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Giovanni Giamminola: “L'AI non è un software. È un'estensione di cervello”
19-09-2025, 13:31
Le rivoluzioni vere non iniziano con una conferenza stampa. Cominciano in silenzio, nella mente di chi ha il coraggio di mettere in discussione ciò che tutti danno per scontato. Giovanni Giamminola, manager, docente universitario, autore e pioniere del pensiero sistemico applicato all'intelligenza artificiale, ha scritto Il Manager Potenziato partendo da una domanda che pochi hanno il coraggio di porsi: e se non fosse la tecnologia a dover cambiare, ma il nostro cervello? “Non è un libro sull'AI. È un libro sul modo in cui pensiamo.” Lui stesso lo definisce così. E non per posa. Giamminola, con vent'anni di esperienza come CEO in Europa e Nord America, ha attraversato le trasformazioni digitali prima che fossero di moda. Ha visto progetti blasonati fallire per un motivo semplice: nessuno aveva davvero capito cosa fosse l'AI. “Pensano sia un tool da installare, un software con un piano di esecuzione. Ma l'intelligenza artificiale, se presa sul serio, ti obbliga a cambiare cervello.” Non è una provocazione, ma un'affermazione scientifica. La svolta arriva quando si entra in contatto con i fondamenti delle neuroscienze cognitive, in particolare con il paradigma dei System 0-1-2 di Kahneman. Se il System 1 è la parte razionale e lenta del cervello umano, e il System 2 quella veloce e intuitiva, il System Zero è l'estensione cognitiva esterna: l'AI come terzo cervello. Giamminola lo dice chiaramente: “L'AI non è uno strumento. È un interlocutore.” E come ogni interlocutore, cambia chi sei. Ti costringe a fare i conti con i tuoi bias, la tua presunzione, la tua rigidità. Come quando Darwin salpò sulla sua goletta per dimostrare che l'uomo non era il centro del creato: era frutto dell'evoluzione che premia la specie più idonea ad adattarsi ai cambiamenti. Anche oggi l'intelligenza artificiale ci impone una nuova teoria dell'evoluzione: quella del pensiero. “Mi sento parte di questo viaggio,” dice Giamminola, “perché l'AI ci costringe non solo a capire chi diventeremo, ma soprattutto chi siamo già.” Il libro nasce dalla consapevolezza che abbiamo bisogno di nuove mappe mentali, sapendo che delegheremo sempre più le attività tipiche dell'emisfero sinistro del cervello (pensiero logico, analitico, sequenziale…) per sviluppare il nostro emisfero più primitivo e originale che sviluppa connessione emotiva, creatività e intuizione. L'intero libro nasce da questo cortocircuito. Non è una guida tecnica. Non contiene definizioni. Non promette efficienza. È un manuale di sopravvivenza mentale per manager che vogliono restare umani. “I progetti AI falliscono”, dice “ma non per carenze tecniche, quanto piuttosto per debolezze culturali.” È qui che la narrazione prende una piega scomoda. I grandi gruppi, quelli che dovrebbero guidare la rivoluzione, sono i più impreparati. Investono milioni, acquistano licenze, ma non cambiano il mindset. “Stanno scaricando software pensando di acquistare futuro.” La frattura arriva a metà testo. Non è l'AI a essere sopravvalutata. È la mente umana a essere troppo attaccata alla sua idea di supremazia. Lo dice con un esempio spiazzante: “In medicina, i medici che usano l'AI performano peggio dell'AI da sola. Perché si fidano più della loro esperienza che dei dati.” È qui che il parallelismo con Kasparov e Deep Blue, nel 1997, diventa metafora centrale: “Quella partita ci ha insegnato che la macchina non solo vince. Ma lo fa anche quando noi pensiamo di avere ragione.” Giamminola parla da dentro il sistema. Ma si muove come un agente esterno. Non è un teorico. È un costruttore. E lo si capisce dalla proposta concreta che emerge nel libro: configurare agenti. Tradotto: non temere l'automazione, ma imparare a dirigerla. Come con Excel vent'anni fa, oggi chi vuole restare rilevante deve imparare a usare piattaforme come Zapier, Make o Power Platform e orchestrare processi attraverso flussi intelligenti. Nessun codice, nessun genio della Silicon Valley. Solo mentalità nuova. Il finale del libro non è una previsione. È una diagnosi. “Il vero impatto dell'AI ci sarà quando delegheremo agli agenti gli acquisti che non compreranno più per impulso, ma per efficienza. A tutela dei loro padroni, gli agenti non decideranno più in base al brand, ma in base al valore reale. E allora, sarà troppo tardi per adattarsi.” Chi non capisce, non è stupido. È solo in ritardo. E questo ritardo può costare tutto. L'AI non ti ruba il lavoro, perché il lavoro è già cambiato. Il libro Il Manager Potenziato non si limita a spiegare questo. Lo dimostra, lo struttura, lo anticipa. È un testo che parla a chi ha già potere e vuole continuare a giocare un ruolo nelle futuro che è già qui. Non stiamo installando un software. Stiamo installando un'estensione cognitiva del nostro cervello. Scopri il libro di Giovanni Giamminola: Il Manager Potenziato – www.giamminola.ai
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