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Il "buongiorno a tutti" non inclusivo, Capezzone contro la follia woke: "Una malattia"
17-02-2025, 10:17
L'ultima follia woke arriva dall'Università di Bari, dove è stato diffuso un vademecum per “rispettare le differenze di genere” e combattere la “comunicazione sessista”. Si tratta di un documento approvato prima in Senato accademico e poi in Consiglio di amministrazione e che è stato chiamato “Linee guida per l'adozione di un linguaggio ampio rispettoso delle differenze”. Tra le prime indicazioni c'è quella di rispettare i femminili professionali come "ingegnera" o "medica". A stupire, però, è il fatto che venga inserito tra le espressioni da evitare il "buongiorno a tutti" perché ritenuto non inclusivo. Se ne è discusso ieri nel corso dell'edizione delle 19 del Tg4. "Stavo per dire poveri studenti, ma aggiungo anche povere studentesse": così ha esordito, con un pizzico di ironia, Daniele Capezzone. La deriva woke, che il direttore editoriale di Libero definisce una "mezza malattia", non stupisce più perché ha travolto l'Occidente. "Bisogna offendersi per una desinenza, per una parola che finisce con la o e non con la a, perché un termine non è inclusivo. Ci vuole una perifrasi neutralizzante? Come si fa a non insegnare ai ragazzi e alle ragazze che il tema non è la desinenza, ma l'intenzione con cui si usa una parola. Puoi mettere la desinenza femminile ed essere offensivo", ha commentato Capezzone. Quindi la bordata ai sostenitori del politicamente corretto: "Siamo in un Paese in cui Internet non funziona in un Paese su dieci e ancora parliamo? Io li vedo questi che sono arrabbiati con Musk...Piccolo dettaglio: quelli vanno nello spazio e noi non riusciamo a fare una telefonata o a mandare una mail in un comune su dieci. Ci preoccupiamo della desinenza. Ci vogliono gli infermieri...E le infermiere", ha concluso.
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