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Ecco la "bomba" di Giletti: il ruolo di Scarpinato e le accuse a Pignatone
Oggi 22-09-25, 08:45
Nuove rivelazione su mafia e appalti, che delineerebbero il presunto conflitto di interessi di Roberto Scarpinato a sedere nella Commissione Antimafia per l'affaire Natoli. E un interrogatorio del mafioso Giovanni Brusca, che getterebbe ombre su Giuseppe Pignatone. È una puntata bomba quella che apre la nuova stagione de «Lo Stato delle Cose», il programma di Massimo Giletti su RaiTre, che stasera tratterà l'inchiesta «mafia e appalti», in cui sono indagati per favoreggiamento a Cosa Nostra Pignatone, già procuratore aggiunto di Palermo, poi Roma e infine presidente del Tribunale Vaticano, l'ex sostituto procuratore a Palermo Gioacchino Natoli e il generale della Finanza Stefano Screpanti. È proprio davanti al procuratore capo di Caltanissetta, Salvatore De Luca, che lo scorso 30 giugno si è presentato per un interrogatorio Giovanni Brusca, il mafioso che azionò il telecomando per far saltare in aria Giovanni Falcone e la sua scorta. Secondo i documenti su cui avrebbe messole mani Giletti, Brusca sosterrebbe di aver sentito parlare della famiglia del magistrato, che «Salvatore Riina diceva che erano vicini ai Buscemi». Nelle carte che verranno mandate in onda stasera, il mafioso avrebbe detto al pm di aver saputo «da Pino Lipari o da Totò Riina che il Buscemi aveva a disposizione il magistrato Pignatone, si diceva che il dottor Pignatone fosse stato trattato bene da Buscemi in occasione di un acquisto di un appartamento». Questo stralcio dell'interrogatorio a Brusca e una serie di intercettazioni tra Natoli e l'ex collega Scarpinato, oggi nella Commissione che deve fare luce proprio sulla stagione delle stragi, verranno rivelati stasera in esclusiva da Giletti, che scandaglierà soprattutto la vicenda che ha portato sulla graticola Scarpinato, finito nella polemica politica perché avrebbe preventivamente concordato con Natoli i contenuti di una successiva audizione dell'ex collega davanti alla stessa Antimafia, presieduta da Chiara Colosimo. Una questione che il giornalista aveva già affrontato nella puntata del 21 ottobre scorso, quando aveva intervistato in esclusiva Scarpinato, chiedendo conto delle indiscrezioni giornalistiche che in quei giorni riportavano alcune conversazioni, captate da microspie installate a casa di Natoli, che rafforzavano l'ipotesi sul fatto che l'ex collega avrebbe concordato con Natoli cosa dire a San Macuto. «Ho parlato con Natoli prima ancora che iniziassero le audizioni in Antimafia perché lo avevo indicato come una delle persone che dovevamo sentire, perché ci doveva dire quello che gli aveva detto Paolo Borsellino, ci doveva confidare quello che gli aveva confidato Paolo Borsellino sulle sue paure nei confronti dei servizi segreti, quindi era un mio teste. E su queste cose Natoli aveva fatto dichiarazioni, nel pubblico dibattimento, nel 2017. Quindi io lo volevo sentire per questi motivi. È per questo che io gli dicevo "guarda ti sentiremo su queste cose". Di questo parlavamo», si era giustificato Scarpinato nell'intervista con Giletti, negando che tra lui e l'ex collega indagato ci fosse un accordo né che sussistesse un conflitto d'interessi sulla permanenza del grillino in Commissione. Non solo: ipotizzava un complotto contro di lui da parte della maggioranza a San Macuto. Ora, però, «Lo Stato delle Cose» avrebbe messole mani sulle intercettazioni, che verranno svelate nella loro interezza stasera, anche se Il Tempo è in grado di fornirvi alcune anticipazioni. Una in cui Scarpinato e Natoli, secondo l'inchiesta di Giletti, parlano della possibilità di far audire in Commissione il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, proprio in relazione alle accuse che la Procura di Caltanissetta muove a Natoli, il cui fulcro sono le indagini degli anni Novanta che, secondo fonti, sarebbero il movente della strage di via D'Amelio. Quei rapporti tra i clan e la politica per l'aggiudicazione delle gare che avrebbero aperto la strada all'attentato in cui morì il giudice Paolo Borsellino, il 19 luglio 1992. Secondo i pm di Caltanissetta, Natoli avrebbe insabbiato l'indagine di Massa Carrara, confluita poi nel procedimento sugli appalti gestiti dalla criminalità organizzata, al fine di favorire l'imprenditore palermitano Francesco Bonura. L'ex pm avrebbe inoltre aiutato a eludere le indagini anche ad altri imprenditori, tra cui Raoul Gardini. Perla Procura, sarebbe «l'istigatore» di una condotta messa in atto in concorso con l'ex procuratore di Palermo, Pietro Giammanco, e con l'allora capitano della Finanza Screpanti. «L'attuale procuratore di Palermo, proprio perché è in carica e ha una visibilità mediatica pari a 101, è colui che va tirato in ballo», direbbe Natoli secondo quanto rivelato dal programma di RaiTre. «Ma bisogna prepararsi a dire; quelle di Massa Carrara sono rimaste a Massa Carrara», sottolineerebbe Scarpinato, aggiungendo che «ti farò questa domanda quando sarò lì (commissione): lei sa che rapporti c'erano tra Lima e Borsellino?». In un'altra intercettazione, il pentastellato sembrerebbe accordarsi con Natoli sull'eventuale audizione di De Lucia e attaccherebbe perfino Lucia Borsellino, la figlia del giudice ucciso, dicendo che «all'ultima seduta ha prodotto quell'agenda e io manco l'ho capito. L'ho capito dopo quando ho letto l'articolo di Sansonetti! Lo scopo era di dimostrare che il mio numero non c'era nell'agenda di Borsellino e quindi io non ero suo amico!». La conversazione, secondo l'inchiesta di Giletti, proseguirebbe con il senatore grillino che spinge Natoli ad «essere operativi! Tu puoi, come dire, anticipare a De Lucia che noi lo vogliamo sentire per vedere con che atteggiamento viene? Perché quello diventa un momento decisivo... se parla in un certo modo... se no facciamo un boomerang, eh». Insomma, intercettazioni che, se confermate, potrebbero avere ripercussioni sia nell'inchiesta che a livello politico.
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