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Garlasco, problema con le impronte. Sempio resta quasi un'ora in caserma
17-04-2025, 07:42
Un secondo prelievo delle impronte digitali con l'inchiostro, da affiancare a quelle rilevate con il laser. È per effettuare un nuovo campionamento dattiloscopico, dopo quello già rilevato il 4 marzo scorso insieme al tampone salivare per la comparazione del Dna, che ieri mattina Andrea Sempio è stato convocato nella caserma dei carabinieri di Milano Porta Garibaldi. Sempio, indagato per concorso nell'omicidio di Chiara Poggi del 13 agosto 2007, si è presentato insieme all'avvocato Angela Taccia, che con il collega Massimo Lovati difende il 37enne coinvolto nel caso di Garlasco, dopo la scoperta della compatibilità del suo Dna con il profilo genetico Ignoto 1 sulle unghie della vittima, la cui comparazione sarà cristallizzata nel maxi incidente probatorio fissato per il 16 maggio. «Ci hanno chiamato lunedì sera, spiegandoci che il vetrino dello scanner con cui erano state prese le impronte con il laser era sporco, quindi non si leggevano bene. Per questo i carabinieri hanno deciso di riconvocare Andrea per riprendergli le impronte con il metodo classico, quello dell'inchiostro», ha spiegato l'avvocato Taccia, assicurando che nella convocazione di ieri «è stato solo ripetuto il rilievo dattiloscopico, non è stato fatto alcun altro accertamento». Uscendo dalla caserma, dove è rimasto per quasi un'ora, Sempio ha detto di essere «tranquillo» e non ha risparmiato alcune battute relative all'ulteriore convocazione. «Sto imparando un sacco di metodi nuovi: prima ho visto il laser adesso ho visto l'inchiostro, tra un po' posso venire anch'io qua a fare...», ha scherzato l'indagato, interrotto dalla legale, che sorridendo ha aggiunto: «Sei troppo vecchio per iscriverti all'Arma». L'avvocato Lovati, invece, si è detto veramente «allibito», dal fatto che il problema sulle impronte prese il 4 marzo sia emerso «più di un mese dopo». E mentre Sempio dileggia le nuove indagini, la famiglia Poggi continua a criticare la riapertura dell'inchiesta. Con l'avvocato Gian Luigi Tizzoni che sottolinea come «non c'è un centimetro di questa vicenda che non sia stato esplorato. Abbiamo già vissuto sette anni di processo. È tutto un déjà-vu». Il legale della famiglia della vittima aggiunge «ci sembra più che altro un'inchiesta aperta per scagionare Alberto Stasi e trovare un colpevole alternativo. E siccome conosciamo gli atti processuali, tutto quello che sta accadendo ci lascia davvero perplessi. Anzi - rincara - non lo accettiamo, perché le sentenze finora pronunciate ce lo impongono. E poi questo modo di procedere al contrario, mettendo sulla graticola un ragazzo (Sempio, ndr), per poi eventualmente chiedere la revisione del processo ci lascia a bocca aperta. In genere - conclude - prima si chiede la revisione del processo e, nel caso in cui viene accolta, si indaga».
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