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Garlasco, l'albergatore di Falzes: "Marco Poggi non era qui con i suoi genitori"
Oggi 26-06-25, 07:45
Nuovo colpo di scena nel delitto di Garlasco. Perché dopo diciott'anni spunta la testimonianza del gestore dell'hotel di Falzes, in Trentino, dove la famiglia Poggi si trovava in vacanza quando Chiara, il 13 agosto 2007, è stata uccisa nella villetta di via Pascoli. L'albergatore avrebbe raccontato al settimanale Giallo che nella sua struttura, quell'estate, erano sì ospiti Giuseppe e Rita, ma il figlio Marco non c'era. Un racconto che si contrappone alle dichiarazioni agli atti dell'inchiesta, che raccontano perfino come, in quella vacanza, con Marco ci fosse anche l'amico della comitiva, Alessandro Biasibetti, partito pure lui con la sua famiglia il 4 agosto, mentre i Poggi erano arrivati in montagna il 5. Il gestore, però, sottolineando che i genitori di Chiara avrebbero prenotato solo una matrimoniale per la coppia e che nessuna stanza sarebbe stata presa per il figlio, smentisce anche la presenza, nella sua struttura alberghiera, della famiglia Biasibetti. Una rivelazione pesante, che getta ombre su una famiglia fermamente convinta della colpevolezza di Alberto Stasi e gravata ancora dal dolore per la riapertura dell'inchiesta che mette sotto accusa l'amico di Marco, Andrea Sempio, ora indagato per omicidio in concorso con altri. L'indiscrezione del gestore dell'hotel ha suscitato l'indignazione dei Poggi. «Non c'è limite alla fantasia, né alla volontà di vendere falsi scoop sulla pelle delle persone coinvolte. Dispiace che la Procura di Pavia non abbia sinora sentito il bisogno di intervenire nemmeno di fronte alle innumerevoli falsità che leggiamo ogni giorno, su iniziativa di soggetti privi di qualsiasi scrupolo», hanno scritto in una nota gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, che rappresentano i genitori e il fratello di Chiara. Già nelle settimane scorse Giuseppe e Rita avevano rotto il silenzio, dopo le falsità sulla povera Chiara e le fantasiose ipotesi di un altro uomo. «Infangano mia figlia, era una ragazza pulita, non aveva segreti né amanti», assicurava mamma Rita, la quale aveva poi fatto riferimento al tentativo di «tirare dentro Marco», aggiungendo che «c'è chi vede con sospetto perfino il suo silenzio. Ma perché deve dire qualcosa per forza?». E chi oggi come l'albergatore parla, raccontando elementi nuovi riguardanti proprio Marco, ha dalla sua parte il fatto che, purtroppo, l'inchiesta di allora è priva di qualsiasi documentazione riguardo alla vacanza in Trentino. Chi all'epoca ha indagato ha raccolto gli scontrini di Sempio, quelli della famiglia Cappa, ma ha dimenticato di mettere agli atti, e non sulla base di un sospetto ma per la completezza degli accertamenti, tutta la documentazione riguardante la vacanza in montagna, come ad esempio le fatture dell'hotel, né ha audito le persone che erano con i Poggi. Quello che salta all'occhio nella nuova inchiesta contro Sempio è che, nonostante le chiamate a casa di Chiara del 7 e l'8 agosto che lui sostiene di aver fatto perché cercava Marco, nessuno ha sequestrato non solo i tabulati del cellulare di Sempio, ma nemmeno quelli di Marco, mentre sono stati acquisiti i report dei telefonini dei genitori di Chiara. E c'è un altro dettaglio poco chiaro nell'analisi del traffico telefonico: mentre entrambi i cellulari dei genitori agganciano la cella di zona, contrassegnata dall'identificativo BZ, quella raggiunta dal dispositivo di Marco inizia con BD, diversa da quella del padre e della madre.
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