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Guido De Carli pubblica “Leadership oltre le barriere”: la vera leadership è emotiva. Il resto è solo comando
24-11-2025, 12:17
Lo ha scritto in piena tempesta. “Bere un caffè sotto una valanga”: così descrive il momento in cui ha capito che qualcosa andava fatto. Guido De Carli, esperto di relazioni e leadership, ha deciso di attraversare la frattura invisibile che separa chi comanda da chi guida davvero. Ne è nato Leadership oltre le barriere, un libro-manifesto per manager, imprenditori e professionisti che non vogliono più sacrificare l'umanità sull'altare dell'efficienza. Il punto di partenza è brutale: le aziende, oggi, sono emotivamente analfabete. E questa cecità sta costando cara, in termini di burnout, conflitti interni, produttività stagnante e, soprattutto, infelicità diffusa. “Abbiamo accettato per anni un modello competitivo che parte dalla divisione e si regge sulla paura. Ma esistono altri modi. E sono più efficaci.” De Carli non parla per slogan. Il suo approccio nasce sul campo, dove ha affiancato figure apicali in momenti di crisi, trasformazione o implosione silenziosa. È lì che ha individuato sei “metattitudini”: sei leve interiori che fanno la differenza tra chi sopravvive e chi guida. Integrità, energia, autocontrollo, presenza, intelligenza realizzativa, evoluzione. Sono questi i fondamenti del nuovo modo di stare in azienda. Il libro non propone una teoria astratta. Racconta esperienze. Smaschera autoinganni. Rompe costrutti. “Il capo che non sente se stesso, non può guidare nessuno.” Una frase che colpisce come uno schiaffo, ma che fotografa bene il cuore del problema: la leadership performativa è un bluff. Regge per un po', ma poi implode. A chi è rivolto il libro? A chiunque abbia potere decisionale, ma anche a chi lo subisce. Perché, scrive De Carli, “se non sai governarti, verrai governato.” E nelle aziende odierne, dove il tempo manca, la pressione cresce e la comunicazione si assottiglia, le persone stanno abdicando al proprio ruolo umano in nome del risultato. Ma c'è di più. “Leadership oltre le barriere” è anche un'invocazione alla componente femminile del potere. Non in senso di quote rosa o equilibri politici, ma come energia relazionale, morbida, collaborativa. De Carli lo dice chiaramente: “il modello maschile della competizione ha fallito. È ora di lasciare spazio a una leadership capace di includere, non solo dirigere.” In un passaggio potente, evoca l'immagine dell'azienda come famiglia disfunzionale, dove tutti corrono ma nessuno si guarda più negli occhi. Non è utopia. È realismo emotivo. Le organizzazioni che ignorano la dimensione affettiva stanno costruendo imperi sulla sabbia. La felicità, per De Carli, non è un lusso ma un indicatore di salute sistemica. Le aziende che mettono al centro il benessere delle persone, che sviluppano empatia organizzativa e danno spazio alla vulnerabilità, sono le sole a sopravvivere nella "società gassosa" in cui ci muoviamo. C'è un momento, nel libro, che segna la svolta. De Carli racconta il malessere psicosomatico di tanti manager. Sintomi invisibili: insonnia, tachicardie, senso di vuoto. Malesseri da prestazione, nati da una cultura del risultato senza empatia. È lì che si fa spazio una domanda: “e se fossimo noi, con il nostro modo di vivere l'organizzazione, a generare il problema che cerchiamo di risolvere?” È una lama sottile, ma necessaria. In questa frattura emotiva si colloca l'intuizione più audace: la leadership non è uno stile, ma uno stato dell'essere. Un posizionamento interiore che precede ogni azione. La metattitudine più difficile? L'evoluzione. Perché richiede una cosa che il sistema odia: cambiare. Cambiare quando non sei ancora costretto, quando potresti restare comodo. E invece ti muovi. Lo so, è fastidioso sentirlo. Ma è proprio qui che si gioca tutto. Perché se c'è una rivoluzione da fare, oggi, è quella delle emozioni. Non più zavorre da nascondere, ma indicatori da ascoltare. Non più nemiche della razionalità, ma bussola etica di una leadership diversa. Guido De Carli non offre ricette. Offre consapevolezza. E chi ha il coraggio di guardarsi dentro, trova un'altra via. Una via dove il potere non è comando, ma relazione. Il resto è solo rumore di fondo.
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