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Il caso Becciu scuote il Conclave. Paura per Parolin, arrivano i medici
Oggi 01-05-25, 09:22
La misura di quanto il caso Becciu abbia terremotato questa parte iniziale del pre-conclave la dà la decisione della congregazione dei cardinali di diffondere una dichiarazione ad hoc ieri mattina. La comunicazione non è stata affidata agli aggiornamenti quotidiani della Sala Stampa della Santa Sede ma direttamente ad una nota firmata dalla congregazione. «L'eminentissimo cardinale Giovanni Angelo Becciu - vi si legge - ha preso atto che egli, avendo a cuore il bene della Chiesa, nonché per contribuire alla comunione e alla serenità del conclave, ha comunicato la sua decisione di non partecipare ad esso. Al riguardo, la congregazione dei cardinali esprime apprezzamento per il gesto da lui compiuto ed auspica che gli organi di giustizia competenti possano accertare definitivamente i fatti». Un'iniziativa che, in base a quanto risulta a «Il Tempo», sarebbe stata decisa già lunedì dopo l'intervento di Becciu in Aula nuova del Sinodo con cui ha annunciato la volontà di fare un passo indietro. Nelle cinque righe pesano le parole utilizzate con attenzione ma ancora di più quelle non utilizzate. Infatti non c'è traccia di alcun riferimento ai famosi due documenti attribuiti al Papa che sono stati portati nella quinta congregazione generale e che hanno sollevato le perplessità pubbliche del cardinale Giuseppe Versaldi, incredulo per la loro mancata pubblicazione. Anche perché, come abbiamo svelato ieri, il secondo è stato presentato addirittura come un "motu proprio" ed è risalente al ricovero al Gemelli di Francesco lo scorso marzo. La dichiarazione ufficiale della congregazione lega la mancata partecipazione di Becciu in conclave al suo generoso gesto di farsi da parte mentre non fa alcun accenno all'applicazione delle disposizioni papali contenute nei due documenti. Un'assenza significativa specialmente alla luce dell'acceso dibattito sulla validità di quelle carte. L'esclusione dal conclave non può in alcun modo essere direttamente connessa alla condanna in primo grado per truffa e peculato dal momento che è stata pronunciata da un tribunale secolare qual è, a tutti gli effetti, il Tribunale di prima istanza della Città del Vaticano. Il divieto per la Sistina matura, quindi, nell'ambito di una decisione autocratica del Pontefice che nell'ambito canonico è anche supremo legislatore. Nonostante ciò, la congregazione dei cardinali ha voluto inserire nella nota un passaggio sulla vicenda processuale che riguarda Becciu e su cui martedì sera Alessandro Sortino ha svelato ulteriori dettagli inquietanti in un servizio andato in onda nel programma «Le Iene». I cardinali hanno espresso l'auspicio che «gli organi di giustizia competenti possano accertare definitivamente i fatti». Ed è quel «definitivamente» a far riflettere perché ricorda a tutti che la parola fine nel caso giudiziario non è stata ancora detta. Possibile che il Papa, sostenitore della presunzione d'innocenza in una dichiarazione fatta in volo nel 2021 proprio a proposito del suo ex collaboratore, abbia disposto in punto di morte una punizione così severa sulla base di una sentenza di un tribunale secolare non ancora definitiva? Insomma, la congregazione dei cardinali non si è limitata a riconoscere l'onore delle armi a Becciu, ma in qualche modo ne ha stabilito una riabilitazione pubblica che i media vaticani avevano finora negato come dimostra emblematicamente un editoriale dello scorso 30 ottobre firmato da Andrea Tornielli su Vatican News. Il direttore editoriale del dicastero per la comunicazione della Santa Sede aveva usato toni perentori nel presentare quello vaticano come un processo giusto e all'insegna della trasparenza, non risparmiando anche osservazioni moralisteggianti in base alle quali sarebbe stato «positivo che all'interno dello stesso sistema della Santa Sede si siano sviluppati gli "anticorpi" che hanno permesso di portare alla luce i fatti oggetto del processo, nella speranza che non si ripetano più». Alla luce di quello che sta emergendo sulla genesi del memoriale di monsignor Alberto Perlasca, teste chiave del coinvolgimento di Becciu, l'editoriale di Tornielli sembra davvero invecchiato male. E in ogni caso arrivava, con i suoi toni definitivi, prima dell'appello. Mentre ieri i cardinali hanno messo nero su bianco che l'accertamento definitivo dei fatti deve ancora arrivare e arriverà in Corte d'Appello. Il paradosso è che la vicenda processuale di Becciu, dopo l'Appello, potrebbe finire in quella stessa Corte di Cassazione vaticana presieduta dal cardinale Kevin Joseph Farrell, ovvero colui che in quanto camerlengo di Santa Romana Chiesa sarebbe stato destinatario dei due documenti sul conclave e li ha tenuti nel cassetto fino alla recente rivelazione. Non solo: Farrell è anche membro dell'Apsa che si era costituita parte civile nel procedimento penale conclusosi in primo grado con la condanna per peculato e truffa a Becciu. Circostanze che fanno alzare il sopracciglio sull'opportunità che sia lui a poter dire l'ultima sulla sentenza d'Appello nel caso in cui ci dovesse essere un ricorso. In ogni caso, toccherà al nuovo Papa eventualmente confermarlo in quel ruolo dove Francesco lo ha voluto nonostante sia privo di competenze giuridiche idonee e nonostante i numerosi altri incarichi rivestiti in Curia. Intanto, ieri pomeriggio, in Vaticano è scattato l'"allarme" per la salute del segretario di Stato e tra i "papabili" al soglio di Pietro, Pietro Parolin. Il cardinale 70enne è stato raggiunto da un'equipe medica che lo ha assistito per un'ora. Parolin sarebbe comunque fuori pericolo. Si sarebbe trattato solo di uno sbalzo di pressione.
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