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Garlasco, la telefonata fantasma e il giallo del tutore della Cappa
Ieri 01-06-25, 07:31
C'è una strana telefonata, dimenticata tra le migliaia di pagine che raccontano il giallo di Garlasco. Un dettaglio trascurato, rimasto irrisolto tra i tanti misteri che avvolgono l'assassinio di Chiara Poggi, massacrata la mattina del 13 agosto 2007. E che oggi apre ulteriori interrogativi nell'inchiesta, alla luce delle nuove rivelazioni e di quegli oggetti metallici recuperati nella roggia di Tromello, che hanno riportato nel polverone mediatico le gemelle Stefania e Paola Cappa, non indagate ma nella lista di coloro che dovranno fornire il Dna per l'incidente probatorio. Si tratta di una telefonata arrivata al fisso dei Cappa alle 10.34, circa un'ora dopo l'omicidio della cugina Chiara, non ancora scoperto. In quel momento a casa ci sono le sorelle. Paola è in convalescenza con un tutore, a seguito di un intervento chirurgico per la frattura del piatto tibiale e un suicidio tentato due giorni prima. Stefania studia fino alle 9.30, quindi chiama un'amica e libera il telefono verso le 10.20 circa. «Non ricordo di aver fatto altre chiamate oltre quella a Lucrezia, né di averne ricevute», risponde il 7 febbraio 2008 ai carabinieri, che le mostrano i tabulati. «Il numero 335 », replica Stefania, «non so chi appartenga. Il nome "Farina srl" non mi dice nulla». Eppure da quel cellulare la chiamata delle 10.34 dura «33 secondi». La gemella liquida la questione: «Se la telefonata è stata così breve devo avere risposto e messo giù. Non so con chi possa avere parlato se ho risposto io». Il misterioso interlocutore, secondo gli approfondimenti, sarebbe un manager della Farina Srl, un'azienda di Garlasco che produce e fornisce, tra le altre cose, dispositivi ortopedici e medicali, compresi i tutori. E in quel momento proprio Paola indossa un tutore, che però verrà sequestrato soltantoil 13 febbraio 2008 e non sei mesi prima. La spiegazione la dà Stefania quel giorno stesso in un'intercettazione con un amico: i carabinieri le avrebbero detto «è perché se fossimo venuti immagina cosa avrebbero detto i media?». A ingarbugliare ulteriormente la faccenda del tutore un vocale che Paola manda, dopo la riapertura dell'inchiesta contro Andrea Sempio, all'ex manager dello spettacolo, Francesco Chiesa Soprani. La gemella, per la prima volta, parla di un gesso, di cui non c'è traccia né nei verbali né nelle cartelle cliniche agli atti, relative al suo intervento chirurgico. «Ma tu lo sai che siccome noi ci siamo offerte di collaborare all'inizio...i primi tre-quattro giorni...quando non c'è proprio l'idea di niente e nessuno...essendomi offerta di collaborare ma avendo un gesso dall'inizio della gamba...dalla coscia alla caviglia...sai cosa mi han fatto? Allora mi hanno detto "te lo tagliamo"... "va bene, ok". Quindi sono dovuta andare di volata al Pronto soccorso», spiega, «a farmi reingessare la gamba...no, cioè, queste son cose che non sa nessuno...e però quella cosa lì mi ha provocato un casino, perché togliendomi il gesso in quel modo, siccome non era ancora a posto, non si è drenato bene il sangue e mi hanno dovuto poi mettere un catetere...».
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