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Ecco i reati commessi dai 40 clandestini in Albania. Ma per la sinistra è... "fascetta nera"
13-04-2025, 07:34
«Una vergogna, neanche gli animali», copyright Cecilia Strada. «È il primo campo di concentramento europeo contemporaneo», parola di Ilaria Salis. «Sadica deportazione», definizione di Riccardo Magi. Sono solo alcune delle proteste divampate a sinistra all'arrivo dei quaranta migranti, tutti clandestini, nel centro per i rimpatri (Cpr) di Gjader. Il motivo di tanto clamore sono le fascette che avevano ai polsi, una misura di precauzione adottata dalle forze dell'ordine che li hanno accompagnati nel tragitto da Brindisi all'Albania. Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, spiega che si tratta di «una pratica normalissima, adottata dagli operatori in loro piena autonomia, che rivendico e condivido». La sinistra però non si placa. E grida allo scandalo. Eppure basta dare un'occhiata ai precedenti e alle condanne di questi clandestini, tutti in attesa di espulsione, per capire che si tratta di soggetti pericolosi. Ecco un breve elenco dei reati di cui sono accusati: tentato omicidio, violenza sessuale, lesioni aggravate, pornografia minorile, rissa, furto, rapina, atti osceni in prossimità di minori, porto d'armi, detenzione di sostanze stupefacenti, adescamento di minorenni. Ma il problema sarebbero le mani legate, poco importa se siano persone pericolose. Da Napoli per il Med5 dei ministri dell'Interno, con i colleghi omologhi algerino, tunisino e libico, Piantedosi difende il comportamento delle forze di polizia impegnate nel trasferimento dei migranti. «Si tratta di persone trasferite in una condizione di limitazione della libertà personale», spiega il titolare del Viminale, il quale sottolinea come tra loro ci fossero «cinque casi di condanna per violenza sessuale, un caso di tentato omicidio, reati contro patrimonio, furti, resistenza a pubblico ufficiale. Un ampio campionario di precedenti», tale da qualificarli «come persone pericolose». Interviene anche il leader della Lega Matteo Salvini: «Quaranta immigrati clandestini, condannati, con precedenti e in attesa di espulsione, trasferiti in Albania in manette. Dovevano essere portati con le mimose e la colomba pasquale o l'uovo? Pensa te che gente strana che siamo». Il Tai, Tavolo asilo e immigrazione, invece insiste: «Questa ennesima operazione propaganda messa in atto dal governo Meloni in Albania, con l'arrivo della prima nave di deportati in manette, è un'insopportabile esibizione di crudeltà, che calpesta i diritti di quelle persone e i principi del nostro sistema giuridico». L'esibizione di crudeltà sarebbero le fascette ai polsi e non i reati i commessi da queste persone considerate «una minaccia per l'ordine e la sicurezza pubblica» da parte delle autorità italiane. Nello specifico, dieci di questi clandestini hanno precedenti penali e/o di polizia per reati contro la persona (anche gravi, come tentato omicidio, violenza sessuale e lesioni), 16 per reati contro il patrimonio e 7 in materia di stupefacenti. I rimanenti hanno a loro carico violazioni in materia di immigrazione e/o false generalità. Ci sono dei casi emblematici. Uno di loro, entrato clandestinamente in Italia nel novembre 2016, è stato scarcerato il 30 marzo scorso, aveva accumulato pene per un anno 5 mesi e 27 giorni di reclusione per i seguenti reati: porto di armi, furto, resistenza a pubblico ufficiale. Ha riportato più sentenze di condanna per furto, rapina, porto abusivo di armi e lesioni. Un altro migrante è stato oggetto di ben due espulsioni, e dalle banche dati risultano a suo carico reiterati crimini violenti: maltrattamenti e lesioni personali, minaccia di morte ai danni della ex compagna, rissa e detenzione di sostanze stupefacenti. Una volta ha aggredito un senza tetto mentre dormiva con pugni, calci e colpi sulla testa con una bottiglia di vetro. Un altro ancora di questi migranti portati a Gjader, entrato in Italia nel 2016, ha a suo carico una condanna a 8 di reclusione per i reati di detenzione di materiale pornografico, pornografia minorile, adescamento di minorenni, violenza sessuale aggravata e pornografia virtuale. Un quarto caso è quello di un bengalese sbarcato in Italia nel 2021, espulso per motivi di «pericolosità sociale», vanta sul suo curriculum precedenti penali per porto di armi od oggetti atti ad offendere, atti osceni in prossimità di minori, furto aggravato e violenza sessuale ai danni di una ragazza minorenne presso una stazione ferroviaria. Lo scandalo però sono le fascette ai polsi.
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