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Gli inFATWAti di Hannoun, le minacce in piazza ai "giornali fascisti"
Oggi 02-11-25, 07:31
Mohammad Hannoun ci riprova e sfida il Viminale, ma questa volta si supera e nomina la pena di morte. La settimana scorsa aveva ricevuto da parte della Questura del capoluogo lombardo il daspo per aver, tra le altre cose, inneggiato in piazza alla cosiddetta legge del taglione, secondo cui «chi uccide va ucciso». Un daspo contro cui ha deciso di fare ricorso, anche se le parole da lui pronunciate sono molto chiare. Ecco, allora che il giordano filo Hamas al centro della nostra inchiesta, attenzionato dalle autorità italiane lancia l'ennesima provocazione scendendo in piazza proprio a due passi da Milano, in provincia, esattamente a Sesto San Giovanni. Ed è tornato a parlare dei collaborazionisti: «I collaborazionisti sono una unità criminale appartenente all'esercito israeliano. Per cui sono peggio dei soldati israeliani, questa è la loro qualifica. Questi collaborazionisti hanno ucciso con le loro mani sporche di sangue decine e decine di bambini e donne gazawi. Passiamo al dopo: nella Striscia di Gaza e in Palestina, come nello statuto dell'Olp, di al Fatah, del fronte popolare, e lo stesso statuto palestinese, c'è la pena di morte, c'è. Non l'ho inventata io, nello statuto palestinese c'è la pena di morte, come c'è negli Stati Uniti e in alcuni stati, ma in Italia non c'è, per cui non possiamo chiedere l'esecuzione di un collaborazionista, perché non c'è la pena di morte in Italia, a Gaza c'è». E, per spiegare il concetto di pena di morte, invoca e ricorda le rivoluzioni: «La legge della rivoluzione in tutto il mondo, Spagna, Francia, Italia, Vietnam, Corea, nell'Iran, nel Libano, in Siria, nello Yemen, in Iraq, in tutto il mondo, in tutte le rivoluzioni c'è la legge della pena di morte. Non stiamo qui a giustificare chi è contro e chi è con. Le legge palestinese è stata eseguita nei territori palestinesi con mani palestinesi, se la pensano loro tra di loro. Non siamo noi a decidere cosa fare e come fare». E qui sembra proprio che siamo davanti a un tono apologetico alla pena di morte facendo riferimento, di nuovo, alla legge del taglione e alle esecuzioni pubbliche di Hamas. Ma lo show non finisce qui, perché attacca anche i politici presenti alla manifestazione del 30 ottobre in Piazza Santi Apostoli a Roma, indetta dall'associazione presieduta da Stefano Parisi, "Setteobre": «La domanda che noi facciamo ai nostri parlamentari sionisti che si sono visti a Roma nel corteo, nel presidio per difendere i criminali sionisti. Tutti hanno detto che l'unico paese democratico nel Medio Oriente è quella chiamata Israele. Ma di quale democrazia parlando, di quale democrazia? La democrazia di Smotrich? La democrazia di Ben Gvir? La democrazia di Netanyahu? La democrazia dei sionisti? Mai è stato uno stato democratico, sempre stato uno stato razzista, uno stato sionista. Questi politici presenti a Roma che sono in realtà rappresentanti dei cittadini italiani, del popolo italiano, dovrebbero essere così però non lo sono. Sono i veri rappresentanti del governo Netanyahu, del movimento sionista, sono i servi della lobby sionista italiana». Accuse gravissime perché secondo la logica di Hannoun chiunque si accosta agli ebrei evidentemente è un criminale, ed è per questo che muove anche pesanti accuse contro il Governo di Giorgia Meloni. Poi l'affondo contro il nostro giornale, che ha avuto la sola "colpa" di raccontare il passato e il presente dell'uomo sanzionato dagli americani come propaggine di Hamas in Italia: «Hanno cercato in tutti i modi di criminalizzare noi, in primis la mia persona, accusandomi, non sabato scorso, non sabato l'altro, in più di 40 giorni, certi giornali fascisti hanno sprecato pagine e pagine per raccontare calunnie, per diffamare la mia immagine, ma non solo la mia, anche la vostra, perché tutti i cortei Pro Palestina Italia stiamo finiti o come delinquenti», ha detto tentando di aizzare la folla contro il bersaglio perfetto. Ma dà anche del criminale a Lele Fiano, ex Pd contestato proprio da chi si dice dalla parte della libertà e dei diritti: «Magari per questo avrò un daspo da Sesto, però aver raccontato, ripeto di nuovo, se qualcuno ha capito male o qualcuno ha ascoltato la voce di Fiano o di qualche sionista criminale può sbagliare». Quando calerà il sipario su Hannoun? Perché il cerchio si stringe.
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