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GINNASTICA DINAMICA MILITARE ITALIANA - RISCOPRIAMO LA SALUTE ATTRAVERSO IL MOVIMENTO
Ieri 15-04-25, 20:45
Nella sala Caduti di Nassirya presso il Senato della Repubblica a Roma, organizzata su iniziativa del Senatore e membro 6^ commissione finanza e tesoro Marco Croatti, è andata in scena la conferenza stampa GINNASTICA DINAMICA MILITARE ITALIANA - RISCOPRIAMO LA SALUTE ATTRAVERSO IL MOVIMENTO. Ad accogliere i presenti il Senatore Croatti, che è intervenuto spiegando che “Il Senato è sempre orgoglioso di persone che portano avanti discipline sportive che promuovono il movimento come questa e di poterle ospitare mentre la spiegano”; a lui ha fatto eco in collegamento la Senatrice Giusy Versace, che ha sottolineato come lo sport sia stato fondamentale nel suo percorso. Subito dopo, i presenti hanno avuto modo di entrare nel mondo della GDMI - Ginnastica Dinamica Militare Italiana ascoltando le parole di MATTEO SAINAGHI, che ha dato vita a questa disciplina nel 2013 insieme a Mara Uggeri: “Innanzitutto, vorrei partire spiegando il significato del nome: Ginnastica come attività che tende, mediante una serie ordinata di esercizi, a sviluppare l'apparato muscolare e a dare robustezza e agilità al corpo umano (secondo la definizione Treccani); Dinamica come opposizione di statica, quindi veloce, forte ed efficiente; Militare perché sono presenti caratteristiche di ordine e comando per ottimizzare la classe allenante, togliere le barriere sociali tra i partecipanti e dare disciplina all'esecuzione; Italiana…perché io sono nato in Italia e anche il protocollo è nato qui, con metodologia italiana, lontano dall'esterofilia che ci ha spesso colpiti nel corso del tempo. 1978 invece è l'anno in cui Mennea stabilì il record mondiale sui 200 metri con lo straordinario 19,72 - spiega Sainaghi - Vengo da uno sport come il rugby che mi ha insegnato tanto e dove il gruppo e il senso di appartenenza, la volontà e il sacrificio sono alla base della pratica sportiva e dell'allenamento e dove gli orpelli e i fattori esterni contano poco: è nata da lì l'idea di formare una squadra che si allenasse in maniera intensa e senza scuse, all'aperto, sotto la pioggia o al caldo, senza scuse e senza nessun comfort, senza nemmeno la musica. Sono partito con un centro di prova, a Brescia, con due persone, che sono poi diventate 10, 20, 50, 100; da lì l'apertura del secondo centro, la presentazione al CONI e la selezione e il continuo allenamento degli istruttori, persone caparbie e con attitudini centrate sullo sport. Oggi i centri sono quasi 600 in tutta Italia e siamo diventati la società sportiva più grossa d'Italia e d'Europa come numero di tesserati (circa 60.000)”. L'introduzione di Sainaghi è stata anche l'occasione per parlare di movimento e motivazione “un sistema mentale, questo, in cui prima ci si muove e poi si trova la motivazione, che ci ha dato ragione”, e di fatica, concetto che sembra oggi quasì “retrò” e autodisciplina: “Se uno non ha autodisciplina, deve essere autodisciplinato. Il proprio benessere non può essere una delega, per la mia esperienza tutti quei centri dove sembra ti dicano “non preoccuparti, ci pensiamo noi a te”, dove ogni tua scusa trova conforto nella controparte, sono progetti fallimentari. Il nostro progetto è ben diverso, quindi, si basa sull'autodisciplina delle persone. È la prestazione che è il risultato, la prestazione sportiva. La forma fisica che cambia non è il fattore principale, e, anche se cambia nel profondo, non si trova al primo posto. Una volta che tu sei prestativo a livello fisico, anche quello estetico lo seguirà a ruota”. E del fatto che, anche se si tratta di un'attività sportiva individuale, non è certo individualista: “l'altra cosa che funziona è molto è il fatto che comunque, sudando insieme e lavorando all'unisono, tutte le barriere sociali vanno velocemente a sgretolarsi. Nell'allenamento siamo tutti uguali, non c'è spazio per quello che vuole venire a sfoggiare la maglietta di ultima generazione, indossiamo tutti la stessa maglietta e gli stessi pantaloni o pantaloncini, proprio come una sorta di uniforme. Si fa tutti parte di un collettivo, ci si aiuta, e si crea una vera e propria compagnia. Che si allena a 40° sotto il sole la sera d'estate, solo bottiglietta d'acqua, e con le zanzare. Vedere che non mollano di un centimetro, vuol dire che, dal mio punto di vista, abbiamo creato una magia straordinaria a livello sportivo. Un collettivo, però, non solo circoscritto alla sede dove ci si allena ma molto più ampio. Vi faccio un esempio molto semplice, e sono sicuro che sia già successo: chi si allena con GDMI indossa sempre un bracciale verde e se, per esempio su un treno, dovesse accorgersi che la persona di fronte a lui ne indossa uno uguale, è come se davanti a sé ritrovasse un fratello o una sorella, con cui sa di condividere lo stessa sistema allenante. Una sensazione che forse può sembrare difficile da capire per chi la vede dall'esterno”. GINNASTICA DINAMICA MILITARE ITALIANA, ORTODINAMICA e PROTOCOLLO BAMBINI “L'idea dell'ortodinamica - prosegue Sainaghi, rispondendo alle domande della giornalista di San Marino Rtv Sara Bucci - è nata diversi anni fa perché all'università, quando ho fatto la tesi, l'ho fatta sulla rieducazione e sull'ortodinamica, quindi il movimento nell'anziano, non con patologie degenerative. Un allenamento che ha alla sua base i concetti di equilibrio, forza, flessibilità e resistenza, per cui abbiamo fatto uno studio molto attento su degli esercizi specifici, sul modo di camminare, le camminate in cerchio, coordinate, gli scambi di direzione, la capacità visiva della persona “molto adulta” che tende inevitabilmente a diminuire. Anche qui siamo partiti con un solo centro e, oggi, in poco meno di un anno, siamo arrivati a 30 centri in tutta Italia, con iscritti che si trovano benissimo; l'età media è tra i 60 e i 65 anni, ma abbiamo anche persone di 40 anni che, a causa di traumi o incidenti, ha dei grossi problemi deambulatori. Abbiamo dato vita a questo protocollo e l'abbiamo “donato” un po' a tutti nel settore perché, onestamente, non mi sembrava giusto che una persona anziana pagasse una cifra spropositata per 10 sedute specifiche; è attività civica, attività motoria, per questo l'abbiamo portata un po' “al popolo”, con grande odio di alcuni miei colleghi”. Adulti, quindi, molto adulti, ma anche bambini: in GDMI trova spazio anche uno speciale protocollo studiato apposta per i più piccoli, “in cui, partendo dal concetto del gioco e con slide che si ispirano ai personaggi dei cartoni animati, trasmettiamo loro anche messaggi importanti come l'importanza della fatica nel raggiungimento di un risultato e riusciamo a invogliarli a partecipare anche se mancano elementi come lo spirito di competizione di una squadra contro l'altra - spiega Giorgio Bucci, Responsabile Centro e Sud Est GDMI e proprio del protocollo bambini - Il progetto è nato una sera, durante il corso istruttori, quindi in un momento di allenamento di soli adulti: più si andava e si va tutt'ora indietro con le fasce di età e più il problema di coordinazione, motivazione, attenzione e propensione allo sport si fa sentire. Quindi, perché una disciplina sportiva possa dirsi completa, deve pensare sia ai più piccoli che ai non più giovani (come fa con l'ortodinamica). È così che nasce il protocollo bambini: l'esigenza di provare a risolvere un problema che, più passa il tempo, più si fa grave. I bambini fino a qualche anno fa erano semplicemente scoordinati, così come i ragazzini; oggi ci troviamo con giovani adulti che non conoscono il proprio corpo e non capiscono come muoverlo, oltre che a doversi confrontare con patologie come l'obesità giovanile, che è aumentata di dieci volte dagli anni '70, anche a causa di social media, impegni scolastici, minore frequentazione di comunità, attività motoria libera e abitudini alimentari errate. Facendo uno studio con specialisti del settore, abbiamo sviluppato un protocollo, tutto basato sul gioco, che innanzitutto va a lavorare su propriocezione e socializzazione, insegnando al bambino a capire come interagire con gli altri, a conoscere il suo corpo e le sue emozioni. Una ginnastica di eccellenza per bambini, che gli insegnasse anche il movimento che deve fare il proprio corpo e a cimentarsi con le prime sfide, capire come accettare eventuali “sconfitte” e a gestire il senso di vittoria. Lavoriamo su due fasce di età: dai 3 a 6 anni che è un protocollo di specializzazione, per bambini molto piccoli, e dai 5-6 fino agli 11-12 anni, quando poi, con le dovute precauzioni, possono iniziare a essere inseriti nell'allenamento adulto”. E che feedback ricevete dai genitori dei bimbi che allenate? “Un feedback di altissimo gradimento, tant'è che proprio grazie a loro, e questo, almeno all'inizio, non era il nostro intento, siamo entrati nelle scuole - prosegue Bucci - abbiamo iniziato a ricevere un sacco di convocazioni ufficiali dagli istituti scolastici. Al momento siamo in quattro distretti scolastici nel riminese, perché il protocollo bambini è nato lì, dove viene fatta ginnastica dinamica militare protocollo bambini proprio come materia scolastica. Gli stessi dirigenti scolastici e professori, hanno apprezzato da subito il nostro modo di lavorare con i ragazzi. Essendo partiti da poco, oggi, oltre al riminese, abbiamo una ventina di centri attivi tra Veneto, Lombardia e Centro Italia, ma abbiamo l'intenzione di far crescere la struttura”. Con Alessio Franchina, Coordinatore Nazionale Area Comunicazione e Innovazione Tecnologica CSI, c'è stato invece modo di vedere quali sono i capisaldi della relazione tra GDMI e CSI, che ha certificato e promosso Ginnastica Dinamica Militare Italiana come disciplina sportiva: “Abbiamo avvicinato la GDMI qualche anno fa, e, già nei primi incontri, ci siamo accorti che rispecchiasse in pieno il motto del CSI, educare attraverso lo sport con un'attenzione alla parte più giovanile e alle persone più fragili. Quindi è subito nata una sinergia che stiamo portando avanti e, con il lavoro straordinario che è stato fatto in questi anni, la cosa è cresciuta e si è diffusa, con un impatto molto positivo. Una volta, anche nei piccoli paesi, non solo nelle grandi città, i ragazzi tendevano a scegliere sport come il calcio o lo sci, per esempio, se in montagna. Secondo l'ultimo report della Federazione Italiana Gioco Calcio, negli ultimi 10 anni c'è stato un calo di 11.000 squadre: questo non vuol dire che la gente ha smesso di fare sport, ma che ha cambiato modo di farlo. Quindi penso sia una cosa preziosissima se ci sono queste nuove discipline che emergono e riescono a intercettare anche le persone più giovani e dare lor questa opportunità nel panorama sportivo - prosegue Franchina, parlando della volontà di contrastare l'esigenza di arrivare a buoni risultati in tempo zero - Associazioni e società, proprio come GDMI, ci danno una grossa mano perché, purtroppo, anche nei giovani di oggi c'è un po' questa ambizione, come per i ragazzi che iniziano a giocare a calcio. C'è la cultura del tutto facile, tutto subito, tutto dovuto, che porta un po' ad abbassare un po' l'asticella. Quindi quando è stato sottolineato il significato di militare nel nome della disciplina, effettivamente ci siamo ritrovati assolutamente, perché purtroppo manca un po' lo spirito di sacrificio che è fondamentale per riuscire a raggiungere i risultati nello sport come nella vita. Come federazioni, il nostro obiettivo chiaramente non è creare campioni; chiaro che può succedere, però l'obiettivo è creare delle persone, cittadini di oggi, ma soprattutto i cittadini di domani. Quindi dobbiamo lavorare su questo ed è fondamentale che ci siano sinergie come questa, che ci aiutano a raggiungere questo obiettivo”. Con il Dott. Nicola Romeo, neonatologo e pediatra, si è tornati a parlare di bambini, analizzando quale potrebbe essere l'età giusta per iniziare a praticare uno sport: “Negli anni scorsi sono uscite le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sull'attività motoria e lì non viene fatta nessuna specifica sull'età d'inizio, parla anzi di come far fare attività già nel primo anno di vita per almeno 30 minuti, proponendo la posizione prona nei bambini, e tutta una serie di indicazioni per le fasce di età da 1 a 3 anni, da 3 a 6 e così via, già convogliate nel protocollo bambini di GDMI. Approfitto dell'occasione per condividere una riflessione: nel 1998, un quarto di secolo fa e più, l'Organizzazione Mondiale della Sanità diceva che l'obesità sarebbe stata l'epidemia del nuovo secolo. Se voi andate a guardare, malgrado tanto impegno, le tante azioni, attività, rimane ancora un problema serio. Quindi per noi andare a riflettere e impegnarci nel promuovere attività motorie e corretta alimentazione vuol dire realmente fare della sanità pubblica e investire in salute - prosegue il Dott. Romeo - Quando noi ci impegniamo sui bambini bisogna che ci impegniamo anche sul mondo del degli adulti nelle sue diverse categorie, che è quello dei genitori, che quello dei nonni o meno, bisogna che dei messaggi passino in una maniera coerente, perché i bambini sono delle spugne più che le parole guardano i comportamenti. Quindi per noi la questione importante è riuscire nelle diverse fasi di età di trovare opportunità per portare i bambini a muoversi dal divano piuttosto che dalla televisione o dal cellulare, sia per una questione di salute fisica e che di salute sociale e anche salute mentale. Il promuovere un'attività che fa stare i bambini all'aperto, che li fa stare insieme, che li motiva e che li impegna è un ulteriore investimento per cercare di contenere questo che è veramente una nuova epidemia”. Ha chiuso l'incontro il Senatore Croatti, ringraziando i presenti per il loro tempo e GDMI per “il fatto che continuate a cercare di raccontare alle persone che la salute dipende, per la maggior parte, dalle proprie forze. Voi questo lo state facendo, lo state facendo nelle famiglie e avete iniziato a farlo nelle scuole, state quindi contribuendo a dare una buona cultura al nostro paese”.
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