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Garlasco, l'avvocato De Rensis: "Stasi spera ancora che si arrivi alla verità"
Oggi 16-07-25, 07:47
«Alberto, dall'inizio di questa indagine, vive un misto di emozioni. Cerca di razionalizzare il più possibile, perché non è semplice, nella sua condizione, vivere la vicenda giorno per giorno, visto che è in carcere da 10 anni. Guarda con fiducia a questa nuova inchiesta ed è molto grato a chi si sta impegnando per riscrivere la verità sul delitto di Garlasco». A raccontare le sensazioni di Alberto Stasi, di fronte alla scoperta del Dna "Ignoto 3" nella bocca della sua fidanzata Chiara Poggi, per il cui omicidio è stato condannato in via definitiva a 16 anni di prigione, è il suo avvocato Antonio De Rensis, che da tre anni e mezzo affianca la penalista storica di Stasi, Giada Bocellari. Si deve proprio alla caparbia della Bocellari, che nel massimo rispetto della sentenza della Cassazione non si è mai arresa, se nel 2016 uno dei due Dna trovati sulle unghie di Chiara ha acceso i riflettori su Andrea Sempio, oggi accusato dalla Procura di Pavia di omicidio in concorso con altre persone. E dall'incidente probatorio, disposto proprio per accertare se Ignoto 1 sia lui, ora è venuto fuori l'Ignoto 3 dal tampone orofaringeo della vittima. Avvocato De Rensis, questo elemento nuovo, un profilo genetico per ora sconosciuto nella bocca di Chiara, può rappresentare la svolta? «Al momento manteniamo la prudenza. Ma non dimentichiamo come all'inizio di queste indagini, quando si prospettava l'incidente probatorio fortemente contrastato dalle altre parti, si sia detto che non avrebbe portato a nulla. Invece, dopo 18 anni, scopriamo nuove tracce di Dna e verifiche scientifiche all'epoca mai fatte. Già questo sarebbe sufficiente per dire che questa indagine ha un significato. Dobbiamo ancora arrivare all'elemento centrale dell'accertamento, il Dna sulle unghie di Chiara, e già abbiamo la possibile presenza di Dna ignoto nel cavo orale della vittima. Qualora verrà riscontrato che non c'è contaminazione, questo porterebbe a un nuovo sviluppo dell'indagine, perché è chiaro che la Procura di Pavia svolgerà tutti gli approfondimenti possibili per capire chi è il soggetto che ha lasciato il suo profilo genetico poco prima della morte di Chiara». Cosa c'è di diverso oggi nei confronti di Alberto, rispetto al passato? «Intanto se siamo arrivati qui è soprattutto per il grande lavoro della collega Bocellari. Questa nuova indagine, abbinata a un'attenta comunicazione, ha portato all'attenzione dell'opinione pubblica elementi che forse non erano emersi prima: dubbi, criticità, lacune della vecchia indagine. E quando gli errori sono cosi evidenti credo debbano amplificare il ragionevole dubbio». E se si scoprisse che Stasi non è l'assassino? «Non voglio guardare troppo avanti, ragioniamo giorno per giorno. Ma sono convinto che chi svolge il ruolo di magistrato debba avere molto coraggio. E questa Procura, insieme ai carabinieri di Milano e ai genetisti, stanno dimostrando di averne. D'altronde senza coraggio, non c'è giustizia. Mi piacerebbe, invece, intravedere nelle parole di chi ha svolto le indagini nel 2007 un po' più di umiltà, riconoscendo in modo chiaro che, forse, non tutto è stato fatto nel migliore dei modi».
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