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Ghisleri affossa la sinistra: "Italiani non vogliono essere strumentalizzati"
Oggi 03-10-25, 08:52
Negli ultimi giorni la politica italiana è stata attraversata da un acceso dibattito sulla solidarietà al popolo palestinese. Tuttavia, un'analisi attenta dei sondaggi rivela una realtà più complessa di quanto si possa immaginare: gli italiani sono senz'altro vicini alla causa di Gaza, ma non condividono affatto la strategia adottata dalla sinistra per tradurre questo sentimento in azione politica. A confermarlo è Alessandra Ghisleri, una delle sondaggiste più accreditate nel nostro Paese, che in una recente intervista concessa a “La Stampa”, con i dati alla mano boccia senza mezzi termini l'intera linea seguita dai partiti progressisti, dallo sciopero generale alla mobilitazione per la Flotilla, fino alla scelta di scommettere su temi identitari nelle elezioni regionali. Partiamo dallo sciopero generale proclamato dai sindacati in segno di solidarietà al popolo palestinese. “Sei italiani su dieci sono solidali con Gaza e molti hanno anche partecipato alle manifestazioni di piazza – spiega Ghisleri –. Però c'è una differenza fondamentale: scendere in piazza è una cosa, ma costringere i lavoratori a una giornata di lavoro non pagata per una causa esterna ai loro problemi è un'altra”. La sondaggista sottolinea come molti italiani si stiano domandando quale sia il reale senso di un'azione che blocca i trasporti o impedisce di lavorare. “Se un lavoratore non può andare al lavoro perché i trasporti sono bloccati, potrebbe pensare: cosa è effettivamente utile alla causa palestinese e cosa non lo è?”, continua Ghisleri. Il rischio concreto è che lo sciopero venga vissuto come una strumentalizzazione politica, un'imposizione che scarica sui cittadini un disagio per questioni estranee ai loro problemi concreti. “Gli italiani si sentono fragili e vulnerabili, e non trovano nei sindacati un impegno sufficiente”, aggiunge la sondaggista, evidenziando come questo allontanamento tra lavoratori e sindacati sia un elemento di debolezza per la sinistra. La bocciatura della strategia delle opposizioni prosegue con la mobilitazione attorno alla Flotilla, la nave umanitaria bloccata dall'esercito israeliano nel tentativo di raggiungere Gaza. Su questo tema l'opinione pubblica è divisa. “Si dividono tra chi pensa che il governo abbia tutelato la sicurezza della Flotilla – il 35 per cento – e chi sostiene il contrario, il 36 per cento”, racconta Ghisleri. I sostenitori dell'azione governativa sono soprattutto elettori di centrodestra, mentre quelli contrari appartengono al centrosinistra. Ma la sondaggista fa notare un dato curioso. “Tra gli elettori di Fratoianni e Bonelli, che appartengono all'area della sinistra radicale, ben l'83 per cento approva la decisione del governo di inviare un pattugliatore della Marina per tutelare la sicurezza della Flotilla”. Riconoscono quindi alla leadership di Giorgia Meloni meriti importanti, soprattutto nella gestione della sicurezza nazionale e nella politica estera. Questo evidenzia come, anche in settori ideologicamente distanti, esista una visione pragmatica e responsabile che spesso viene ignorata dai vertici politici. “Questi elettori hanno opinioni che non coincidono sempre con quelle dei loro rappresentanti politici – osserva Ghisleri – ed evidentemente pensano che la provocazione degli attivisti sia stata giusta, ma che fosse necessario anche tutelarli da eventuali rischi”. Non meno significativa è la conseguenza della strategia della sinistra nelle elezioni regionali, specialmente nelle Marche. Qui Matteo Ricci, europarlamentare e candidato Pd, ha scelto di puntare sul riconoscimento della Palestina come primo atto di governo in caso di vittoria. Una mossa che però si è rivelata un boomerang. “Ricci ha puntato il dito su temi identitari di caratura nazionale e questo lo ha fatto sentire più lontano dal localismo delle elezioni regionali”, chiarisce Ghisleri. I numeri parlano chiaro: “Il Pd nelle Marche ha perso poco più di quarantamila voti rispetto al 2020 e ha avuto la peggior performance locale degli ultimi anni”. A farne le spese è stata soprattutto la componente moderata e centrista dell'elettorato, che si è allontanata dal partito. Al contrario, il candidato di centrodestra Francesco Acquaroli, meno mediatico ma più concreto, ha centrato la vittoria puntando sui problemi reali delle persone. “Per vincere le elezioni non serve essere grandi comunicatori, ma raccontare alla gente ciò che hai fatto e cosa vuoi fare”, sottolinea Ghisleri. Il quadro complessivo che emerge è quindi molto netto: gli italiani, pur manifestando solidarietà e attenzione verso le cause internazionali come quella palestinese, non vogliono essere strumentalizzati o coinvolti in battaglie politiche che non rispondono ai loro bisogni immediati. La sinistra, con la sua linea fatta di simboli e mobilitazioni ideologiche, sembra aver perso il contatto con la realtà concreta del Paese, pagando un prezzo politico molto alto, sia in termini di consenso sia di credibilità.
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