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Il cambio di passo neutralizzato dai giudici
Ieri 01-04-25, 06:23
A colei che poteva diventare la prima presidente donna all'Eliseo i giudici hanno inferto la più grave condanna: la ineleggibilità per cinque anni a partire da subito. Un colpo preciso, forse il più micidiale, per atterrare madame Le Pen in una corsa che questa volta sembrava essere quella buona. Macron è ai minimi di gradimento, sia per l'incapacità di incidere nelle crisi sociali e sia per la accentuata postura bellicista che ai transalpini non piace e non convince. Nemmeno l'ipotesi della solita grande ammucchiata del «tutti contro di lei» avrebbe convinto come invece era accaduto nelle passate tornate, l'ultima delle quali pochi mesi fa alle elezioni politiche: si argina la vittoria dei «fascisti», si neutralizza il pericolo ma poi i nodi e le differenze dei diversi partiti emergono e impazziscono nelle formule di governo. </DC>Insomma tutto sembrava andare verso la «prima volta» di una donna, profondamente di destra, alla guida della Francia. Invece ecco che dai giudici è arrivato il colpo letale: condanna per appropriazione indebita di fondi Ue e quindi ineleggibilità per cinque anni. Ergo, Marine fuori dalla corsa all'Eliseo. Al suo posto potrebbe andare il delfino Bardella, il quale non ha il guizzo della Le Pen né la forza politica con la quale ella ha affrontato mille battaglie aspre. Una sentenza politica? Ma certo che sì. I giudici avevano la possibilità di neutralizzare il cambio di passo e l'hanno fatto. Una presidenza targata Le Pen significava agganciarsi al nuovo paradigma della Storia: il ritorno agli Stati nazionali e una revisione dell'Ue finalizzata a una più blanda confederazione. Marine Le Pen si sarebbe allineata al pensiero dei conservatori e questo (a maggior ragione con Donald Trump alla Casa Bianca) è visto come un pericolo. Dunque, meglio non fidarsi degli elettori e sistemare la pratica usando l'aula di giustizia. Non è la prima volta che ultimamente in Europa la democrazia viene menomata. In Romania - nel silenzio generale - sempre per mani o dei giudici è stata negata la possibilità della candidatura a Calin Georgescu, il leader nazionalista che aveva vinto le elezioni dello scorso 24 novembre poi annullate perché Georgescu era… troppo putiniano e troppo pericoloso. Quindi elezioni annullate, arresto del vincitore e infine - una volta liberato - estromesso dalla competizione di maggio. Risultato? In Romania da settimane è in corso una protesta forte, che Georgescu sta cercando di controllare chiedendo alla folla di non cadere nelle trappole. Di queste proteste, inutile specificarlo, i giornali non ne parlano. Né, tale esclusione, viene considerata un vulnus alla democrazia. Ricapitolando. Ieri Calin Georgescu, oggi Marine Le Pen, domani chi faranno fuori? Facile previsione: AfD, il partito di destra sorpresa delle recenti elezioni tedesche che continua a crescere nei sondaggi soprattutto dopo le intenzioni di Merz di riaggiornare la solita minestra della grosse koalizion. Sarà replicato lo schema già usato per arginare la Le Pen: AfD è troppo pericolosa per governare una Germania nuovamente armata fino ai denti (col consenso della Commissione europea).
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Il Tempo
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