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I giudici schedano chi sciopera. L'Anm vuole l'elenco degli anti e pro governo
19-02-2025, 07:37
Per qualcuno è una sorta di schedatura, come quelle liste di proscrizione che dividono i buoni dai cattivi. Per altri una novità poco comprensibile, visto che in passato non è mai stata utilizzata una procedura del genere. Sullo sfondo c'è il timore delle toghe rosse che la dichiarazione di guerra contro il governo Meloni possa diventare un boomerang e sfociare in un flop clamoroso nel giorno dello sciopero, proclamato il prossimo 27 febbraio contro la riforma della giustizia. Il Tempo è venuto in possesso della mail inviata ieri dall'Anm, con tanto di format anagrafico, a giudici e pm, per poter avere una lista dei magistrati che risponderanno alla chiamata alle armi contro l'Esecutivo, disertando i tribunali al fine di fermare la riforma della giustizia. «Impegniamoci tutti affinché la partecipazione all'astensione sia la massima possibile. Solo così l'azione dell'Anm trarrà forza nel difficilissimo momento che stiamo attraversando», si legge nella comunicazione recapitata alle toghe dall'Associazione nazionale magistrati. «Aderirvi è semplicissimo! Sarà sufficiente compilare e stampare il modulo reperibile sul sito dell'Anm a questo link e inviarlo alla segreteria del tuo ufficio di appartenenza», scrivono, fornendo la documentazione necessaria per comunicare ai tribunali l'assenza per sciopero, che partirà con un flash mob alla Cassazione, dove i manifestanti si presenteranno con la toga, la coccarda tricolore e la Costituzione in mano. Fin qui nulla di trascendentale, se non fosse che, subito dopo, la mail prosegue con la richiesta di schedatura. «Inoltre, al fine di consentire all'Anm di raccogliere in tempo reale il dato statistico della adesione allo sciopero, ti chiediamo di compilare il seguente form "Scheda adesione sciopero" che verrà acquisito dalla segreteria dell'Anm la quale curerà il dato nel rigoroso rispetto della privacy», scrivono, allegando il format in cui indicare tutti i dati anagrafici e le funzioni del magistrato. Una richiesta che ha fatto storcere il naso a molti destinatari, perplessi su quale sia la reale utilità per l'Anm, ai fini della protesta, di catalogare i nominativi del dipendente pubblico assente dal lavoro. «Come se a un metalmeccanico che dice all'azienda che si assenta per sciopero venga chiesto di fornire i suoi dati anche al sindacato», commentano fonti interne. Che sottolineano come l'unico obbligo per un dipendente pubblico sia quello di comunicare l'adesione allo sciopero al proprio ufficio, «non certo a una corporazione che vuole avere sottomano le liste di chi sciopererà e chi no». Insomma, un'ulteriore frizione nella nuova era del presidente Cesare Parodi, che è la punta dell'iceberg di ciò che sta accadendo all'interno della giurisdizione, sferzata nelle ultime settimane da dure critiche. Con giudici e pm più moderati in dissenso con i vertici, e con la corrente di sinistra più battagliera che mantiene la maggioranza dei seggi all'Anm nonostante il capo venga da Mi, perché non solo non condividono la protesta di un potere dello Stato, che deve applicare le leggi, contro il potere legislativo, che le norme le fa, ma che addirittura sono favorevoli alla separazione delle carriere, prevista dalla stessa Costituzione. Di questo clima di tensione interno vi avevamo dato conto, la settimana scorsa, su Il Tempo, con la pubblicazione di alcune posizioni in contrasto con le toghe rosse sulle sciopero, palesate nella mailing list dell'Anm. Tra questi Alessandro Laurino, giudice del tribunale di Catania neo eletto alla Giunta esecutiva sezionale dell'Anm, che aveva criticato lo sciopero «perché scioperare contro un disegno di legge significa scioperare contro il Parlamento. Non si fa. Noi non lo possiamo fare. Lo deve fare l'opposizione che siede in Parlamento, non noi». Laurino aveva confessato di avvertire «una grande difficoltà a scioperare contro un disegno di legge di riforma costituzionale» e che «se credessimo sino in fondo nella Costituzione dovremmo accettare anche il fatto che la Costituzione può essere cambiata, è lei stessa a prevederlo. Solo la forma Repubblicana non può essere cambiata, perché su quella l'Assemblea era già vincolata dal Popolo». Insomma, di fronte al rischio di una fuga dalla protesta, le toghe rosse stanno stilando una sorta di «lista di proscrizione per chi pensa liberamente», mormorano voci di corridoio, che non nascondono una certa sofferenza contro lo stesso capo delle toghe, autore di un'uscita più che infelice quando, domenica scorsa in un incontro a Torino, ha affermato che, per riottenere il consenso degli Italiani, «ci farebbero comodo in questo periodo due magistrati morti». Innumerevoli i pm sobbalzati dalle sedie e dura la reazione dell'Avvocatura, che ha accusato Parodi di fare "marketing" sulle tragedie e bollato quelle parole come «un pensiero incompatibile con l'esercizio di una pubblica funzione, offensivo nei confronti di quegli stessi magistrati che hanno sacrificato la vita e dei loro famigliari».
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