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Garlasco, "Non l'ho assolto subito perché…”: cosa rivela il giudice Vitelli su Stasi
Oggi 12-09-25, 14:14
“Ho sempre ritenuto il caso di Garlasco un caso paradigmatico di ragionevole dubbio. Ed è ragionevole, a mio avviso, dubitare che sia stato davvero Alberto Stasi”. A parlare è Stefano Vitelli, il giudice che assolse in primo grado l'ex studente bocconiano, oggi 41enne, poi condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, uccisa nella villetta al civico 8 di via Pascoli a Garlasco il 13 agosto del 2007. Ospite del programma Ore 14 Sera, la trasmissione di approfondimento giornalistico condotta da Milo Infante, Vitelli ha spiegato le ragioni che all'epoca lo indussero a dubitare della colpevolezza di Alberto Stasi, tanto da propendere per l'assoluzione. Le prime indagini e il movente Com'è noto, le prime indagini sul delitto furono piuttosto incerte e lacunose. “C'erano molteplici criticità. - ha puntualizzato Vitelli - Si pensi al computer di Alberto Stasi dove, seppur in buona fede, il contenuto era stato sporcato dagli accessi abusivi da parte dei carabinieri”. C'è poi la questione relativa al movente che, ancora oggi, è oggetto di approfondimento da parte dei pm pavesi nella nuova inchiesta coordinata dal procuratore Fabio Napoleone. “In primo grado - ha proseguito il giudice - ci siamo concentrati sul possibile forte litigio serale legato al fatto che Chiara avrebbe potuto vedere sul pc di Alberto fotografie pedo-pornografiche. I periti hanno accertato che la ragazza non ha visto quelle immagini, né video di pornografia adulta. Tutto può accadere nelle dinamiche umane e di coppia, certo è che il movente va provato”. Ad onor del vero, occorre precisare che Alberto Stasi fu assolto dall'accusa del reato di pedopornografia. “Ecco perché non ho assolto subito Alberto Stasi” Incalzato dalle domande della criminologa Roberta Bruzzone, ospite fissa del programma di Rai 2, Vitelli infine ha spiegato perché al tempo decise di rifare le indagini invece di assolvere subito l'ex studente bocconiano. “Non ho assolto subito perché era un omicidio, era un caso talmente grave che non me la sentivo di assolvere subito. Volevo approfondire in maniera multidirezionale”, ha chiarito il giudice. Quanto all'assenza di tracce ematiche sulle suole delle scarpe di Stasi, il quale raccontò agli inquirenti di aver trovato il corpo senza vita di Chiara in fondo alle scale della tavernetta, il giudice ha ricordato che “anche i carabinieri che entrarono nella villetta subito dopo Alberto, facendo il suo stesso tragitto per due volte, avevano le scarpe pulite”. Infine, ha concluso Vitelli: “Questo non significa che Stasi ha detto il vero, è uno dei tasselli che pone il dubbio sul fatto che sia entrato davvero nella casa”.
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