice la convocazione coatta per il test genetico. Giovedì mattina Sempio è atteso nella caserma delle sezioni investigazioni scientifiche del Nucleo investigativo carabinieri di Milano di via Monti. Dove sarà accompagnato per il prelievo dal legale Massimo Lovati. È la seconda volta in 8 anni che i difensori di Stasi, prima con lo studio del professor Fabio Giarda e oggi con i legali Giada Bocellari e Antonio De Rensis, indicano nel 37enne la pista alternativa alla colpevolezza del proprio assistito. Nel 2016 a riaprire il caso fu la consulenza del professor Pasquale Linarello su un campione prelevato da una bottiglietta d'acqua, una tazzina da caffè e un cucchiaino da un bar in un centro commerciale dall'investigatore privato Luca Antonio Tartaglia, 53enne ex dipendente del ministero dell'Interno, socio-fondatore e manager di agenzie private d'intelligence e sicurezza (SKP Investigazioni,Skp Global Intelligence, Skp Vigilanza e Cyber Sec) finito a sua volta indagato a Milano e archiviato per quei fatti e più di recente coinvolto (da non indagato) nell'inchiesta sui dossieraggi della Equalize di Enrico Pazzali, perché in affari con la banda di via Pattari attiva sui presunti dossieraggi e accessi abusive a banche dati. Campione che avrebbe indicato una corrispondenza almeno «con il ceppo maschile» della famiglia Sempio sui reperti sigillati e consegnati al dottor Matteo Fabbri dell'Università di Ferrara per estrapolare un profilo di dna. Risultati che il perito della Corte d'assise d'appello definì «incostanti», potenzialmente «contaminati» dalle modalità di raccolta, con valori «incompatibili» con il dna di Sempio e comunque «inaffidabili» perché l'amico frequentava casa Poggi, ne usava il computer e la tastiera per i videogame con il fratello. Oggi i nuovi «atti di impulso» indirizzati alla Procura di Pavia dalla difesa fra dicembre 2022 e gennaio 2023, per capire se l'evoluzione scientifica-tecnologica permetta risultati differenti, sono gli accertamenti di parte effettuati dai genetisti Lutz Roewer e Ugo Ricci che puntano a riaprire la vicenda giudiziaria conclusa nel 2015. Un'istanza di revisione del processo non ci sarà comunque prima degli « sviluppi» e aver preso visione «degli atti coperti da segreto istruttorio» afferma l'avvocata Bocellari. Sviluppi in astratto già tracciati dai pm nel ricorso in Cassazione per chiedere la riapertura del fascicolo: «interrogare» l'allora 19enne, «confrontare» le sue «impronte» delle scarpe con quelle repertate nella villetta teatro dell'omicidio e «mai acquisite» anche perché la sentenza definitiva di condanna a 16 anni per Stasi aveva stabilito come il killer indossasse un numero 42 di piede. Sempio dichiarò di portare il 44. Verranno sentiti gli amici di Chiara Poggi e del fratello, più volte ascoltati anche sui rapporti con l'indagato, per «ricostruire compiutamente le frequentazioni della vittima». Servirà fare chiarezza anche sull'alibi fornito dall'indagato e ritenuto più che credibile all'epoca: la presenza la mattina del delitto nel parcheggio di piazza Ducale a Vigevano alle 10.18, certificata da uno scontrino esibito ai militari in sede di interrogatorio. Circostanza però da incrociare con le celle telefoniche agganciate dal cellulare che lo posizionano circa mezz'ora prima a Garlasco e poi di nuovo alle 11.10. Per i vecchi investigatori coordinati dai pm Giulia Pezzino e Mario Venditti sarebbe comunque stato possibile uscire di casa senza telefono. Sempio spiegò di aver atteso la madre nella propria abitazione intorno alle 9.50 per prendere l'unica auto disponibile in famiglia ed essersi recato alla Feltrinelli di Vigevano, trovandola chiusa e di essere rientrato a casa. I genitori hanno confermato la versione senza che dalle intercettazioni attivate sulla famiglia sia emerso un accordo per fornire una versione di comodo. Tre invece le telefonate a vuoto sul numero fisso di casa Poggi tra il 7-8 agosto 2007 partite dal suo numero e rispettivamente di 2, 8 e 21 secondi sul numero fisso di casa. Furono chiarite come un tentativo di contattare l'amico, Marco Poggi, nel frattempo partito per le vacanze. La prima spiegata come un errore (chiama il fisso invece che il cellulare) non è stata ritenuta una conversazione ma un automatismo dell'impianto di allarme della villetta di Garlasco che prevedeva la risposta automatica in caso di due telefonate in ingresso in meno di mezzo minuto. La seconda e la terza come tentativi di raggiungere ancora l'amico che, sentito come testimone, disse di non ricordare di aver annunciato la propria partenza. «Non c'era l'abitudine fra noi ragazzi di salutarci quando uno partiva, anche perché era una questione di dieci giorni quindi non mi era nemmeno venuto in mente di mandare un messaggio o fare una telefonata per salutare». Da parte dela famiglia Poggi, a parlare è il legale. «È il settimo tentativo - a partire dal 2015 - di ribaltare la sentenza passata in giudicato», ossia da quando la Cassazione ha condannato in via definitiva Alberto Stasi a 16 anni di carcere, afferma Gian Luigi Tizzoni, l'avvocato della famiglia. «C'è stato un primo tentativo di ricorrere in Cassazione con un ricorso straordinario che è stato respinto, due tentativi di revisione respinti dalla Corte d'Appello di Brescia (e nel secondo caso anche dalla Cassazione), ci sono state già due denunce avanzate e archiviate dalla Procura di Pavia e infine il ricorso alla Corte europea dei Diritti dell'Uomo che ha recentemente stabilito che il processo ad Alberto Stasi è stato equo», spiega l'avvocato che da sempre è al fianco dei genitori (Giuseppe Poggi e Rita Preda) e di Marco, fratello della vittima. «Grosso modo, dal 2015 a oggi, penso che siano una quarantina i magistrati che ne sono occupati e tutti hanno convenuto sulla certezza della responsabilità di Stasi oltre ogni ragionevole dubbio. Rimaniamo in attesa di capire quale aspetti la Procura di Pavia, che sembra portare avanti questa iniziativa, ritiene che tutti questi (precedenti, ndr) magistrati abbiano sbagliato nelle loro decisioni» conclude Tizzoni.
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