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I cinesi mostrano i muscoli. E gli Usa schierano i "carrier killer" nelle Filippine
Oggi 15-07-25, 12:20
L'espansione militare cinese nel Pacifico continua e gli Stati Uniti, preoccupati, invitano i loro partner nell'area a fare di più nella difesa. È la sintesi di un lungo articolo del Wall Street Journal interamente dedicato alla situazione dell'Indo-Pacifico e ricostruito da Federico Giuliani sulle pagine de Il Giornale. La realtà è chiara: Pechino, negli ultimi mesi, sta spingendo le proprie forze navali – navi da guerra e aerei da combattimento – in luoghi che fino a qualche tempo fa non erano mai stati toccati, facendo sfoggio di un'evoluzione operativa che preoccupa e non poco Washington. Il senso di inferiorità che Xi Jinping e i suoi generali hanno sempre avuto, sembra adesso appartenere al passato ed è per questo che l'amministrazione Trump starebbe correndo ai ripari per riorganizzare le proprie risorse militari nella regione. Ma cosa succede nell'Indo-Pacifico? Le forze cinesi operano all'interno della cosiddetta prima catena di isole, e cioè attorno a Taiwan, nel Mar Cinese Meridionale e nel Mar Cinese Orientale, ma non solo. Perché adesso si spingono anche nel Mar Giallo, fondamentale in caso di conflitto nello Stretto di Taiwan. In più durante le recenti esercitazioni del dragone, una portaerei cinese ha addirittura oltrepassato Iwo Jima, in Giappone, insieme ad almeno altre sette navi ed è stata una prima volta in assoluto. Non è però un caso isolato di sconfinamento: la Marina cinese ha infatti già navigato nel Mar di Tasman e intorno all'Australia, e quando nel Pacifico occidentale, i militari di Pechino hanno effettuato più di 1.000 decolli e atterraggi di aerei, mentre i caccia a reazione hanno inseguito per due volte le pattuglie giapponesi che monitoravano l'area. Cosa fa allora Washington? Per dare un freno alle mire espansionistiche cinesi, gli States hanno schierato i cosiddetti missili "carrier killer" nelle Filippine settentrionali, rendendo più pericoloso per i cinesi attraversare il primo arcipelago in un conflitto. Ma questa mossa potrebbe non essere sufficiente. Jennifer Parker, ricercatrice associata in studi navali presso l'Università del Nuovo Galles del Sud a Canberra, proprio al Wall Street Journal ha dichiarato: “Il problema non è che abbiano capacità di navigazione in acque blu crescenti e che si stiano dispiegando più lontano dalle loro coste. Questo è prevedibile. Il problema è la natura con cui lo stanno facendo, ovvero in maniera provocatoria". Allora che fare? Gli Usa hanno deciso di mantenere soldati e mezzi sull'isola giapponese di Okinawa, a meno di 800 chilometri da Taiwan. E poi oltre 55mila uomini di stanza in Giappone e più di 28mila in Corea del Sud. Infine il rafforzamento del contingente nel territorio americano di Guam, che ospita già diversi sottomarini nucleari e dispiegamenti di bombardieri a lungo raggio, aggiungendo una nuova base che dovrebbe ospitare 5.000 Marines. Ma cosa faranno i loro partner nella regione? Si allineeranno alle richieste di Washington o sfideranno l'ira di Xi?
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