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Garlasco, il Dna di "ignoto 3"e la contaminazione della garza: cosa sappiamo
15-07-2025, 17:25
Nuovo risultato sul fronte dell'incidente probatorio sul delitto di Chiara Poggi a Garlasco. Sono tre su cinque i risultati 'utili' sul fronte della garza che è stata usata nella bocca della ventiseienne per raccogliere il suo materiale genetico da confrontare con le tracce dell'omicidio del 13 agosto 2007. E anche la replica sulla terza 'traccia' ha restituito un presunto inquinamento. Di questa ripetizione ne dà conto la mail della genetista Denise Albani - scelta dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli - inviata nella tarda mattinata ai consulenti del nuovo indagato Andrea Sempio, del condannato Alberto Stasi e della famiglia della vittima. Sulla garza di pochi centimetri usata in sede di autopsia e che ha toccato tutte le pareti della bocca della giovane sono stati fatti cinque prelievi. Uno ha mostrato un aplotipo Y (linea maschile) compatibile al 99% con Ernesto Gabriele Ferrari l'assistente del medico legale, un secondo è in parte sovrapponibile a Ferrari e in parte no (fino a qui gli elementi noti) e la seconda replica odierna ha restituito anche nel terzo prelievo una traccia 'mista' di Ferrari e dello stesso materiale ignoto. Si tratta di un campione ancora più eseguo e degradato degli altri due e che avvalora che la garza fosse già contaminata prima del prelievo. In tutti e tre i casi si tratta di campioni che sono inferiori a una sola cellula (tra i 2 e i 4 picogrammi) rispetto alla quantità della vittima (presente con concentrazioni nell'ordine dei 40.000 picogrammi) e che la logica e la scienza lega a un "inquinamento". E che questa sia l'ipotesi a cui crede l'esperta del giudice è anche legata alla sua richiesta di "qualche specifica in più" al medico legale Marco Ballardini per capire come e da chi è stata maneggiata la garza durante l'autopsia. "Oggi sappiamo che è presente nel cavo orale della povera Chiara un DNA maschile, ignoto, non sappiamo a chi appartiene. Ora, come prima cosa, nel momento in cui ci saranno le risultanze scientifiche, la Procura che è l'unica titolata a svolgere le indagini, dovrà compiere tutti gli accertamenti al fine di valutare, stabilire, se si può affermare a chi appartenga questo DNA. Questo è un ulteriore elemento investigativo che dovrà essere sviluppato", ha affermato Antonio De Rensis, difensore di Alberto Stasi, in una dichiarazione alle telecamere del programma "Filorosso", su Rai 3. "Certo questa possibilità potrebbe, con tutta la prudenza del caso, rappresentare un elemento importante, ma al momento non dobbiamo dimenticare che è di un soggetto sconosciuto", ha proseguito l'avvocato. "Dobbiamo procedere con prudenza e per gradi, ricordando a tutti noi che chi svolge le indagini è la Procura della Repubblica".
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Il Tempo
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