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Garofani, cosa è successo: la cena tra romanisti e il "traditore" con altra fede
Oggi 21-11-25, 10:16
L'intervista di Garofani, la lista delle sedici persone sedute a quel tavolo sulla terrazza Borromini, il giallo della mail inviata domenica sera ad alcuni giornali e l'amarezza di Luca Di Bartolomei per la talpa che ha tradito e che ora tutti cercano. Sono gli elementi attorno a cui ruota tutta la vicenda del presunto «piano anti Meloni del Colle». Ma partiamo dall'inizio. La fondazione Agostino Di Bartolomei nasce nel 2024 con l'obiettivo di regalare ogni anno dieci borse di studio ai ragazzi delle famiglie meno benestanti della città. All'inaugurazione al Tempio di Adriano sono presenti, fra gli altri, gli ex compagni di squadra del mitico Ago, il sindaco di Verona Damiano Tommasi, il presidente di Sport e Salute Marco Mezzaroma, l'assessore Alessandro Onorato e il segretario del Consiglio supremo di Difesa del Quirinale Francesco Garofani. Giovedì scorso si è svolta la seconda edizione sempre in piazza di Pietra. Dopo l'evento è in programma una cena sulla terrazza del ristorante che si affaccia su piazza Navona. Al tavolo c'è un po' di tutto, avvocati, commercialisti, manager, sportivi o ex sportivi e giornalisti. Sicuramente non ci sono, come si è letto in qualche ricostruzione, Giovanni Floris, il dirigente Rai Paolo Del Brocco e Lando Sileoni della Fabi (presente solo durante la cerimonia al Tempio di Adriano). Il menù prevede antipasti all'italiana e pasta alla norma. Nel frattempo si chiacchiera del più del meno, ovviamente gran parte della discussione verte sulla Roma. Poi però inevitabilmente, visti anche i commensali, si finisce a parlare di politica e qui Garofani si lascia andare a una serie di considerazioni confortato dal fatto di essere «fra amici». La sintesi è semplice: così come stanno le cose la sinistra non ha grandi carte da giocare, ma sarebbe interessante vedere cosa riesce a combinare il duo Prodi-Ruffini. Non è un discorso che viene fatto tutto d'un fiato, ma in un arco temporale molto più lungo. Ed è per questo che Di Bartolomei, intervistato dal Corriere della Sera, si augura «che qualcuno tiri fuori» la registrazione. Da lì si capirebbe, infatti, il tono delle dichiarazioni, ben lontano da chissà quale macchinazione contro il governo. C'è un'altra questione. Non solo Garofani non ha mai parlato di "scossone", e infatti anche nella mail inviata domenica a molti giornali il termine non viene virgolettato, ma le sue dichiarazioni, riportate da La Verità, sarebbero state tagliate e messe insieme da una serie di botta e risposta con altri commensali durante l'intera serata. Quindi, di nuovo, se davvero ci fosse qualcuno che ha registrato avrebbe dovuto farlo per ore per riuscire a raccogliere tutte le parole del consigliere del Capo dello Stato. Di Bartolomei si è detto «addolorato» sia per il trattamento subito da Garofani perché è evidente che «qualcuno abbia tradito un patto decennale». E qui arriviamo all'ultimo elemento: chi ha tradito? Chi l'ha fatto era seduto sicuramente a quel tavolo e dopo aver ascoltato le parole di Garofani, pensando di avere fra le mani lo scoop del secolo, preso dalla frenesia, ha fatto una serie di chiamate e scritto alcuni messaggi. A chi? Lo può sapere solo il diretto interessato, Di Bartolomei parla di una storia «data in pasto a chi aveva l'agenda per diffonderla». Sicuramente ha scritto un articolo, o comunque un resoconto, il giorno dopo; quindi venerdì. Infatti nel pezzo uscito martedì su La Verità, firmato dall'inesistente Ignazio Mangrano, si legge «ieri sera»; evidentemente una svista che però svela la tempistica con cui è stata inviata la soffiata. Poi, forse non vedendo riscontri, domenica ha deciso di inviare una mail a molti giornali (sicuramente a La Verità e a Il Giornale) dall'indirizzo stefanomarini@usa.com e firmata Mario Rossi. Ma torniamo al giallo della talpa. Di suggestioni se ne sono fatte e lette tante, sicuramente non c'erano camerieri con le barbe finte o microspie installate da chissà chi. La questione sembra essere più banale. Forse il circolo dei romanisti è stato tradito da uno dei pochi, seduto a quel tavolo, a non condividere la stessa fede calcistica.
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