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Garlasco, la genetista di Sempio e l'ex di Stasi stanno con Nordio: "Ha ragione"
Ieri 28-10-25, 20:47
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio è tornato a far riferimento alle nuove indagini sul delitto di Garlasco nell'ambito di un discorso più ampio sul processo e sulla giustizia, scatenando accese polemiche soprattutto da sinistra. Cosa ha detto l'esponente del governo Meloni? "Da un punto di vista giuridico, ricostruire fatti così risalenti nel tempo, soprattutto quando coinvolgono indagini tecniche come l'esame del DNA o delle tracce ematiche o delle tracce organiche, lo dico da ex Pubblico Ministero, non è una cosa facile - le parole di Nordio -. L'azione penale però è obbligatoria, i pubblici ministeri che stanno seguendo questa seconda inchiesta, io li conosco, sono persone serissime. E quindi, tra l'altro, se sorgono dei dubbi sulla colpevolezza del primo imputato, perché magari è colpevole questo secondo, o magari è colpevole un terzo che non conosciamo, allora è giusto indagare, quantomeno per risarcire quel poveretto che si è fatto tanti anni di galera. Però, ripeto, non conoscendo le carte, io prospetto soltanto questa situazione, che effettivamente per il cittadino è abbastanza paradossale". Ragionamento lungo e articolato, sintetizzato da alcuni come una sorta di sentenza su Garlasco: "Bisogna avere il coraggio di arrendersi". Se ne parla nel corso di Ignoto X, programma di La7 condotto da Pino Rinaldi, dove due professionisti del sistema giustizia danno ragione al ministro su tutta la linea. La genetista Marina Baldi, consulente di Andrea Sempio, afferma che "il discorso fatto dal ministro è sicuramente molto centrato. Estrapolando le frasi sembrava quasi che avesse detto altro, invece effettivamente lui ha ragione, ci sono delle circostanze in cui forse bisogna avere il coraggio di fermarsi", dice la consulente che tuttavia cita due casi, quello di Beniamino Zuncheddu risultato innocente dopo una vita in cella e il delitto dell'Olgiata risolto dopo tre decenni. Matteo Fabbri, ex genetista consulente di Alberto Stasi, sposa "in pieno" quanto detto dalla collega e da Nordio: "Credo che quando venga meno, come dire, una coerenza temporale tra un delitto e l'indagine, difficilmente possiamo aggiungere a qualcosa di concreto e di solido. Vi sono anche esempi, come quello citato dalla collega Baldi, che invece dopo anni possono portare a un risultato, però statisticamente sono molto pochi. Mi auguro ovviamente di tutto cuore che questo possa essere uno di quei rari casi in cui a distanza di 18 anni possiamo tornare a far luce su un caso, soprattutto per dare la verità a una persona che non c'è più".
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