s

Il mistero di Caronia: tutte le ombre sul caso di Viviana Parisi e del piccolo Gioele
Oggi 21-06-25, 17:15
Uno strano incidente stradale, la fuga verso una zona boschiva, la morte, le ricerche durate settimane. Il caso di Viviana Parisi e del piccolo Gioele ha scosso l'Italia nell'estate 2020. Dopo le chiusure per la pandemia, il 3 agosto, il giallo della deejay siciliana e di suo figlio occupa le cronache nazionali e, ancora oggi, un alone di mistero avvolge questo caso, tra i familiari che non si rassegnano all'ipotesi che la donna possa aver ucciso suo figlio per poi togliersi la vita. Il programma Incidente Probatorio, condotto da Gabriele Raho su Canale 122 Fatti di Nera, ha approfondito la vicenda con esperti e con chi ha partecipato attivamente alla fase delle indagini. “Dopo l'incidente tra l'auto di Viviana e il camion con gli operai in galleria, lei e Gioele erano vivi – spiega Salvatore Spitaleri, biologo forense e criminalista ex RIS, consulente della famiglia Parisi nella prima fase delle indagini – i testimoni sul posto li hanno visti camminare ed inoltrarsi nella fitta vegetazione dopo aver scavalcato il guardrail”. Quegli attimi sono stati riportati nero su bianco nelle pagine dell'archiviazione dell'inchiesta condotta dalla Procura di Patti. Viviana preparò il pranzo, lasciò il cellulare a casa e disse al marito Daniele che sarebbe andata insieme al bambino ad un centro commerciale di Milazzo per comprare delle scarpe al piccolo. L'incidente avvenne ormai quasi 5 anni fa lungo l'autostrada Messina-Palermo, all'altezza del viadotto Pizzo Turda, nel comune di Caronia, praticamente in direzione opposta alla destinazione del centro commerciale. L'Opel Corsa di Viviana si scontrò con un furgone di operai. Viviana Parisi e il piccolo Gioele Mondello uscirono praticamente illesi dall'auto. Anziché raggiungere le altre persone presenti all'esterno della galleria, inspiegabilmente e senza dire nulla, dopo aver percorso i circa 50 metri di strada a piedi, la 43enne originaria di Venetico aiutò suo figlio a scavalcare il guardrail e si inoltrò insieme al piccolo nella boscaglia. Da quel momento, non si seppe più nulla per giorni. Dopo qualche minuto, i presenti chiesero subito l'intervento della polizia e partirono le ricerche nella zona impervia, andate avanti senza sosta. La prima triste svolta avvenne l'8 agosto, quando il corpo senza vita e in stato di decomposizione di Viviana venne ritrovato ai piedi di un traliccio dell'alta tensione con ferite compatibili con una caduta dall'alto, suggerendo l'ipotesi di un suicidio. Dopo altri 11 giorni, solo il 19 agosto i resti del piccolo Gioele furono rinvenuti in una zona boschiva con segni di morsi di animali. Nessuna traccia di sangue sui vestiti, solo le sue scarpine adagiate in maniera ordinata poco lontano dal corpicino dilaniato. L'autopsia sui suoi resti ha indicato un possibile decesso per cause traumatiche o naturali, quindi un eventuale soffocamento o un malore fatale. Le indagini della Procura di Patti hanno portato alla conclusione che la morte di Viviana sia stata un suicidio mentre quella di Gioele potrebbe essere stata causata dalla donna, ipotesi che la famiglia Mondello contesta fermamente. Gli avvocati della famiglia sostengono che Viviana non abbia ucciso il figlio e non si sia suicidata, propendendo per la pista di un duplice omicidio, con i corpi spostati e lasciati nel luogo del ritrovamento dall'assassino. Al momento, l'inchiesta non è stata riaperta poiché non ci sono nuovi elementi per sostenere questa tesi. “Su mia indicazione furono eseguiti esperimenti anche sul traliccio e cercate tracce all'interno dell'auto – ha spiegato Salvatore Spitaleri – quindi fu fatto tutto il possibile. Qualcuno si era arrampicato sul traliccio, ma non fu possibile ricavare il DNA, mentre in auto non c'erano tracce ematiche. L'ipotesi più probabile è che lei abbia soffocato il bambino e gli abbia tolto le scarpine. Inoltre, la zona era impervia ed era impossibile raggiungere quel punto con un cadavere in braccio”. Cosa potrebbe essere accaduto prima di questa tragedia familiare? “Viviana aveva subito due TSO nei mesi precedenti – ha aggiunto Daniela Di Camillo, presidente del “Laboratorio del possibile” – e la vera domanda è dove fossero i servizi sociali. Inoltre, il marito le mandava spesso messaggi dai contenuti tutt'altro che positivi. Forse Viviana era in preda ad una psicosi importante e non è stata aiutata e quell'incidente potrebbe aver fatto precipitare la situazione”. Sulla stessa lunghezza d'onda anche Alessia Belgianni, sociologa e criminologa: “Sarebbe stato fondamentale, però, capire se possano esserci stati altri traumi prima. Sicuramente, il decesso del bambino al quale era molto legato ha potuto segnare anche la fine di Viviana”. Pasquale Bacco, medico legale, è di parere opposto sul “gesto delle scarpine”. “Si tratta di un evento molto raro, mai viste attenzioni di questo genere in caso di infanticidio. Di solito la madre fugge, scappa, oppure il corpo viene coperto in qualche modo. Quel tipo di attenzioni è davvero raro. Inoltre, la questione dei trattamenti sanitari obbligatori a cui era stata sottoposta non incideva affatto sulla sua capacità di svolgere il ruolo di madre nella maniera corretta”. Marina Baldi, genetista forense, è convinta che “l'ipotesi di intervento di una terza persona non è verosimile perché non ci sono tracce di terzi. Purtroppo, sulle cause della morte del bambino sappiamo poco o niente, poiché non è stato possibile effettuare tutti gli esami necessari sui pochi resti del corpicino ritrovati. Sicuramente, il tormento di questa madre ha colpito tutti e nessuno può sapere se abbia vegliato il cadavere o se il bambino fosse ancora vivo”. Secondo Silvia Michelini, psicologa e criminologa clinica, solitamente “la depressione psicotica può portare una madre ad un infanticidio e al suicidio. I fattori di rischio sono da rintracciare nelle condizioni psichiatriche precedenti, nella eventuale vergogna di dover ricorrere ad una cura e alla reticenza ad accettare quella condizione”. La puntata dedicata al caso Parisi e tanti approfondimenti su cronaca nera e cold case sono disponibili sulla piattaforma Cusanomediaplay.it.
CONTINUA A LEGGERE
5
0
0